SE DI BATTISTA DIVENTA CAPO POLITICO DEL M5S ARRIVA IL PARTITO DI CONTE
IL RETROSCENA DEL “CORRIERE DELLA SERA”
Tommaso Labbate sul Corriere della Sera parla oggi in un retroscena delle intenzioni dei Big del MoVimento 5 Stelle e della resistibile ascesa di Alessandro Di Battista alla leadership dei grillini:
Tra i sopravvissuti dibattistiani ci sono le ex ministre Giulia Grillo e Barbara Lezzi, il deputato Pino Cabras, poi i tre eterodossi del gruppo di Bruxelles, Ignazio Corrao, Rosa D’Amato e Piernicola Pedicini. Più le quinte colonne che stanno ormai fuori come il giornalista Gianluigi Paragone, in predicato di fondare un partito no euro, e l’espulso Michele Giarrusso, già presente nella lista dei firmatari dell’appello con cui «Dibba» tentò di fare uno sgambetto al governo nei giorni della riconferma di Claudio Descalzi alla guida dell’Eni. Senza dimenticare Max Bugani, che dopo la rottura con Davide Casaleggio e le liti con Luigi Di Maio, oggi è di stanza al Campidoglio, insieme a Virginia Raggi. La strada che potrebbe riportare Di Battista verso la leadership è la stessa che provocherebbe una scissione.
Come spiega uno dei volti pentastellati più noti, tra i meglio sintonizzati con le onde di Palazzo Chigi, «l’unica sua possibilità è quella che la leadership del Movimento venga messa in palio con una votazione secca sulla piattaforma Rousseau, visto che è ancora molto popolare tra gli attivisti; ma Grillo e compagnia, a quel punto, sconfesserebbero il Movimento, lasciando nome e simbolo nelle mani di Casaleggio e puntando tutto sul partito di Conte».
Quindi Di Battista rischia di restare da solo alla guida di un partito di “rivoluzionari del giovedì” che il venerdì sarebbero in grave difficoltà :
Resta l’ipotesi di diventare il paladino delle rivolte sociali d’autunno, ma questo vorrebbe dire mettersi contro il governo. Oppure temporeggiare ancora, cosa che però gli non gli ha portato fortuna. In fondo, è la scommessa che fece nel 2018, annunciando la non ricandidatura convinto che un pareggio alle elezioni e lo stallo parlamentare avrebbero portato a nuove elezioni qualche mese dopo. È cosa nota, non è successo.
(da “NextQuotidiano”)
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