RENZI SI TOGLIE LA MIMETICA: “NON È IL TEMPO DELL’INTERVENTO MILITARE”
“NON E’ IL MOMENTO DELL’AZIONE” E BACCHETTA GENTILONI E LA PINOTTI
“Sulla Libia ci si era spinti troppo avanti, quasi a briglie sciolte a dichiarare che l’Italia è pronta a “combattere”, come ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni già venerdì scorso, o addirittura a quantificare già il numero di soldati da inviare, “cinquemila”, diceva il ministro della Difesa Roberta Pinotti in un’intervista ieri al Messaggero.
Parole un bel po’ sopra le righe, pericolosamente affrettate.
Tanto che il premier Matteo Renzi da ieri si è messo al lavoro per raddrizzare la rotta del governo: ieri sera con un’intervista al Tg1 e ancora oggi con un’altra intervista al Tg5. “Non è il momento per un intervento militare”, scandisce Renzi in una insolita versione estremamente diplomatica e cauta.
Bisogna “aspettare l’Onu”.
Le parole d’ordine sono “prudenza e attenzione: non si passi dall’indifferenza all’isteria o a reazioni irragionevoli”.
Magari sarà stata anche colpa del caos sulle riforme costituzionali alla Camera, che ha assorbito l’attenzione del presidente del Consiglio da quando è tornato dal consiglio europeo giovedì notte.
Però la situazione è un po’ sfuggita di mano: è questa la sensazione al quartiere generale del capo del governo. Te la confidano a denti stretti.
Pare sia finita nel mirino anche l’intervista dell’eurodeputata renziana Simona Bonafè oggi al Corriere della Sera, con quel titolo: “Intervenire o no? Nessuna alternativa all’uso della forza, ma sotto l’egida dell’Onu”.
Una specifica, quella riferita alle Nazioni Unite, che non basta, per come la vede Renzi, impegnato da ieri ad invitare i suoi — ministri e parlamentari — alla cautela.
Non basta perchè bisognerebbe fermarsi prima, lasciar perdere toni che quasi dichiarano la guerra, unilaterale da parte del Belpaese che si sente minacciato.
L’affare Libia è materia delicatissima, la prima minaccia di guerra così ravvicinata per il giovane governo Renzi e — in tempi recenti — per l’Italia.
Va trattata con i guanti, nel rispetto delle trattative diplomatiche in corso e in attesa che le Nazioni Unite trattino la questione. E’ un test, una prova ad alto rischio per le arti diplomatiche dell’esecutivo italiano.
E’ per questo che il capo del governo corre ai ripari, mette in ordine la comunicazione.
La linea è: “Aspettare che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu lavori un po’ più convintamente sulla Libia, anche se è comprensibile che ci siano altre questioni: l’Ucraina, la Siria e l’Iraq, il Medio Oriente… In Libia non c’è un’invasione dello Stato islamico, ma alcune milizie che combattevano in Libia hanno iniziato a fare riferimento allo Stato islamico, che sta lavorando con una capillare opera di comunicazione e persuasione in Africa e Medio Oriente”.
E ancora: “Da tre anni in Libia la situazione è fuori controllo, lo abbiamo detto in tutte le sedi e continueremo a farlo. Ma la comunità internazionale se vuole ha tutti gli strumenti per poter intervenire. La proposta è di aspettare il consiglio di sicurezza Onu. La forza dell’Onu è decisamente superiore alle milizie radicali”.
Dichiarazioni decisamente meno ultimative che riacciuffano un’Italia spinta sul baratro della guerra nel giro di tre giorni.
(da “Huffingtonpost“)
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