“QUI SOLO BOMBE E MACERIE, SUBITO CORRIDOI PER I BAMBINI DI GAZA”
LE TESTIMONIANZE DI MEDICI SENZA FRONTIERE, OXFARM E SAVE THE CHILDREN
“In queste ore, sotto le bombe israeliane, si stanno costruendo le prossime generazioni di Hamas. Quando cresci con questo – vedi i tuoi genitori morire sotto le bombe, la tua casa distrutta – c’è solo spazio per la rabbia”.
Ely Sok, capo missione di Medici Senza Frontiere a Gaza, condivide con HuffPost la sua preoccupazione per “una spirale di violenza che sta distruggendo intere generazioni di giovani”.
“Ogni bombardamento aereo scava un trauma dentro questi bambini”, gli fa eco Laila Barhoum, policy advisor di Oxfam a Gaza, che implora un cessate il fuoco per questi figli innocenti che invece di giocare si costruiscono bunker fatti di cuscini.
Diciotto anni è l’età media della popolazione che abita nella Striscia, poco più di due milioni di persone per le quali la vita era un incubo già prima dell’escalation iniziata una settimana fa.
Lo sa bene Laila Barhoum, palestinese, che ad HuffPost racconta il dramma del suo popolo. “Per la popolazione di Gaza, la lotta per la sopravvivenza era la norma già prima dell’escalation. L’occupazione israeliana e il blocco imposto da Israele ed Egitto sulla Striscia hanno determinato un’economia deteriorata e servizi ridotti ai minimi termini, con più della metà della popolazione che è priva di mezzi di sostentamento. Con l’escalation, le persone sono chiuse in casa, non hanno accesso al supporto di cui quotidianamente hanno bisogno per vivere. La chiusura dei valichi di frontiera e dei punti di ingresso delle merci ha determinato la penuria di carburante: già normalmente le persone a Gaza hanno quattro ore di elettricità al giorno e la fornitura di servizi essenziali come l’acqua potabile non è garantita. Va da sé che è impossibile aderire alle misure sanitarie anti-Covid, quando devi lottare per salvarti la vita”.
L’unica centrale elettrica della Striscia va verso la chiusura, secondo quanto dichiarato da un portavoce della società di distribuzione dell’energia elettrica di Gaza. I raid israeliani – ha riferito – hanno danneggiato le linee di rifornimento e il personale della compagnia non può raggiungere le aree colpite a causa dei continui bombardamenti. Le scorte di carburante basteranno solo per un paio di giorni, dopodiché sarà blackout assoluto.
Le ong chiedono l’apertura immediata di corridoi umanitari. “La situazione umanitaria è davvero complessa”, afferma il capo missione di MSF. “Hanno completamente chiuso i confini, nessuno può uscire e nessuno può entrare. L’ingresso è precluso anche al personale medico, alle forniture mediche, al carburante necessario per l’elettricità. Gli aiuti internazionali non possono entrare. I continui bombardamenti rendono difficile l’accesso agli ospedali e alle cure mediche: uscire è rischioso, le strade sono danneggiate, alcune strutture non si possono più raggiungere in auto ma solo a piedi”.
La clinica di Msf a Gaza è stata danneggiata da un bombardamento. “Hanno bombardato il palazzo accanto, distruggendo parte della clinica”, spiega Sok. La prospettiva di un blackout terrorizza gli operatori umanitari: “Senza elettricità non è possibile operare, si spegnerebbero le unità di terapia intensiva, la chirurgia, la catena del freddo… sarebbe il caos completo. Per questo stiamo spingendo per avere dei corridori umanitari e far entrare più carburante, visto che anche i generatori di backup sono stati danneggiati o danno segni di cedimento”.
A pagare il prezzo più alto, ancora una volta, sono i bambini. Nell’ultima settimana – secondo Save The Children – sono stati uccisi 58 bambini nella Striscia e due nel sud di Israele, e più di mille persone, compresi 366 minori, sono rimaste ferite nel Territorio palestinese, l’equivalente di quasi tre bambini feriti ogni ora, da quando è iniziata l’escalation del 14 maggio tra Israele e gruppi armati nella Striscia. “Ogni volta che c’è un attacco aereo ci spaventiamo. Appena proviamo a uscire e arriviamo alla porta principale, ne arriva un altro e torniamo dentro il più velocemente possibile. Ogni volta che metto la testa sul cuscino, c’è un altro attacco aereo e mi sveglio terrorizzato”, racconta Khaled, 10 anni a Gaza.
“Il figlio di una mia amica ha costruito una fortezza per proteggersi. La maggior parte dei bambini a Gaza trascorre le notti in questo modo, riparandosi con quello che hanno. Insieme alle loro mani che coprono le orecchie”, si legge nella didascalia di una foto condivisa da Laila su Twitter. “Quando ho visto la foto della mia amica ho provato una forte commozione. Talvolta io stessa vorrei avere una fortezza in cui isolarmi e proteggermi… immagino di avere i poteri di Harry Potter per gettare un sortilegio-scudo sui bambini di Gaza. I miei nipoti pendono dalle labbra della madre, cercano nel suo corpo una sicurezza che lei non può dare… è una situazione impossibile per un adulto, figuriamoci per un bambino che non ha gli strumenti e la maturità per capire. L’unica cosa che puoi fare è abbracciarli e dire loro che andrà tutto bene, anche se sai che non è così”.
Secondo Barhoum, la giovane età della popolazione di Gaza è un aspetto troppo spesso trascurato nella narrazione del conflitto. “Stiamo parlando di una popolazione molto giovane. I bambini che sono stati uccisi e quelli che vivono ancora sono bambini che in tutta la loro vita non hanno visto altro che conflitto, escalation, occupazione. Sono bambini che non godono dei basilari diritti umani… Molti continuano a chiedere: ‘perché ci succede questo? Non vogliamo morire… perché dobbiamo sopportare tutto questo?’ Ogni bombardamento aereo scava un trauma dentro di loro, gli impatti psicologici sono devastanti. Per un bambino che oggi ha 14-15 anni, si tratta della quarta volta in cui ritorna questa spirale di escalation e violenza. Sono le persone da cui dipendiamo per ricostruire un paese, sono la generazione maledetta che sta perdendo la vita o i suoi anni migliori a causa dell’occupazione e del conflitto. Continuo a sentire persone sui social media che chiedono ai genitori di essere forti per i loro figli, di proteggerli dalla paura.. ma questi genitori sono stati a loro volta bambini cresciuti nell’occupazione e nella paura. Questi bambini, questi adolescenti vedono attraverso i social media e la tv com’è una vita normale: vorrebbero solo assaggiarne un po’”.
Per la policy advisor di Oxfam, “è sconfortante vedere che siamo entrati nel settimo giorno di escalation. Siamo in un chiaro stato di violenze contro i civili e la comunità internazionale sta fallendo un’altra volta. Dov’è il rispetto della legge internazionale? Dov’è il valore dei diritti umani tanto caro alle democrazie occidentali? Ogni notte, ogni minuto che passa senza fermare le violenze significa più morti, più sofferenza. Dobbiamo rompere questo circolo di violenza con la giustizia e il rispetto dei diritti umani, ciò che a Gaza manca da tempo più di qualsiasi cosa”.
(da Huffingtonpost)
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