ROUSSEAU, IL 94% DICE SI’ ALL’ACCORDO COI RAZZISTI, MA VOTANO SOLO IN 44.000 (SENZA CONTROLLO TERZO) SU 130.000 ISCRITTI
DI MAIO NON MOLLA LA SUA CANDIDATURA A PREMIER
Il blog ha deciso. Il 94% dei votanti ha detto sì al contratto di governo M5s-Lega. Praticamente un plebiscito. Hanno votato 44.796 persone, meno di un terzo rispetto ai 130mila iscritti certificati, ma sta di fatto che 42.274 hanno votato sì e 2.522 no.
Luigi Di Maio ha quindi il pieno mandato del blog per portare il contratto di governo a Palazzo Chigi.
Che ci sarebbe stato un via libera praticamente unanime lo si era capito già di buon mattino. Bastava ascoltare la differenza di toni tra Di Maio e Salvini. Il primo alle dieci di mattina parla già su Facebook. Ci crede: “Non so se sarò io il premier, ma il nostro programma andrà al governo”.
Non c’è il passo di lato nelle sue parole. Almeno in quelle della mattina. Le ore passano, i malumori degli alleati leghisti attorno al big grillino a Palazzo Chigi aumentano, quindi il capo politico pentastellato smussa i toni: “Ho sempre detto che se il problema sono io, sono disponibile a non fare io il presidente del Consiglio”.
La vaghezza in questa fase è tanta, ma Di Maio, rispetto a Salvini, è sempre il leader più ottimista. Dice che è fatta: “La prossima settimana si parte. È un momento storico”.
Ecco invece Salvini, un altro iperattivo social, parla a Monza intorno a mezzogiorno. È ambiguo come spesso accade: “Faremo di tutto perchè un governo nasca, in ogni caso un governo nascerà . Lunedì sicuramente andremo dal presidente Mattarella per rispetto, perchè comunque si chiuda abbiamo fatto tutto il possibile”.
Parole che fanno diminuire il livello di certezza in questa trattativa che sembra infinita, salvo poi ufficializzare il via libera del consiglio federale al contratto e a trattare con i 5Stelle sulla squadra di governo.
Politicamente la dinamica è questa. Di Maio cerca di blindare il programma, lancia la votazione online sul contratto anticipando di un giorno i gazebo della Lega.
In serata è arrivato l’ok della base. La tempistica è perfetta, studiata al secondo: permetterà al capo politico grillino di dire che ha fatto il possibile per far nascere il nuovo governo e che anche gli attivisti pentastellati erano d’accordo.
Casomai dunque, se la trattativa dovesse fallire sulla figura del premier, la responsabilità sarà degli altri.
Per “altri” leggasi “Lega”, asserragliata nella sede di via Bellerio. L’aria che tira ha tutto il peso di una trattativa che va avanti da settanta giorni e ormai ha come termine fissato lunedì.
La mossa di Silvio Berlusconi, quando Di Maio posta il secondo video su Facebook nel giro di pochissime ore, è dietro l’angolo e infatti diventa dirompente dopo le parole del capo grillino.
L’ex premier invita Salvini a tornare a casa. Tra i pentastellati, che all’esterno continuano a dirsi sereni, inizia a circolare il sospetto che la frase del leader di Forza Italia possa essere per Salvini il pretesto per rompere con i 5Stelle proprio quando le voci di Di Maio premier si fanno più insistenti. Ma dall’alleato arrivano poche ore dopo rassicurazioni ufficiali.
Il contratto c’è ed è stato approvato dagli M5s, ma il grande assente resta il premier. Mentre Salvini si è auto proposto alla guida del Viminale dicendo che avrebbe fatto un passo di lato per quanto riguarda la premiership, Di Maio non è chiaro.
Sa che su di lui il veto da parte tanti leghisti è forte. Quindi non conferma e non smentisce. “Non so se io, Luigi Di Maio, andrò a fare il premier ma il nostro programma andrà al Governo”, dice lo stesso Di Maio. Un “non so” che apre una strada e potrebbe chiudere quella del premier terzo, salvo poi dirsi disponibile a non fare il presidente del Consiglio.
Anche i parlamentari più vicini al big pentastellato non nascondo quanto sarebbe bello conquistare Palazzo Chigi, ma sanno che per molti leghisti potrebbe essere indigeribile ed è per questo che le parole di Berlusconi fanno un po’ paura.
I contatti telefonici tra Salvini e Di Maio vanno avanti in modo “smart”, come spiega Di Maio.
E fonti leghiste fanno trapelare di non aver gradito le parole di Berlusconi e in questo modo prosegue la strada del Governo gialloverde.
Il segretario del Carroccio lancia al mondo messaggi talvolta contraddittori, da un lato si dice fiero del contratto: “C’è tanto centrodestra”, dice.
Poi a Monza aggiunge: “Da lunedì in poi spero di essere qui a parlare di che cosa fa il governo”. Ma nello stesso tempo non dà per scontato che l’esecutiva si farà , buttando lì un “comunque vada”.
L’esatto opposto dello storytelling di Di Maio, che nei suoi video postati su Facebook a favore dei fan ha creato la cornice perfetta per un leader. Luci giuste, sorriso fiero e soddisfatto. Con il dito indica l’obbiettivo, quindi chi lo ascolta e dice: “Nel contratto ci sei tu.”.
Attorno a lui c’è chi, come Berlusconi, fiuta la trappola per il centrodestra.
(da “Huffingtonpost”)
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