“SALVINI SAPEVA DELLA TRATTATIVA COI RUSSI AL METROPOL”
SCRIVONO I PM DI MILANO: “E’ VEROSIMILE CHE MATTEO SALVINI FOSSE A CONOSCENZA DELLE TRATTATIVE PORTATE AVANTI DA SAVOINI, MERANDA E VANNUCCI, VOLTE AD ASSICURARE IMPORTANTI FLUSSI FINANZIARI AL PARTITO” … SUL LEADER LEGHISTA PERÒ “NON SONO MAI EMERSI ELEMENTI CONCRETI”, A PARLARE DI LUI SONO PERÒ I TRE ITALIANI E SALVINI DICE: “NON FATE IL MIO NOME PERCHE’ SONO FOTTUTO”
C’era l’urgenza di raggiungere l’accordo, di perfezionare quella compravendita da un miliardo di dollari di gas russo che avrebbe portato circa 73 milioni di dollari nelle casse della Lega e finanziato così la campagna per le Europee 2019.
Un progetto naufragato dopo che finì sui giornali l’incontro del 18 ottobre 2019 all’hotel Metropol di Mosca, dove l’ex portavoce di Matteo Salvini, Gianluca Savoini, l’avvocato Gianluca Meranda (che diffonderà l’audio) e il broker Francesco Vannucci incontrarono gli uomini dell’establishment russo.
Il fallimento dell’operazione e la mancata individuazione di pubblici ufficiali russi porta così il procuratore aggiunto di Milano, Fabio De Pasquale, coi pm Giovanni Polizzi e Cecilia Vassena, a chiedere l’archiviazione del fascicolo.
«Sin dall’inizio dell’inchiesta – scrivono i pm – è dunque apparso verosimile che Matteo Salvini fosse a conoscenza delle trattative portate avanti da Savoini, Meranda e Vannucci, volte ad assicurare importanti flussi finanziari al partito». Sul leader leghista però «non sono mai emersi elementi concreti, E per questo Salvini non è mai stato indagato.
A parlare in continuazione di lui sono però i tre italiani. Esplicitano di dover «non soltanto chiudere l’accordo, ma di riuscirvi molto rapidamente, attesa la prossimità delle elezioni ».
Sei mesi prima del Metropol, è Vannucci a informare Meranda «di essere in quel momento con un “Matteo”», per i pm «identificabile nel segretario della Lega». «Decisamente più intensi – annota ancora la Gdf – i contatti e gli incontri di Savoini con il segretario della Lega», a ridosso di «momenti salienti delle trattative, come tra il 6 e il 9 luglio, immediatamente successivi al rientro di Savoini da Mosca».
In un altro resoconto, il 17 luglio, Vannucci riferisce a Meranda le parole di Savoini, di ritorno dalla Russia, dov’ era anche Salvini. «La sera dopo c’è stata la cena Kappa (che i pm ipotizzano essere l’imprenditore Konstantin Malofeev) gli ha detto… “allora, Matteo, hai bisogno di una mano?”… “eh”… dice… “sì, sa tutto lui… non mi tenete nel mezzo… non mi chiamate… non fate il mio nome perché sono fottuto… pero è una cosa che mi va bene, a cui tengo particolarmente, perché per me è la tranquillità”… e Kappa gli ha detto…”provvederemo”».
(da La Repubblica)
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