QUASI TRE DENUNCE AL GIORNO PER REVENGE PORN: NEL LOCKDOWN +11% DI MALTRATTAMENTI IN CASA
AVVOCATI ROMANI: “NORME GIUSTE, GIUSTIZIA LENTA LE DEPOTENZIA”
Ottanta condanne, quasi 4mila procedimenti in corso. Mille di questi riguardano il revenge porn, denunciato quasi da tre persone al giorno.
E, ancora, molte inchieste partite dopo le denunce di donne che hanno subito maltrattamenti in famiglia durante il lockdown.
Quando mentre i reati di violenza sessuale di gruppo e stalking diminuivano, tra le mura di casa tante donne subivano abusi.
§A poco più di un anno dall’entrata in vigore del Codice Rosso, e alla vigilia della giornata contro la violenza sulle donne, il ministro Alfonso Bonafede ha presentato un rapporto sull’applicazione del pacchetto di norme varato a luglio 2019. Erano i tempi del primo governo Conte e la legge fu fortemente voluta, oltre che dal Guardasigilli, anche da Giulia Bongiorno, già ministro della PA e avvocato.
La normativa prevede una “corsia preferenziale” riservata alle donne che denunciano le violenze subito. L’obiettivo è assicurare priorità nella trattazione di questi casi, facendo in modo che le donne siano ascoltate dal pm entro tre giorni dall’apertura del fascicolo. Con lo stesso provvedimento sono state innalzate le pene per stalking, violenza sessuale e maltrattamenti.
Ma quanto è efficace questa nuova legge che ha previsto, tra l’altro, quattro nuovi reati? I numeri, aggiornati al 31 luglio 2020, ci dicono che la macchina un po’ si è messa in moto. I mesi della prima ondata di Covid hanno inevitabilmente rallentato tutti i processi, non le denunce. O almeno non in tutti i casi.
Le segnalazioni alle forze dell’ordine per maltrattamenti in famiglia sono aumentate dell′11%, “trend che può essere imputato alle misure di contenimento da lockdown che hanno portato a situazioni di convivenza forzata”, ha spiegato Alfonso Bonafede. Diminuite, invece, nello stesso periodo – e verosimilmente per lo stesso motivo – le denunce per gli altri reati che vedono le donne come vittime: violenza sessuale -4%, corruzione di minorenne -10%, violenza sessuale di gruppo -17%, stalking -4%.
Quanto ai provvedimenti del giudice, da quando il Codice Rosso è legge novanta sono state le sentenze di primo grado per i reati introdotti dal provvedimento, 80 di queste sono di condanna: “Altri 120 processi sono tuttora in corso in fase di dibattimentale”, spiega il Guardasigilli.
Le indagini avviate sono 3.932, 686 in tutto le richieste di rinvio a giudizio. Più di un quarto (1081) dei procedimenti riguarda il revenge porn, il reato che punisce la ‘diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti’.
La maggior parte delle denunce riguardano poi il mancato rispetto del provvedimento che vieta l’avvicinamento alla persona offesa: sono 2.735. Per 350 è stata chiesta l’archiviazione, per 527 il rinvio a giudizio. Tra i casi arrivati già a sentenza solo due assoluzioni e un proscioglimento, mentre sono 74 provvedimenti di condanna e patteggiamento.
Molte di meno le inchieste aperte dopo la denuncia di donne che sono state ferite al volto: sono 82. Ancora poche le sentenze sul tema: per ora ci sono state tre condanne e due assoluzioni.
Quanto al reato di ‘costrizione o induzione al matrimonio’, anche questo introdotto con il Codice Rosso, le inchieste aperte sono 32, con 3 richieste di rinvio a giudizio e 7 di archiviazione, mentre sono 2 i processi in corso di svolgimento in tribunale.
Il Codice Rosso è un contributo alla lotta contro violenza di genere, ma certamente non è sufficiente da solo. E il governo sa che c’è tanta strada ancora da fare: “Alcuni dati mostrano che qualcosa comincia a funzionare meglio che in passato ma siamo consapevoli che il Codice Rosso non è la panacea. I dati sui femminicidi ci dicono che il percorso da fare è ancora lungo”, ha detto il premier Giuseppe Conte in un messaggio per la presentazione del rapporto. “Il Codice è solo un tassello fondamentale importantissimo che riguarda il momento in cui la violenza è già avvenuta: non basta. Un intervento serio richiede tempo, un approccio sinergico e la consapevolezza che la strada per invertire darà i suoi frutti nel tempo ed è questa la strada che come governo, insieme ai ministri, ci impegniamo a percorrere”.
Il monitoraggio presentato oggi, ha precisato il ministro Bonafede: “La strada è ancora lunga e richiede un impegno corale di tutte le istituzioniserve anche e forse soprattutto, a individuare i punti critici dell’applicazione della legge e quindi le aree sulle quali bisogna ancora intervenire, in maniera trasversale, raccogliendo e facendo tesoro di tutte le sollecitazioni che arrivano non soltanto dagli uffici giudiziari, ma anche ad esempio dai centri antiviolenza e dalle associazioni di volontariato che operano in questo settore”, con una “una strategia a 360 gradi”. Il report può “rappresentare una base di lavoro utile per gli interventi che vorrà fare il Parlamento”. Per la ministra Elena Bonetti, che ha mandato un contributo all’evento, è necessaria una “strategia nazionale per il contrasto alla violenza contro le donne”
Sull’applicazione del Codice Rosso era arrivato ieri l’allarme degli avvocati romani, che hanno annoverato la recente legge tra gli strumenti “sulla carta utilissimi” che però “i ritardi della giustizia rischiano di depotenziare gravemente”. Ritardi resi ancora più complessi ed evidenti dalla pandemia. Il presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Roma, Antonino spiega: “Inasprire le pene nei confronti di chi pratica la violenza di genere, sia essa di qualunque tipo, fisica o morale, è stata indubbiamente una necessità e un’operazione lodevole ma serve a poco se poi le pene restano sulla carta, se la lentezza dei procedimenti, aggravata dalla pandemia, manda i reati in prescrizione. Reati peraltro che spesso restano nell’ombra, se è vero che, come denunziato dagli ultimi studi in argomento, durante l’emergenza sanitaria molte convivenze forzate dai lockdown si sono trasformate in maltrattamenti e violenze che le vittime non sempre hanno denunciato, con la prospettiva di restare confinate in casa con il proprio aguzzino”.
(da “Huffingtonpost”)
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