RENZI: “UN ERRORE INSEGUIRE GRILLO, DOBBIAMO SFIDARLO SULL’INNOVAZIONE”
“CORRO ALLE PRIMARIE, NIENTE SCORCIATOIE”… VENDOLA E IL “PIANO B”, SPUNTA SACCOMANNI
«La mia strada è dentro il partito, non sono interessato a scorciatoie e non ho intenzione di mollare Pierluigi». Matteo Renzi si presenterà stamattina alla direzione del Pd.
È il D-day delle decisioni importanti, dopo la vittoria che sa di sconfitta, giorno dell’atteso discorso del segretario Bersani a caccia di una via d’uscita dall’impasse. Il sindaco di Firenze è arrivato già ieri a Roma, in treno, ha raggiunto in taxi Palazzo Chigi per incontrare il premier Mario Monti, discutere del bilancio dei comuni ma inevitabilmente anche degli scenari.
Oggi ascolterà il leader come gli altri dirigenti, il suo intervento è altrettanto atteso, in un partito confuso e che per certi versi guarda già avanti.
«Noi non dobbiamo inseguire Grillo, dobbiamo sfidarlo sul suo terreno, quello dell’innovazione – è la convinzione maturata in queste ore da Renzi – In tutta la campagna elettorale ci siamo fatti dettare l’agenda da Berlusconi. Ora, con la campagna finita, non possiamo farcela imporre da Grillo».
Bisogna uscire dall’angolo e per farlo l’ex “rottamatore” proporrà oggi una ricetta di riforme pesanti in quattro step.
«Primo, abolire il finanziamento pubblico ai partiti. Secondo, cancellare i vitalizi ai parlamentari. Terzo, trasformare il Senato in Camera delle autonomie, i cui componenti verrebbero designati e dunque retribuiti dagli stessi enti locali, comuni e regioni. Quarto, l’abolizione delle Province».
Sul piano interno, Renzi in questa fase resta al fianco del segretario, a dispetto di tutte le congetture.
«Non ho alcuna intenzione di mollare Bersani – ha confidato agli interlocutori romani della vigilia – Lo potrei lasciare solo un minuto dopo che lo abbiano fatto Migliavacca ed Errani».
I suoi fedelissimi di sempre, come dire: mai.
E rincara: «Vergognoso chi vuole fare la pelle al leader in questo momento. Per quanto mi riguarda, io non sono interessato a scorciatoie. La mia strada è dentro il partito e attraverso nuove primarie, semmai, sarei pronto a ripropormi».
Nuove «primarie vere», le uniche attraverso le quali può immaginare un approdo a Palazzo Chigi. Nessuna cooptazione.
Voto in autunno? E allora primarie a giugno-luglio.
Voto tra un anno? Primarie e congresso a ottobre-novembre.
È il calendario virtuale di un sindaco che esclude invece qualsiasi intesa col Pdl di Berlusconi, come pure le offerte di Corrado Passera: «Non esiste che io vada con l’ex ministro, tanto meno mi faccio schiacciare a destra, io sto dentro il Pd e ci resto».
La scalata, se ci sarà , dovrà essere tutta interna. «Se invece perdo, lascio tutto, a quel punto lascio anche Firenze».
Poi, la sera, intervenendo a Ballarò, Renzi ha ammesso: «Se avessimo rottamato di più, il Pd sarebbe andato meglio» alle elezioni.
Fuori dal Pd adesso anche Nichi Vendola, pontiere virtuale coi grillini, non dà più per scontato un esecutivo a guida Bersani, pur premettendo che al segretario spetti la «prima mossa».
Parla alla direzione di Sel e ipotizza un “piano B”, un «governo di cambiamento, di antitecnici, con incarichi a personalità che tutelino il bene comune e le esigenze del paese».
Magari, più facile dopo l’elezione del capo dello Stato. Intanto, un primo incarico esplorativo a Bersani resta l’ipotesi più probabile.
È sul dopo che si moltiplicano già ipotesi e scenari.
Accanto al nome dell’attuale ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri, sullo scacchiere prende già quota la pedina del direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni: l’uomo forte di via Nazionale che due anni fa è stato frenato nella corsa alla poltrona di governatore solo dal braccio di ferro tutto interno al governo Berlusconi.
Per un esecutivo di corto respiro, sei mesi o un anno, nessuno si sente di spendere la carta dell’attuale governatore Ignazio Visco.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply