RENZI HA PAURA DI UN’ALTRA CARICA DEI 101
IL CAPO DEL GOVERNO SI AFFANNA INVANO: “NAPOLITANO È E RESTA UN’ASSOLUTA GARANZIA PER QUESTO PAESE”… MA PARTE LA CACCIA ALL’IDENTIKIT “GRADITO”: UN DEBOLE O UN FORTE COME VELTRONI?
“Giorgio Napolitano è e resta un’assoluta garanzia per questo Paese e un punto di riferimento molto importante”.
Matteo Renzi sulle probabili imminenti dimissioni del capo dello Stato è nettissimo. In privato più di una volta gli ha chiesto di restare. Raccontano che abbia smesso solo recentemente, visto che il presidente è deciso a lasciare.
Ma ancora spera che cambi idea.
Contro le previsioni della vigilia, l’inquilino del Colle per lui è stato un alleato prezioso: l’ha assecondato sulle questioni principali, è intervenuto dove lui non arrivava, gli ha persino corretto provvedimenti scritti in maniera confusa.
Certo, ogni tanto qualcosa il giovane Matteo ha dovuto cedere. Ma molto meno di quanto ci si sarebbe potuto aspettare.
Il punto, però, non è il presente, quanto il futuro.
Eleggere il successore toccherà a questo Parlamento. Che è ingovernabile, come hanno dimostrato le venti fumate nere per l’elezione dei giudici della Consulta.
Il prolungarsi del voto per il Quirinale ha varie controindicazioni: prima tra tutte, rischia di far chiudere a Renzi la finestra elettorale di primavera.
Tra le caratteristiche, il neo presidente deve avere quella di essere pronto a sciogliere le Camere appena eletto. Mica poco.
Il rischio Vietnam è dietro l’angolo: nei tre giorni che portarono alla rielezione di Napolitano, furono bruciati due candidati dipeso (Marini e Prodi) e il segretario Pd, Bersani, dovette dimettersi.
Sui 101 traditori esiste una vasta letteratura, ma ancora nessuna certezza.
Renzi sa bene che le fronde sono pronte a scatenarsi. L’elezione (regolata dall’articolo 83 della Costituzione) avviene dal Parlamento in seduta comune e per scrutinio segreto, a maggioranza di due terzi dell’assemblea.
Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.
All’elezione partecipano tre delegati per ogni Regione (la Valle d’Aosta ne ha uno solo).
Gli scenari sono variabili e tutti aperti.
Intanto, si tratta di capire con quale maggioranza si procederà . Nonostante le scaramucce sulla legge elettorale, l’asse privilegiato resta il patto del Nazareno.
Con incognita: quanto B. tiene Forza Italia?
Renzi potrebbe anche tentare lo schema opposto, quello di votare con i 5 Stelle. Ipotesi remota. Dopo l’elezione della candidata alla Consulta del Pd con i voti del M5s, Di Maio ha aperto a un accordo sul Quirinale. Prontamente sconfessato dai suoi. Variabile centrale, la vecchia guardia dem: potrebbe approfittare del voto segreto per vendicarsi del segretario-premier e far fuori un po’ di candidati.
Per ora, poi, non è chiaro neanche quale debba essere l’identikit del futuro presidente, nelle intenzioni del premier, che darà le carte.
Un grande vecchio? Una figura malleabile? Un outsider? Raccontano che per una volta abbia la tentazione di scegliere un nome meno ad effetto, ma più di peso. Autorevole, da spendere in Europa per dire.
Difficile pensare a una figura come Giuliano Amato (che potrebbe andare bene a B.) o Prodi (che potrebbero votare anche i grillini).
Chi lo conosce bene dice che “Matteo è molto arrabbiato” con il Professore, perchè ha accreditato la tesi che ad armare i 101 contro di lui fosse stato anche l’allora sindaco di Firenze.
Poi, c’è l’ipotesi opposta, ovvero un presidente debole, pronto ad obbedire.
In quest’ottica, è girato molto il nome di Roberta Pinotti. Che però sembra più uno specchietto per le allodole. Restano gli outsider. Torna Anna Finocchiaro.
Sulla legge elettorale e la riforma del Senato fino a qui è stata molto fedele. Come Violante, potrebbe andar bene alla minoranza Dem. E come Violante, per questo potrebbe essere impallinata da alcuni renziani.
“Non è roba questa da decidere con lo schema della donna in testa”, pare che Renzi abbia detto a un’interlocutrice interessata in prima persona alla questione.
Ci spera ancora Graziano Delrio. La coabitazione tra i due a Palazzo Chigi non è andata benissimo, ma il suo trasferimento al Quirinale potrebbe ancora servire, secondo la regola del “promuovere per rimuovere”.
E ci sarebbe un presidente abbastanza affidabile, ma anche relativamente esperto. Sullo sfondo rimane Walter Veltroni, che sembrerebbe il coronamento di un percorso politico.
Lui è più autorevole che potente. Ma potrebbe far ombra al giovane Matteo.
Mai escludere il coniglio dal cilindro. Magari svelato il giorno prima.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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