RAGGI NON TIRA E CONTE NON SI CANDIDA
L’EX PREMIER SI TIENE ALLA LARGA DAL VOTO, NIENTE SUPPLETTIVE A PRIMAVALLE
Enrico Letta e Giuseppe Conte aspirano a diventare leader di due partiti gemelli, ma restando comunque diversi. Anche nelle scelte personali.
Il segretario del Pd è fortemente indiziato di candidatura per le elezioni suppletive a Siena, un territorio tutto sommato facile per un capo della sinistra, per poter rientrare in Parlamento e guidare da dentro il Palazzo il proprio partito.
Il leader in pectore del Movimento 5 stelle è orientato a seguire la strada esattamente opposta. Già, perché anche per l’ex premier ci sarebbe la possibilità di fare per la prima volta il suo ingresso alla Camera, se ne è parlato, lui ha traccheggiato, ma c’è ora c’è da prendere una decisione.
La 5 stelle Emanuela Del Re, sottosegretaria al ministero degli Esteri, è stata ufficialmente nominata Rappresentante speciale dell’Unione europea per il Sahel, incarico che la porterà a lasciare il proprio seggio da deputata nella zona di Primavalle, Roma.
Un seggio che spetta “di diritto” ai 5 stelle nella logica di coalizione giallorossa, e sulla candidatura di Conte nessuno avrebbe da ridire, anzi. Tranne Conte.
L’ex premier si era già cautamente sfilato un paio di settimane fa con un’intervista al Corriere della Sera: “Mi farebbe davvero molto piacere restituire quello che Roma mi ha dato. Ma non posso assumere con i romani impegni che non potrei mantenere. Devo dedicarmi a tempo pieno alla ripartenza del Movimento”.
Ma in casa pentastellata la questione è tornata spesso a fare capolino nei conciliaboli, e anche l’entourage del neo leader non ha scartato a priori la possibilità, conscio che una traversata fino al 2023 senza un podio parlamentare e completamente fuori dal Palazzo sarà molto dura.
Conte negli ultimi giorni, in vista delle dimissioni della Del Re, ha ribadito il suo no grazie. C’è la volontà di occuparsi a tempo pieno della macchina M5s, certo, ma c’è anche un legittimo e ponderato calcolo politico.
Roma non è Siena, e le possibilità di insuccesso sono da tenere seriamente in conto. In particolar modo nella stanza dei bottoni dei 5 stelle si osservano con preoccupazione i sondaggi di Virginia Raggi, essendo le suppletive coincidenti con il primo turno delle amministrative. Dal Campidoglio si spande ottimismo, ma realisticamente la situazione è complicata.
Distante nei sondaggi dal centrodestra, le possibilità di ballottaggio al momento sono nel caso superasse il duo Gualtieri/Calenda. Ed è qui che subentra il ragionamento di opportunità: “L’ondata di centrodestra nei sondaggi è indiscutibile – spiega un dirigente pentastellato – e i nostri alleati in coalizione sono gli stessi che in città combatteremo”. Le previsioni poco rosee si mescolano al fatto che la coalizione che a Primavalle si presenterebbe compatta, nel resto della città se le sarà date per mesi di santa ragione, rendendo ancora più volatile e incerto il risultato.
Un deputato ironizza: “Se si fosse candidato avrebbe dato un segnale, così è come dire che sa che la Raggi perderà”.
L’ex premier in realtà vuole tirare la volata alla sindaca uscente, anche perché dopotutto sa che Roma è tra gli scenari meno foschi delle prossime comunali, come sa perfettamente che il risultato delle urne gli verrà addebitato sul proprio conto personale, soprattutto in caso di raccolto magro. Un’eventuale Caporetto è assorbibile, e dopotutto c’è la speranza di un futuro Piave, due contemporaneamente prefigurerebbero un colpo dal quale sarebbe molto complicato rialzarsi.
(da Huffingtonpost)
Leave a Reply