SCAJOLA FA IMPLODERE IL MODELLO PATACCA DI TOTI: A IMPERIA BATTE AL PRIMO TURNO IL CANDIDATO UFFICIALE DEL CENTRODESTRA
ANCHE AD ALASSIO, CERIALE, BORDIGHERA E VALLECROSIA SCHIAFFONI A TOTI E AI SUOI COMPAGNI DI MERENDE LEGHISTI
Claudio Scajola è tornato. E al ballottaggio proverà a diventare per la terza volta sindaco della sua Imperia.
L’ex ministro, infatti, è risultato l’aspirante primo cittadino più votato (con il 35,28 per cento), staccando nettamente il candidato ufficiale del centrodestra, l’architetto Luca Lanteri che si è fermato al 28,67.
Sarà ballottaggio tutto a destra, quindi, fra il redivivo Scajola e l’uomo sostenuto dal “Modello Toti” (lo schieramento che tiene insieme Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Area popolare).
E proprio contro il governatore della Liguria si scaglia l’ex leader di Forza Italia. “Sono lieto che nel Ponente ligure, con Ceriale, Alassio, Bordighera e Vallecrosia, si sia detto fine alla patacca del modello Toti, che significa solo l’affermazione di una persona attraverso una oppressione delle autonomie. Ritengo che le elezioni amministrative siano il trionfo dei cittadini nello scegliere il sindaco che ritengono il meglio”, ha detto Scajola definendo il suo un “risultato molto lusinghiero, tanto più quando veniva predicato, con un sondaggio patacca, un discorso opposto che mi vedeva addirittura al quarto posto“.
“Io — ha aggiunto — mi qualifico di centrodestra. La mia è una lista civica che si caratterizzava come un appello ai cittadini per parlare dei problemi di questa città , in decadenza e rilanciarla”.
Scajola si è presentato infatti con il sostegno di 3 liste civiche, in aperta ostilità al fronte del centrodestra.
Dovrà affrontare un ballottaggio serratissimo con l’uomo del centrodestra, in cui saranno decisivi i voti di chi al primo turno ha sostenuto il candidato del Pd (in continuità con il sindaco uscente) o le liste minori.
L’ex ministro, 70 anni, ha dalla sua un’esperienza pluridecennale negli incarichi pubblici: già sindaco della stessa Imperia dal 1982 al 1983 (qui le prime dimissioni per un’indagine a suo carico per concussione) e poi dal 1990 al 1995.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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