SANITA’ ALL’ITALIANA: DOVE L’ECOGRAFIA VA PRENOTATA PRIMA DI RIMANERE INCINTA
CINQUE MESI DI ATTESA PER UNA ECOGRAFIA AL TERZO MESE DI GRAVIDANZA
Mariana V, 29 anni, è alla sua prima gravidanza. Felice di avere un bambino, felice, lei romena, di stare in Italia dove è garantita l’assistenza.
È in regola, ha la tessera sanitaria, il diritto ad essere assistita. Come fosse un’italiana.
Il medico le dice che deve fare un’ecografia feto-placentare alla dodicesima settimana.
Tutto chiaro, sembra facile.
Chiama il centro unico di prenotazione del Lazio.
Le risponde una gentile signorina che quando sente la domanda non si trattiene dal ridere. «Signora ma è impossibile farla prima della fine di febbraio, doveva chiamare prima».
«Chiamare prima quando? – insiste Mariana -. Sono all’ottava settimana di gravidanza, ho appena saputo di aspettare un bambino. E adesso come faccio?».
Dall’altra parte una stentata comprensione: «La capisco, ma che cosa vuole, qui le cose stanno così. Prenoti per la prossima gravidanza».
Eh sì, il calcolo è presto fatto: se l’attesa per una ecografia in gravidanza è mediamente di cinque mesi, questo significa che una donna che ne ha bisogno dovrebbe prenotare due mesi prima di rimanere incinta.
Così Mariana cerca un centro convenzionato ma è una caccia al tesoro.
Nel privato deve spendere 120 euro. «Ma per me è una spesa enorme. Continuerò a cercare. Intanto prenoto l’ultima ecografia, quella precedente al parto, per valutare la crescita. E spero che ci sia posto».
Mariana pensava che in Italia le cose andassero in maniera diversa. Anche il ginecologo pubblico in cui è incappata le ha detto chiaramente che se vuole avere lui in sala parto deve fare le visite privatamente, pagandole.
Altrimenti, si va al pronto soccorso e si partorisce con l’assistenza di chi è di turno.
«Ma non è dappertutto la stessa cosa in Italia, una mia amica che sta a Firenze dice che non ha avuto nessun problema. Se si può, mi conviene cambiare regione per gli accertamenti. Pago il viaggio ma almeno ho la prestazione».
Maria Corbi
(da “La Stampa”)
Leave a Reply