QUEL FINANZIAMENTO AI PARTITI MAI ABROGATO DAVVERO
GIA’ NEL LONTANO 1993 UN REFERENDUM CANCELLO’ LA VECCHIA LEGGE PICCOLI… MA I PARTITI RIMEDIARONO AUMENTANDO I RIMBORSI ELETTORALI
Formalmente i partiti italiani non godono più di un finanziamento pubblico.
Nel 1993 uno dei referendum proposti dai Radicali abolì – con il 90,3% di voti favorevoli – la vecchia legge Piccoli del 1973 che prevedeva il sostegno da parte dello Stato alle strutture di partito come forma per scongiurare forme di corruzione.
Di fatto, tuttavia, il finanziamento pubblico continua ad esistere: prima della fine dello stesso 1993, infatti, le forze politiche approvarono la legge 515 del 10 dicembre rivedendo la normativa per i rimborsi elettorali e reintroducendo in questa forma il sovvenzionamento pubblico alle forze politiche.
LE SOMME IN CAMPO
Le somme in campo sono tutt’altro che irrisorie. L’entità del fondo è infatti stabilita dall’articolo 9 che prevede uno stanziamento pari alla «moltiplicazione dell’importo di lire 1.600 per il numero degli abitanti della Repubblica quale risulta dall’ultimo censimento generale», ovvero 59.433.744 stando ai dati della rilevazione del 2011.
Il che porta ad uno stanziamento di poco più di 95 miliardi di lire, pari a oltre 49 milioni di euro.
La ripartizione avviene tra le forze politiche in proporzione ai voti ottenuti (per quelli relativi al Senato la ripartizione è su base regionale e lo stanziamento è suddiviso in base alla popolazione delle singole regioni).
LE CIFRE ALL’ESTERO
Stando a uno studio elaborato proprio per la nostra Camera dei deputati e citato in un articolo di Sergio Rizzo e di Gian Antonio Stella nell’agosto 2007, i soldi che i partiti italiani incassano sono molti di più di quanti vengono distribuiti negli altri principali paesi occidentali.
In Francia per ogni cittadino vengono accantonati negli anni elettorali circa 2,54 euro. In Spagna, dove i parlamentari sono 575 (metà dei nostri), la spesa pro-capite è di 2,13 euro.
In Germania, dove esiste un tetto massimo (133 milioni l’anno) agli stanziamenti statali, la quota personale è di 1,61.
Nel Regno Unito, spiega il dossier, «il finanziamento pubblico – se si escludono alcuni servizi messi a disposizione dallo Stato nel corso delle campagne elettorali – è limitato ai contributi concessi ai partiti di opposizione in Parlamento».
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