SALVINI E IL PROCESSO PER DIFFAMAZIONE A CAROLA PER LA SEA WATCH: LA PROCURA DI MILANO CHIUDE LE INDAGINI
L’ATTO DEL PM PRELUDE ALLA RICHIESTA DI PROCESSO
La Procura di Milano ha chiuso l’indagine in vista della richiesta di processo nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini accusato di diffamazione dopo la querela depositata lo scorso luglio, tramite i suoi legali, da Carola Rackete, comandante della Sea Watch3.
Un altro caso, che si incrocia in qualche modo con la vicenda della nave Gregoretti
Il pm Giancarla Serafini, titolare del fascicolo trasmesso per competenza da Roma, un paio di settimane fa – da quanto ha appreso l’Ansa – ha notificato l’avviso di chiusura dell’inchiesta.
La denuncia da parte della capitana della Sea Watch era stata depositata lo scorso 12 luglio alla Procura di Roma e gli atti, dopo l’iscrizione di Salvini per diffamazione, sono stati poi trasmessi a Milano, dove risiede l’ex ministro.
Rackete, rappresentata dal legale Alessandro Gamberini, nella querela aveva spiegato che le esternazioni di Salvini sul caso Sea Watch, “lungi dall’essere manifestazioni di un legittimo diritto di critica, sono state aggressioni gratuite e diffamatorie alla mia persona con toni minacciosi diretti e indiretti”.
A tal proposito nell’atto si citano le espressioni dell’allora ministro: “sbruffoncella”, “fuorilegge”, “delinquente”, autrice di un atto “criminale”, responsabile di un tentato omicidio in quanto “avrei provato a ammazzare cinque militari italiani”, “complice dei trafficanti di esseri umani” e altre ancora.
Interventi che sono, si legge sempre nella denuncia, “un puro strumento propagandistico e istigatorio di un ‘discorso dell’odio’, che travolge ogni richiamo alla funzione istituzionale”. Affermazioni che “non solo hanno leso gravemente il mio onore e la mia reputazione, ma mettono a rischio la mia incolumità , finendo per istigare il pubblico dei suoi lettori a commettere ulteriori reati nei miei confronti”.
Il leader della Lega, difeso dall’avvocato Claudia Eccher, in teoria ha tempo 20 giorni – termine non perentorio – dalla notifica dell’avviso di chiusura delle indagini per presentare memorie difensive o farsi interrogare.
Poi il pm può chiedere il rinvio a giudizio o se lo riterrà anche l’archiviazione.
(da agenzie)
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