SCONFITTA LA LINEA SACCONI, RENZI NON PUO’ PERMETTERSI DI SPACCARE IL PD
IL PREMIER NON RIESCE A REGALARE LO JOBS ACT AD ALFANO E CONFINDUSTRIA… CONFRONTO DRAMMATICO IN CDM, POI IL VIA LIBERA AI DECRETI, STRALCIATO L’OPTING OUT
È al termine di un confronto a tratti drammatico che i decreti sul jobs act vengono riequilibrati con “la mano sinistra”.
Il nodo più importate, l’opting out – e cioè la possibilità per l’azienda di optare per l’indennizzo anche in caso di licenziamento illegittimo di natura disciplinare, con una quota di risarcimento che oscilla tra 30 e 36 mensilità – è di fatto stralciato: “Chiudiamo così — dice Renzi nel corso del cdm che ha dato il via libera anche al decreto sull’Ilva — ascoltiamo le commissioni e poi valutiamo”.
È il terreno della battaglia vera: la possibilità da parte dell’impresa si “superare il reintegro” nel posto del lavoro deciso dal magistrato pagando al dipendente un indennizzo più alto. Anche in caso di licenziamenti disciplinari.
Di fatto, l’abolizione totale dell’articolo 18.
Quando il premier lascia intendere, sin dal preconsiglio, che non ha alcuna intenzione di seguire la linea Sacconi facendo saltare il delicato equilibrio interno al Pd, i ministri di Ncd minacciano di non partecipare al consiglio dei ministri.
È per questo che slitta di un paio d’ore: dalle 10 alle 12,30.
La verità è anche Renzi, nelle ultime 24 ore, si trova di fronte a una scelta.
Perchè, con i partner di Ncd si era mostrato assai possibilista sull’opting out. Ed è stato solo dopo una lunga mediazione con pezzi importanti del suo partito che ha deciso di preservare l’unità del Pd, anche in vista della battaglia sul Quirinale.
Il capogruppo Roberto Speranza è rimasto fino all’ultimo a Roma.
È stato lui, insieme a Guglielmo Epifani, Cesare Damiano e il ministro Martina a far capire che far saltare il compromesso raggiunto all’ultima direzione del Pd sarebbe stato devastante.
Quello cioè in base al quale il reintegro scompare sui licenziamenti economici, c’è sempre in quelli discriminatori menrte per quel che riguarda i licenziamenti disciplinari vanno normate le fattispecie.
Ecco, attorno a quella mediazione si riconoscono oltre circa 120 parlamentari, il corpaccione del Pd non disposto a seguire la linea del no a tutto di Cuperlo e Fassina, ma neanche disposta a sposare la linea del renzismo oltransista.
C’è molta preoccupazione per il voto sul Quirinale nella scelta del premier di non far saltare l’equilibrio del Pd.
E chissà se è un caso che la mediazione arriva il giorno dopo che Renzi è salito al Colle da Napolitano.
Fonti del Quirinale raccontano che l’ultimo a salire per gli auguri e per un colloquio al Colle, nel tardo pomeriggio, è stato il capogruppo Roberto Speranza.
(da “Huffingtonpost“)
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