ECCO PERCHE’ E’ CORRETTO CHE SALVINI VENGA PROCESSATO
L’ITALIA E’ UNO STATO DI DIRITTO, I POLITICI NON GODONO DI IMPUNITA’
Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera l’avvocato Bongiorno dichiara che al Senato spetta verificare se Salvini, nel trattenere contro la loro volontà i naufraghi a bordo della Gregoretti, “abbia agito nell’interesse pubblico”.
Ma la questione è molto diversa da come viene così semplificatamente descritta.
Sarebbe infatti davvero ingenua e pericolosa una disciplina costituzionale che permettesse di compiere reati a un ministro e di sottrarsi al sindacato del giudice penale solo che dimostri di aver agito nell’ ”interesse pubblico”.
In tal caso a un ministro che abbia rubato, basterebbe dimostrare di averlo fatto non per incassare le somme ma per devolverle allo Stato, nell’interesse pubblico, appunto.
E’ chiaro che non è così.
Il nostro sistema costituzionale invece, per esonerare dal sindacato penale il reato ministeriale, esige che esso sia stato compiuto per la “tutela di un interesse dello stato costituzionalmente rilevante” o per il “perseguimento di un interesse costituzionale prevalente”, interessi pubblici dunque assai qualificati che nel caso della nave Gregoretti mancavano del tutto.
Infatti l’ingresso dei naufraghi non minacciava affatto la sicurezza dello Stato e la “tutela dei confini” non era in pericolo: anche un bambino capisce che una nave della nostra Marina Militare che sbarca un centinaio di naufraghi sotto shock non costituisce pericolo per gli interessi nazionali.
Il vero interesse perseguito da Salvini era la redistribuzione degli immigrati a livello europeo ma, non solo non si tratta di interesse costituzionale, men che meno “prevalente o preminente”, in ogni caso non poteva essere perseguito con strumenti illeciti (come il sequestro di persona che l’avvocato Bongiorno derubrica a “rallentamento nello sbarco”), ricattando i nostri partner comunitari, violando i trattati internazionali del mare e violando i diritti fondamentali dei naufraghi.
Sono solo casi di stretta necessità — paragonabili alla forza maggiore — quelli che possono giustificare l’impunità .
Quel che conta è che un giudice penale lo possa accertare. Se poi i tempi del processo si riveleranno “lunghissimi” e l’ex ministro si troverà “bloccato per anni ostaggio del processo” vorrà dire che vivrà sulla propria pelle l’esperienza di migliaia di italiani e che così il suo approccio ai problemi della riforma della giustizia sarà più consapevole sarebbe.
Proprio perchè queste decisioni restano nei precedenti dei lavori parlamentari sarebbe opportuno che il Senato questa volta conceda l’autorizzazione a procedere altrimenti l’Italia diverrà un paese i cui ministri sapranno di essere liberi di svolgere iniziative di politica estera — invece che con la forza del dialogo – ricattando, impuniti, con l’esercizio della forza le altre Nazioni e calpestando i diritti fondamentali dei più deboli.
Insomma quanto di più distante da uno “stato di diritto”.
(da “Huffingtonpost”)
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