SEMPRE PIU’ REGIME: BAVAGLIO ALL’INFORMAZIONE, LA BONGIORNO NON CI STA E SBATTE LA PORTA
SI E’ DIMESSA LA RELATRICE FINIANA DELLA COMMISSIONE: “MAI AVALLERO’ QUESTO OBBROBRIO”… IL PDL DELIRA: “CARCERE PER I GIORNALISTI”
L’agenzia Moody’s taglia il rating dell’Italia di tre livelli.
Dieci giorni fa il downgrade di Standard&Poor’s.
Ma le priorità del governo sono altre, in primis il disegno di legge per limitare l’uso delle intercettazioni da oggi in esame alla Camera che ha bocciato le questioni pregiudiziali di Pd e Idv al testo.
Con 307 no (Pdl e Lega), 230 voti a favore (Pd e Idv) e 63 astenuti (i deputati del Terzo polo), le pregiudiziali di costituzionalità sono state respinte. Risultato analogo anche della votazione sulla pregiudiziale di merito: 229 sì, 307 no e 64 astenuti.
Ma se la ‘partita’ in aula è appena cominciata, a livello politico lo scontro è già in atto da tempo.
E i toni sono da battaglia. Nel pomeriggio dopo una piccola polemica con il Guardasigilli Francesco Nitto Palma (guarda il video), sono arrivate le dimissioni di Giulia Bongiorno, presidente della Commissione giustizia alla Camera che già ieri aveva minacciato di lasciare l’incarico dopo aver detto “non sarò io la relatrice di questo obbrobrio” .
Al suo posto, il deputato Pdl Enrico Costa, autore dell’emendamento-compromesso messo a punto con l’obiettivo di rendere impubblicabili le intercettazioni fino alla cosiddetta “udienza filtro”.
”L’accordo su questo testo era stato raggiunto due anni e mezzo fa. Ed era stato il frutto di lunghe trattative. Io avevo già fatto la relazione in aula su questa versione. Ora, il fatto che vogliano stravolgere tutto è chiaramente una violazione di questo accordo”, ha spiegato l’avvocato Bongiorno.
”Vorrei ricordare — ha sottolineato la presidente della commissione Giustizia alla Camera — che io avevo già fatto una relazione in Aula proprio perchè era stato raggiunto un accordo su questo testo. Poi arrivò l’ordine dall’alto di lasciar perdere, perchè era considerato un provvedimento troppo annacquato. Ma per me l’accordo era e resta su quella versione del ddl”. “Pertanto — ha concluso — rimettere le mani ora sulla riforma stravolgendola la ritengo una violazione dell’intesa raggiunta e quindi non ho potuto far altro che dimettermi da relatore, indicando al mio posto il capogruppo del Pdl Enrico Costa”.
“Avevamo lavorato tanto su questo provvedimento — ricorda la parlamentare finiana — e avevamo raggiunto l’intesa dopo decine di incontri con Ghedini e con gli editori. Ora, nel giro di due giorni, si è deciso di stravolgere tutto questo. Cambiando profondamente un testo sul quale si era raggiunto, ripeto, un accordo, che era il presupposto per il mio sì”.
“Con i giornalisti ci andrei con i piedi di piombo”, ha esordito il neo relatore Costa augurandosi che sul provvedimento arrivino le proposte anche dell’opposizione.
“Bisogna allargare il consenso, spero che ci possa essere un’ampia convergenza, noi andiamo avanti”, ha detto Costa senza specificare se la maggioranza metterà la fiducia sul provvedimento.
Il deputato Pdl Maurizio Paniz ospite di ’24 Mattino’ su Radio 24 è tornato a chiedere il carcere per i giornalisti: “Il cronista che pubblica ciò che non può pubblicare dovrebbe subire una sanzione penale. Il carcere magari è un percorso più lungo. Che ne so, ci vorrebbe una sanzione da 15 giorni a un anno, poi il giudice graduerà a seconda della violazione, vedrà se sono possibili riti alternativi, pene pecuniarie o multe o — ha ripetuto il deputato Pdl — se il giornalista debba andare in carcere. Cosa che è tutto sommato molto rara nel nostro ordinamento per questa tipologia di situazione”.
Poi ha fornito dati falsi sul numero degli intercettati in Italia.
Paniz ha sostenuto che ogni giorno vengono ascoltate 3 milioni di conversazioni.
Una cifra iperbolica calcolata sulla base di questo ragionamento: secondo il deputato-avvocato Pdl ogni anno in Italia vengono intercettate 150 mila persone e, visto che ciascuna di esse fa in media una ventina di chiamate a testa, il conto è presto fatto.
Peccato però che 150 mila siano le utenze e non le persone intercettate (qualsiasi spacciatore di droga utilizza più telefoni, ndr) e che quelle 150 mila utenze non vengano ascoltate per 12 mesi di seguito, ma a seconda dei casi, anche per pochissimi giorni.
La maggioranza ormai è al delirio e invoca leggi speciali.
Tira aria di regime.
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