QUELLA VOLTA CHE MARONI FECE RIPORTARE I PROFUGHI IN LIBIA E FU CONDANNATO DALLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA
UNO DEI MILITARI DELLA MARINA DI ALLORA: “SPERO CHE NESSUN MIO COLLEGA DEBBA ESEGUIRE QUELL’ORDINE INFAME COME DOVETTI FARE IO”
Riportare i migranti in Libia su navi militari italiane, una delle due opzioni annunciate da Salvini (l’altra è trasportarli fino a Malta), non è un caso inedito.
C’è stato un precedente, nel maggio 2009, quando al governo c’era Silvio Berlusconi e al Viminale Roberto Maroni.
Allora furono due motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza a riaccompagnare a Tripoli i 200 profughi, tra cui 40 donne e 3 bambini, soccorsi nel Canale di Sicilia.
Maroni definì l’operazione “un successo”. Ma l’Italia fu condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo “per la sua politica di respingimenti.
Uno dei marinai a bordo delle motovedette italiane, con la garanzia dell’anonimato, si sfogò con Repubblica definendosi disgustato dall’aver eseguito “quell’ordine infame”. Contattato oggi, dopo la presa di posizione di Salvini e la discussione in corso all’interno del governo, lo stesso marinaio dice: “Spero che quel maledetto ordine che l’8 maggio 2009 fui costretto ad eseguire non venga dato oggi a un altro mio collega. Era allora, ed è tuttora, un ordine infame”
(da agenzie)
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