ROMA, CLOCHARD AL FREDDO: “SENZA BUZZI SOLO 260 POSTI”
SONO ALMENO 8.000 LE PERSONE A RISCHIO
Ottomila persone per 260 posti.
Non è un macabro gioco delle sedie quello che si sta consumando in questi giorni a Roma, è l’allucinante conseguenza che si è venuta a creare dopo lo scoppio dell’inchiesta su “Mafia Capitale”.
E a pagarne le spese, ancora una volta, sono gli ultimi: i senza fissa dimora, le persone che vivono per strada perchè non hanno una casa, un lavoro, una famiglia, un pasto caldo.
Ottomila, appunto, secondo l’ultimo censimento dell’Istat datato 2011, forse anche qualcuno in più, considerando la morsa della crisi economica degli ultimi anni. Ottomila senza tetto per 260 posti, quelli che il Campidoglio è riuscito a mettere insieme in fretta e furia.
L’assessora ai Servizi sociali, Francesca Danese, si è insediata da pochi giorni, da quando la sua predecessora, Rita Cutini, ha deciso di lasciare l’incarico.
Della galassia del “mondo di mezzo” di Buzzi e Carminati facevano parte una serie di associazioni che si occupavano anche dell’emergenza freddo: case di accoglienza, strutture ricettive affittate al Comune per accogliere i senza fissa dimora.
Con l’inchiesta e il commissariamento della cooperativa 29 Giugno si è fermato tutto. “Ho subito guardato gli enti che erano nella ‘lista nera’ — spiega al Fatto l’assessora Danese —, poi ho trovato altri posti gestiti da associazioni ‘pulite’.
Da tre o quattro giorni siamo riusciti a liberare circa 300 posti, altri ne sbloccheremo nelle prossime ore. È la mia priorità , perchè sta arrivando un’ondata di freddo”.
“I posti garantiti ai senza casa sono complessivamente 260 — recita a conferma uno sterile comunicato sul sito del Comune —. Di questi 24 sono aperti nell’intera giornata per dare assistenza alle persone più in difficoltà , 167 restano aperti per 15 ore e altri 119 sono aperti per 4 ore, per garantire a chi ne ha bisogno i servizi igienici, le docce e la possibilità di un tè caldo e di una colazione”.
Seicento avrebbero dovuto essere i posti messi a disposizione da dicembre a marzo per il piano di accoglienza invernale, 1.200 quelli presso i centri convenzionati.
E allora chi si occupa davvero di queste persone — di molte, ma ancora non di tutte — sono gli istituti religiosi e le associazioni di volontariato.
I posti disponibili sono circa 1.600. La Comunità di Sant’Egidio, che insieme alla Caritas rappresenta un punto di riferimento per chi non ha nulla, ha stimato che sono 2.500 coloro che non riescono a trovare riparo per la notte, e che quindi rischiano la vita se la temperatura scende al di sotto dello zero.
Altre duemila vivono in alloggi di fortuna, baracche costruite con cartoni e vecchi materassi ai bordi della strada o nel tunnel per le auto a due passi dalla stazione Termini.
È a loro che i 37 gruppi che svolgono un servizio di strada (in tutta Roma 2.200 volontari) portano la sera un pasto e qualche parola di conforto.
Perchè, contrariamente a quanto si dice, vivere per strada non è mai una scelta. E durante l’inverno, e in particolare nei giorni di festa, rimanere soli è ancora più duro.
Per questo il giorno di Natale, tutti gli anni, la basilica di Santa Maria in Trastevere si trasforma in un enorme ristorante: l’altro giorno il menù contemplava lasagne al ragù, polpettone, lenticchie, dolci e anche lo spumante.
Al centro della chiesa, tra i 500 homeless seduti a tavola, c’era anche il piccolo Egidio, che ha pochi mesi ed è arrivato a Lampedusa quando era ancora nella pancia della sua mamma.
È nato dunque in Italia ma non è un italiano, e se non ci fosse la Comunità da cui ha preso il nome probabilmente adesso sarebbe per strada.
Sant’Egidio ha aperto anche quest’anno, per il periodo invernale, uno spazio di accoglienza all’interno di Palazzo Leopardi, che va ad aggiungersi ad altre strutture già attive tutto l’anno a Trastevere.
Il centro, che dispone di 12 posti letto, accoglie coloro che vivono abitualmente per strada nel quartiere.
L’attività della Comunità si è estesa negli ultimi anni alle periferie e ha toccato Comuni limitrofi come Nettuno, Civitavecchia, Anzio e Fiumicino. Perchè il problema della fame non conosce nazionalità .
Cosimo, uno degli ospiti del pranzo di Natale, è un operaio di 58 anni, che viene dal sud ma che, dopo aver perso il lavoro, sognava la Norvegia.
Alla sua famiglia ha lasciato la sua pensione, e lui si è avventurato per le strade della Capitale.
Se non conosci nessuno e non hai un posto dove andare, ti salva solo la mensa di via Dandolo, a Trastevere, dove vengono serviti ogni settimana 3.500 pasti.
Silvia D’Onghia
(da “il Fatto Quotidiano”)
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