SALVINI CERCA LA VIA D’USCITA: “ALTO RISCHIO, BASSA RESA”
LA BATTUTA DI GIORGETTI DA’ IL SENSO DELLA SITUAZIONE: “ACCORDO? SI’, PER IL VOTO”
«Altissimo rischio politico, bassa resa». Sono le cinque parole attribuite al leader che nelle ultime ore in Lega si diffondono come fossero uno slogan. Ma è uno slogan per la campagna elettorale.
Lo dice Giancarlo Giorgetti all’uscita dal Quirinale. Il capogruppo leghista alla Camera, di fronte alle telecamere e ai taccuini spalancati, si lascia andare. Gli chiedono se la Lega si stia avviando verso un accordo con i 5 stelle. E lui risponde: «Per le elezioni… ».
Lo staff leghista si affanna a precisare: solo una battuta. Ma è quella che dà il segno alla giornata. E le parole molto nette di Salvini dopo l’incontro con il capo dello Stato («Gli accordi un tanto al chilo non fanno per me») sono il segno, dicono i suoi sostenitori, di una svolta: «Siamo usciti dal piano inclinato. L’accordo con i 5 stelle non è più inevitabile».
Parole simili le avrebbe pronunciate il segretario: «Abbiamo costruito una via d’uscita rispetto al destino obbligato».
Perchè il tavolo sul programma è servito soprattutto a rimarcare le divisioni con i 5 stelle.
Quanto al candidato premier, la verità è sempre la stessa: «Non c’è».
E così, la Lega si affida al repertorio antico per risolvere il problema attuale: il prossimo weekend torneranno nelle piazze i gazebo, simbolo rustico della volontà popolare. In cui si chiederà il parere dei cittadini su alcuni punti del «contratto» di governo con i 5 stelle in fase di complicata gestazione.
Guarda un po’, saranno sottoposti a consultazione proprio gli aspetti che – a dispetto di estenuanti riunioni – nel rapporto con gli stellati sembrano proprio non funzionare: immigrazione, legittima difesa, riformulazione dei trattati europei. Più l’abolizione della Fornero e la Flat tax, cuore del programma leghista.
Il faccia a faccia con Mattarella per Salvini è stato una «presa di coscienza». Tanto per cominciare sull’Europa.
Il presidente della Repubblica ha ricordato alla delegazione leghista l’entità dei vincoli europei e internazionali dell’Italia. Non che Salvini li ignorasse, ma l’esposizione di Mattarella deve essere stata efficace. Perchè poco più tardi, il leader leghista si apriva con i suoi: «La verità è che per superare quel tipo di vincoli, occorre un piglio di un certo tipo. Un’impresa così richiede una grande convinzione».
Sottinteso: piglio e convinzione che con i 5 stelle sarebbero assai difficili da mettere in campo. Il deludere l’elettorato anti euro non è che uno degli aspetti della «bassa resa» dell’accordo con gli stellati.
Peggio ancora sarebbe se nessuno vedesse il nuovo in tema di immigrati: «Impensabile mettersi in gioco senza essere certi di avere le mani libere» dice ai suoi Salvini. Sul fronte dell’altissimo rischio politico, c’è il rapporto con il centrodestra.
Il segretario leghista in prospettiva non crede alla «benevolenza» degli atteggiamenti di Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni: «Ci marcherebbero stretto e non ce ne lascerebbero passare una. Per giunta, Meloni si muove su terreni vicini a quelli della Lega, e dunque il rischio cresce».
Il presidente Mattarella, secondo i leghisti, è stato «molto corretto». Però, loro sanno che il presidente deve solo attendere qualche giorno prima che il tentativo di governo pentaleghista si areni da solo.
Per dipingere lo spirito in cui si muove il Quirinale, a Giancarlo Giorgetti è attribuita un’immagine presa da Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway. Citata così: «Dagli corda, dagli corda… quando si stancheranno, potrai tirarli su…».
(da “Il Corriere della Sera”)
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