“SI’ ALLE OLIMPIADI, PORTANO SOLDI PER MIGLIORARE LA VITA DEI ROMANI”: LO STRAPPO DI BERDINI, ASSESSORE ALL’URBANISTICA DELLA RAGGI
“E’ UNA OPPORTUNITA’: NO AL MODELLO EXPO E GRANDI OPERE, SERVONO INTERVENTI STRUTTURALI”
Quante cose si possono fare con 5 miliardi? Sono i soldi che pioverebbero su Roma, dal Cio e dal governo, se dovesse strappare alle avversarie le Olimpiadi del 2024. Soldi che potrebbero dare una mano a chi vuole offrire un nuovo volto alla Capitale e invece si trova a contare ogni spicciolo, come Paolo Berdini, assessore all’Urbanistica nella giunta di Virginia Raggi, il primo a uscire allo scoperto e a spiegare al telefono che a «certe condizioni», «ribaltando la prospettiva», senza inseguire «la logica delle grandi opere», il sì alle Olimpiadi è possibile.
Anzi: «Può essere una grande occasione».
Sulle Olimpiadi, è in corso un dibattito nel M5S, sulla carta compatto a dire no ai Giochi, ma con posizioni più sfumate al suo interno.
Da una parte Raggi e il vicesindaco Daniele Frongia sono in trattativa con il presidente del Coni Giovanni Malagò che a sua volta cerca sponda in Luigi Di Maio, considerato tra i più dialoganti sulla candidatura.
Dall’altra ci sono i più intransigenti, come Alessandro Di Battista e Paola Taverna, contrarissimi ai Giochi.
Berdini è un «alieno», come si definisce, non è un 5 Stelle, e ha la libertà di chi parla per competenza e necessità
Assessore, il messaggio del Coni sembra chiaro: i soldi li mettono il Cio e il governo. La giunta non spende un euro, Roma ne trae solo vantaggi. Se così è, perchè dire di no?
«Certo che per l’assessore Berdini, che tutti i giorni verifica la mancanza di finanziamenti, per la cura della città e per le sue infrastrutture, avere a disposizione delle risorse è una bella prospettiva. Ma per le Olimpiadi bisogna ribaltare l’ottica»
Cioè?
«Non dobbiamo ragionare con la logica e la cultura delle grandi opere come si è fatto in tutti questi decenni. Le Olimpiadi possono essere un’occasione, da verificare nella sua praticabilità . Ed è compito dell’amministrazione farlo».
Raggi è stata un po’ ambigua a riguardo. E’ sembrata più possibilista solo quando ha detto che ben vengano i soldi per 160 impianti che versano in condizioni disastrose. È così?
«Se all’interno del progetto Olimpiadi inseriamo, non dico tutti, ma 80 di quegli impianti, con la regia del Comune a garanzia, è un’occasione da mettere nero su bianco».
Il primo impianto che le viene in mente?
«Lo Stadio Flaminio, che è in condizioni vergognose».
Il M5S e la Raggi però sono stati chiari in campagna elettorale: «No alle Olimpiadi, a Roma servono interventi ordinari».
«Infatti: Olimpiadi non più come evento straordinario ma dell’ordinarietà , da cui può partire una nuova cultura urbana che servirà da esempio per i Giochi del futuro, lontano dal solito modello, ormai fallito».
Olimpiadi sì, quindi, ma a certe condizioni? Quali?
«Che le opere non siano il trionfo dell’incompiuto, com’è successo con Expo che è stata una devastazione. Perchè, chiusi i sei mesi di circo Togni, non hanno saputo che fare dei 120 ettari urbanizzati a vuoto. Servono opere strutturali che parlino con la città »
Niente grandi opere?
«Può esserci spazio per una grande opera, ma al servizio della città e dei cittadini. Senza scartare il “gioiello”, come a Rio, devono essere le Olimpiadi di Roma, cioè delle linee metro, della messa in sicurezza degli impianti sportivi. Cambiando la prospettiva sarebbe un’iniezione di futuro per la città a partire da un evento che prima era solo dissipativo».
Pensa ci siano ancora possibilità per convincere Raggi a dire sì?
«Certo, in una decina di giorni decideremo. Io dico: utilizziamo le Olimpiadi come occasione per dare un nuovo volto alla città . Se sono Olimpiadi che cambiano la vita delle persone e opere che portano benessere, non vedo perchè dire di no».
Ilario Lombardo
(da “La Stampa”)
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