SACCOMANNI PARLA CHIARO: “ABOLIZIONE IMU INIQUA, MEGLIO LA SERVICE TAX”
E METTE ON LINE IL DOCUMENTO CON NOVE IPOTESI
Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni pubblica le carte con tutte le ipotesi (già consegnate alla Cabina di Regia) sulla riforma della tassazione immobiliare.
Riforma che comunque non arriverà prima di Ferragosto e che sarà definita nei dettagli molto probabilmente nell’ultimo Consiglio dei ministri utile (il 28) prima della scadenza del 31 agosto. La decisione del ministro arriva nell’ennesima giornata di botta e risposta tra le forze politiche della maggioranza con il Pd che punta a una rimodulazione dell’imposta (con l’introduzione anche di una service tax e maggiore autonomia ai Comuni) e il Pdl fermo nella richiesta di eliminare del tutto l’Imu sulla prima casa.
Ipotesi peraltro definita «irrazionale» da Scelta Civica.
La posizione del Mef, tra le diverse ipotesi, sembrerebbe più vicina a quella del Pd, anche perchè – si spiega nel documento – l’abolizione tout-court sarebbe poco equa ed efficiente e avrebbe pure un effetto recessivo, visto che a trarne maggior vantaggio sarebbero i più ricchi. Viceversa la service tax e la maggior autonomia decisionale dei comuni sarebbero le ipotesi «migliori».
E che la Service Tax (nella quale potrebbe confluire anche la Tares) sia tra le ipotesi «maggiormente» in campo lo conferma anche il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, spiegando, a RadioAnch’io, che sarebbe la soluzione che «più può coniugare la necessità politica di superare l’Imu e l’esigenza di dare più spazio ai Comuni e al loro potere decisionale». Peraltro Baretta si spinge più in là , aggiungendo che in ogni caso a settembre non si dovrebbe pagare la prima rata, al momento solo sospesa, perchè «non si può fare pagare a settembre ciò che non si è fatto pagare a giugno».
E al Tesoro si sta effettivamente lavorando all’ipotesi, che costerebbe, come si legge anche nel documento, 2,4 miliardi e con la quale però non si affrontano «i problemi strutturali del prelievo immobiliare».
La cancellazione dell’acconto sarebbe comunque il primo passo, cui far seguire la riforma complessiva, sulla quale l’intesa politica sembra ancora molto lontana.
Su Imu e Iva, dice il segretario del Pd Guglielmo Epifani, vanno cercate «soluzioni logiche e compatibili», mentre Matteo Colaninno, ricorda di nuovo che il punto di mediazione non può che essere «diverso dalle rispettive posizioni di partenza».
E però ribadisce che per il Pd investire 4 miliardi ogni anno è «uno spreco ingiustificato di risorse» perchè, come sottolinea il viceministro dell’Economia Stefano Fassina, tante sono le priorità , a partire da Iva, cassa integrazione in deroga ed esodati. Insomma, superare l’attuale sistema «non vuol dire eliminare l’Imu sulla prima casa per tutti».
Sul fronte opposto il Pdl.
ECCO IN TITOLI LE NOVE IPOTESI SULLE QUALI SI STA RAGIONANDO
1) Esenzione totale dall’Imu per l’abitazione principale. Circa 4 miliardi.
2) Incremento non selettivo della detrazione di base dell’Imu prevista per l’abitazione principale. Costa da 1,3 a 2,7 miliardi a seconda dell’aumento della detrazione.
3) Rimodulazione selettiva dell’esenzione dall’Imu sull’abitazione principale (con diversi parametri: in funzione del valore dell’immobile; parametrata al reddito; in funzione della condizione economica del nucleo familiare, misurata attraverso l’Isee; applicazione dei valori Osservatorio del mercato immobiliare per la determinazione della base imponibile). Vale da 1 a 2,3 miliardi a seconda della rimodulazione scelta.
4) Interventi sull’Imu relativa all’abitazione principale contestuali ad altri tributi (contestuale eliminazione/riduzione della deducibilità ai fini Irpef delle rendite abitazione principale e reintroduzione totale/parziale in Irpef dei redditi degli immobili non locati; rimborso dell’Imu sull’abitazione (integrale o parziale) attraverso l’attribuzione di un credito di imposta (o una detrazione); esenzione dall’Imu per l’abitazione principale e contestuale rimodulazione della Tares relativa ai servizi indivisibili). In questo caso si ipotizzano anche recuperi di gettito fino a circa 2 miliardi fino a 4,3 miliardi.
5) Deducibilità dell’Imu per le imprese. Costerebbe 1,2 miliardi.
6) Restituzione ai Comuni del gettito derivante dagli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D. Costerebbe 4,6 miliardi.
7) Abolizione dell’addizionale comunale all’Irpef e contestuale incremento dell’Irpef. Con una perdita di gettito di circa 3,4 miliardi.
8 Derubricazione della revisione dell’Imu relativa all’abitazione principale a un problema di finanza locale. Si punterebbe a accrescere l’autonomia finanziaria dei Comuni, potenziando i margini di discrezionalità sul fronte della Tares, dando loro la possibilità di introdurre una service tax per la copertura dei servizi indivisibili (in ipotesi, fino a un massimo di gettito potenziale dell’ordine di 2 miliardi).
9) Abolizione della prima rata dei versamenti Imu sospesi ai sensi del decreto 54 del 2013. Costa 2,4 miliardi.
(da “la Stampa”)
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