RENZI DICE NO A DUE VICE-CONTE, ORLANDO E BONAFEDE
I RENZIANI CHIEDONO DUE MINISTERI DI PESO TRA INTERNO, DIFESA, INFRASTRUTTURE E SVILUPPO ECONOMICO E ALMENO UN ALTRO DI SECONDA FASCIA ( E PD-M5S SAREBBERO ANCHE DISPOSTI) … MA ALLORA LEU CHE HA PIU’ VOTI DI ITALIA VIVA COSA DOVREBBE CHIEDERE?
“A queste condizioni non ci sto”. È il primo pomeriggio, Roberto Fico tarda a salire al Quirinale per riferire a Mattarella perchè la trattativa si è incartata. Il messaggio fatto pervenire da Matteo Renzi nell’ultima girandola di messaggi e telefonate ai leader è chiaro: così non si va avanti, non con Giuseppe Conte, almeno.
C’è una prevedibile resistenza sui ministeri che dovrebbe incassare Italia viva, almeno due di peso tra Infrastrutture, Sviluppo economico, Interno, Difesa. Ma, anche se con un complicato gioco di incastri, su quel versante il nodo viene ritenuto superabile da un po’ tutti gli attori in scena.
L’intoppo è sulle contropartite, le garanzie poste da Movimento 5 stelle e Partito democratico per assorbire una rinnovata rilevanza di Iv al governo senza perdere la faccia e cedere troppe fette di potere.
Lo schema avanzato da ambasciatori Dem al quale il senatore di Rignano ha detto di no al momento sarebbe questo: due vicepremier politici, uno ai pentastellati e uno per un uomo del Nazareno, entrambi con deleghe pesanti.
Le ipotesi che più circolano al momento nel frullatore di Palazzo sono quella di Andrea Orlando, che avrebbe il proprio ufficio a Palazzo Chigi incassando però anche il ministero dell’Ambiente. E soprattutto quella di Bonafede, che andrebbe a ricoprire il ruolo che fu di Luigi Di Maio, ma che continuerebbe ad avere un peso specifico nel governo andando a guidare un dicastero di peso, come prima opzione l’Interno.
A contare ancor più nelle valutazioni di Renzi è stato il complessivo irrigidimento sulla squadra di governo. Anche remando controcorrente ai crescenti malumori tra i parlamentari pentastellati che vorrebbero un nuovo team a rappresentarli nell’esecutivo, Vito Crimi si è mostrato piuttosto intransigente nel difendere i suoi.
In discussione ci sarebbero solo Nunzia Catalfo e Paola Pisano, una posizione dettata probabilmente anche dalla necessità di tenere alta l’asticella negoziale, ma che ha indispettito gli sherpa di Iv.
Un irrigidimento che è arrivato anche dal Pd, che se pur disposto a ragionare su alcune caselle pesanti (leggasi Infrastrutture) ha fatto quadrato intorno a Roberto Gualtieri e alla sua guida del ministero dell’Economia.
E che avrebbe investito anche Teresa Bellanova: quando il suo nome sarebbe spuntato nella girandola delle concitate trattative avrebbe ricevuto poco meno che un veto dai partiti della fu maggioranza giallorossa.
“Come si fa a dire che il governo è un nuovo governo se presidente del Consiglio, ministro dell’Economia e ministro degli Esteri rimangono gli stessi?”, commenta un parlamentare renziano.
L’ex rottamatore ha riunito i gruppi all’ora di pranzo, facendo sapientemente filtrare messaggi in bottiglia diretti alla controparte: “Finora non c’è stato nessun elemento di discontinuità , vogliono mantenere tutto così, uguale, come se nulla fosse accaduto”. E ancora: “Noi cerchiamo l’intesa, ma dovrebbero fare qualche passo anche gli altri”.
Un dirigente di Iv continua a dirsi possibilista: “Non abbiamo detto mai no al Conte-ter, ma ci devono essere le condizioni”. E chiosa: “Al momento quelle condizioni non ci sono”.
La domanda che circola alla Camera, fuori dal portone scuro che separa il tavolo di trattative sul programma dal resto del mondo, quella che stamattina era una domanda con il passare delle ore diventa sempre più un’ansiosa ossessione: cosa potrà andare a dire stasera Fico al Quirinale?
(da “Huffingtonpost”)
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