ROSATELLUM, IL MAGGIORITARIO ALLA RENZI SENZA NUMERI AL SENATO
COLLEGI PER ALFANO MA ANCHE PER PISAPIA A PATTO CHE NON CANDIDI GLI EX PD… RENZI PUNTA ALL’APPROVAZIONE ENTRO L’ESTATE
Si chiama Rosatellum, prende il nome dal capogruppo Dem alla Camera Ettore Rosato ed è la proposta di legge elettorale che consente al Pd di tornare a dettare le carte sugli altri partiti, soprattutto sui piccoli, a destra e a sinistra, raccogliendo come può e siglando alleanze anche a macchia di leopardo.
Un po’ come faceva Forza Italia con il vecchio Mattarellum: con la Lega al nord, con An al sud.
Ma passando all’attualità , il modello è oltralpe: Emmanuel Macron in Francia, il neoeletto presidente francese che con sistema elettorale del tutto diverso — certo — sta formando il governo prendendo a destra come a sinistra e puntando a spaccare i partiti tradizionali per avere una maggioranza alle legislative di giugno.
Di questi tempi più francofilo che mai, Matteo Renzi ci prova e conta sull’ok del Parlamento entro l’estate. Ma come al solito c’è l’incognita della maggioranza in Senato.
Eccolo su Facebook: “Dopo mesi di rinvii, la Camera ha deciso di andare in aula il 29 maggio. Questo permetterà – per regolamento – di avere tempi contingentati e di approvare la nuova legge nei primi giorni di giugno. Come Partito Democratico lanciamo un appello a tutti gli altri: per favore, non perdete altro tempo. Diteci dei no o dei sì, fate emendamenti, avanzate controproposte. Ma non rinviate ancora la data del 29 maggio. Sono passati ormai quasi sei mesi dal referendum: per favore, non prendete in giro i cittadini. Il Pd offre serietà ma chiede rispetto per gli italiani”.
Chi la osserva da fuori Pd, come Arturo Scotto di Mdp, dice in Transatlantico che il Rosatellum è un meccanismo “con il massimo della torsione maggioritaria e il minimo di governabilità . Una sorta di pesca a strascico…”.
Certo, il 50 per cento di maggioritario con il 50 per cento di proporzionale la governabilità non è assicurata, ma la soglia di sbarramento al 5 per cento ‘strozza’ i piccoli partiti.
Scotto effettivamente sente puzza di bruciato. E non ha torto. L’idea che ispira il Rosatellum è di siglare alleanze a livello di collegio e a seconda del territorio, distribuire collegi di elezione sicura ad Alfano ma anche a Mdp, a patto che i candidati non siano ex Pd: da Bersani a D’Alema a Speranza.
Altrimenti provino a superare il 5 per cento da soli, dicono dal Nazareno in una giornata caldissima, forse decisiva sul fronte della legge elettorale.
Il meccanismo è simile a quello per l’elezione del sindaco e dei consigli comunali.
C’è un candidato di collegio per la quota maggioritaria e ci sono delle liste bloccate a lui collegate per la quota proporzionale, liste corte, ognuna con quattro candidati. L’elettore può scegliere se votare il candidato di collegio e una lista a lui collegata oppure uno dei due.
Se vota solo il candidato di collegio, vota solo per la quota maggioritaria. Se vota una delle liste collegate, automaticamente il suo voto va anche al candidato di collegio. Proprio come per i sindaci.
Unica differenza è che il Rosatellum non permette il voto disgiunto: tra lista e candidato di collegio. E rispetto al Mattarellum (75 per cento maggioritario, 25 per cento proporzionale), prevede una scheda unica per il Senato e una per la Camera.
“Per l’assegnazione dei seggi il sistema favorisce la creazione di una maggioranza – dice il costituzionalista Stefano Ceccanti – Nei collegi è eletto il candidato che arriva primo. Nella parte relativa alle liste si entra con la proporzionale solo superando il 5%. Il 50% di collegi uninominali e la significativa soglia di sbarramento favoriscono la crazione di una maggioranza anche se non la garantiscono. Tuttavia a differenza del vigente sistema alla Camera il testo è più flessibile perchè con quello di oggi o la va (qualcuno arriva al 40% e prende il premio) o la spacca (se nessun ci arriva c’è la proporzionale quasi pura con sbarramento al 3%). Qui invece una sovrarappresentazione di chi arriva primo c’è in tutti i casi. Con i vincoli dati, dopo il referendum e la sentenza della Corte, è un sistema migliorativo sia per la formazione di una maggioranza sia perchè evita le preferenze che nel voto politico sono la scelta più devastante”.
Stavolta si fa sul serio? E’ questo l’input che arriva dal Nazareno ai gruppi Pd in Parlamento.
Alla Camera il presidente della prima commissione Andrea Mazziotti, relatore del testo base ritirato per via del no del Pd, cede il testimone al Dem Emanuele Fiano. Sarà lui il relatore del Rosatellum. Inizialmente al quartier generale di Renzi la prendono come una ‘croce’: avrebbero preferito non avere la responsabilità diretta del coordinamento sulla legge elettorale. Ma il Rosatellum sembrerebbe aver rotto gli indugi, nella stessa giornata di oggi.
I Dem contano di approvarlo alla Camera entro le prime due settimane di giugno con i voti della Lega, Ala, Autonomie, che si sommerebbero ai 282 deputati del Pd.
Anche se non sfugge che Forza Italia punti ad allungare i tempi. “Potrebbero slittare. Chiederemo tutto il tempo che serve…”, avverte Paolo Sisto.
Ma il partito di Berlusconi invia segnali contrastanti al Nazareno: come spesso succede, dal gruppo del Senato sono più disponibili.
Anche se Palazzo Madama resta il suk della maggioranza: un tunnel buio che non assicura nulla, nè voti e nè che il testo di legge esca così come è entrato.
Comunque, al Senato i Dem contano di avere 148 voti circa sul Rosatellum, cioè la somma di Pd, Lega, Autonomie e Ala. “Ma un’altra dozzina dovrebbe arrivare da Forza Italia o da Mdp…”, segnala una fonte Dem.
A Palazzo Madama circolano voci sulla nascita di un nuovo gruppo parlamentare di centrodestra in appoggio alla legge elettorale del Pd. Ne parla apertamente il fittiano ed ex forzista Rocco Palese: “Ci sono voci consistenti sulla nascita di un nuovo gruppo al Senato a sostegno della legge elettorale”.
Gaetano Quagliariello di ‘Idea’ dice di non avere “alcuna intenzione di fare un nuovo gruppo per accordarmi col Pd”. Lo stesso Rosato declassa il tema a “bufala”.
Ad ogni modo, il senatore renzianissimo Andrea Marcucci è certo che “in Senato la legge elettorale proposta dal Pd si farà strada.
È l’unica alternativa praticabile alle sentenze della Consulta o alla palude da Prima Repubblica vagheggiata dal M5s. L’obiettivo è avere un nuovo sistema entro l’estate, una legge Elettorale che tenga insieme governabilità e rappresentatività . Sono certo che i gruppi a Palazzo Madama non si faranno scappare l’ultima possibilità di avere voce in capitolo sul tema”.
Ma i Dem non escludono che fino alla fine i voti possano arrivare anche da Articolo 1- Movimento democratici e progressisti, il nuovo gruppo nato dalla fusione degli ex Pd con gli ex di Sinistra e libertà .
“Potrebbero spaccarsi sul Rosatellum”, prevede una fonte Dem. “In quanto dovranno scegliere se accettare qualche candidatura di collegio oppure se andare da soli e provare a superare il 5 per cento…”.
Va da sè che l’offerta Dem non vale per gli ex Pd, ma si rivolge a Giuliano Pisapia e i suoi, come tra l’altro ha detto in chiaro Renzi due settimane fa. Scotto intanto chiude: “Primo: non ci piacciono le liste bloccate, anche se corte. Secondo: noi in un’alleanza con Alfano non ci stiamo”.
E Alfano ci sta col Pd? Al Nazareno contano di superare le perplessità del ministro degli Esteri offrendo anche a lui alcuni collegi di elezioni sicura. “Se poi vuole aprire una crisi di governo perchè non gli piace la soglia del 5 per cento, faccia pure — dice una fonte Dem — Tanto siamo a fine legislatura”.
E in questo caso si andrebbe al voto in autunno, appena approvata la legge elettorale prima dell’estate: sogno di Renzi, convinto che il M5s in realtà non voglia andare al voto anticipato. “Ma Alfano non aprirà alcuna crisi…”, sono certi al quartier generale del Pd.
Da stasera via al nuovo round in commissione Affari Costituzionali di Montecitorio.
(da “Huffingtonpost”)
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