REGIONE LIGURIA, SPESE PAZZE: INDAGATA LA NUORA DI MASTELLA
TOCCA A ROBERTA GASCO, PASSATA DALL’UDEUR A FORZA ITALIA..NEL 2005.ERA STATA ELETTA NEL LISTINO DEL PRESIDENTE PD BURLANDO
Era ormai una consuetudine, in Regione: presentare false ricevute fiscali, per pranzi di lavoro inesistenti o fantomatici acquisti di materiale destinato al funzionamento dei gruppi consiliari. Così fan tutti. Lo è sempre stato, così, anche nella passata legislatura.
Tant’è che adesso che la Procura della Repubblica passa al setaccio le spese “pazze” tra il 2005 e il 2010 (prima giunta Burlando), Roberta Gasco finisce nel registro degli indagati.
Chiamata a rispondere di falso e peculato, il cui periodo di prescrizione è di 10 anni.
In futuro potrebbe non essere chiamata in causa per il peculato, che invece ha una estinzione ridotta a 7 anni.
Le spese “pazze” della consigliera di Forza Italia, nella passata legislatira in quota Udeur a capo del Gruppo Misto in Regione, prima sono state vagliate dalla Corte dei Conti, che ha ravvisato delle irregolarità .
In un secondo momento sono state messe sotto l’attenzione del Nucleo di Polizia Tributaria, guidato dal colonnello Carlo Vita.
Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno poi accertato che quelle ricevute non corrisponderebbero ad acquisti fatti veramente.
E il nome della Gasco è finito nel fascicolo aperto dal sostituto procuratore Massimo Terrile, che proprio in questi giorni si appresta a chiudere l’indagine ed a notificare l’Acip (avviso di conclusione indagini), con relativo avviso di garanzia a lei ed al suo avvocato.
Roberta Gasco in Mastella, è l’esempio vivente delle contraddizioni politiche della Liguria e di una trasversalità che di volta in volta ha fatto comodo alla destra o alla sinistra.
Alla giovane avvocatessa che, ancor prima che nuora dell’ex ministro Clemente Mastella era la figlia di un potente rappresentante della Democrazia Cristiana della riviera di ponente savonese, l’ingresso in Regione con tanto di tappeto rosso glielo spalanca nel 2005 l’allora neo presidente Claudio Burlando.
La necessità di sorreggere la giunta lo spinge a cercare alleanze politicamente traballanti con l’Udeur, di cui la Gasco è una fresca iscritta.
Così la Roberta da Loano arriva in via Fieschi grazie al listino, sì insomma la lista dei paracadutati.
Senonchè, quando il vento scompiglia la coalizione nazionale anche la Gasco si muove.
La riconoscenza in politica è un ostacolo, e così in un batter d’occhio alle Regionali del 2010 ecco che nel nuovo Consiglio la Gasco c’è ancora, però con una casacca appena diversa: quella di Forza Italia. E infatti è anche la coordinatrice provinciale di Savona del Pdl.
Ora il suo nome va ad aggiungersi al nutrito elenco di consiglieri incappati nell’imbarazzante vicenda delle spese “pazze”.
Soldi che sarebbero dovuti servire per le finalità istituzionali dei gruppi consiliari o per il funzionamento dei partiti, e che invece sono stati impiegati a scopi personali. O ancora peggio, mai spesi, ma di cui si sono avuti i rimborsi.
In particolare, nel filone frutto degli accertamenti della Procura della Corte dei Conti, l’ufficio guidato dal procuratore regionale Ermete Bogetti ha controllato le spese del triennio 2008-2010 non ancora in prescrizione, mentre i pm del penale si sono concentrati sulle legislature successive.
La giustizia contabile, oltre alla “messa in mora” nei confronti di 37 consiglieri e alla contestazione di 850mila euro relativi a spese irregolari del 2008, ha rilevato anche illeciti penali, trasmettendo gli atti alla Procura presso il Tribunale.
Prima della Gasco era stata la volta di Lorenzo Castè, l’ex consigliere regionale eletto nel 2005 in Rifondazione Comunista e poi passato al gruppo Udeur-Sinistra indipendente.
Per Castè le indagini si sono già chiuse e l’accusa è di peculato. Tra il 2008 e il 2010 il compagno di Vernazza avrebbe chiesto rimborsi con ricevute false per un importo di oltre 147 mila euro in spese di ristorazione, 13 mila euro per giornali e riviste, oltre 56 mila euro per spese di rappresentanza; e 8 mila euro per vini, prodotti dall’azienda di cui è titolare la moglie.
Intanto, sono in dirittura d’arrivo le altre due inchieste sulle spese “pazze”.
La prima, con i due filoni che da una parte (pm Nicola Piacente) vedono indagati 5 consiglieri di Italia dei Valori (tutti hanno lasciato il partito): Maruska Piredda, Nicolò Scialfa, Marylin Fusco e Stefano Quaini (dimessosi da consigliere); l’altro, in mano al pmFrancesco Pinto, ha nel mirino l’Udc di Rosario Monteleone e Marco Limoncini; poi Franco Rocca, Alessio Saso e Luigi Morgillo (Pdl), Raffaella Della Bianca (ex Pdl passata al Gruppo misto) e Aldo Siri (Lista Biasotti).
Marco Preve
(da “La Repubblica“)
Leave a Reply