SI DECIDE SULLE INTERCETTAZIONI: FINI VUOLE IL RITORNO DELLA LEGGE FALCONE E IL RITIRO DELLA NORMA SUI BLOG
TRATTATIVA IN CORSO TRA LA BONGIORNO E GHEDINI: IN CAMBIO DI QUESTE CORREZIONI IN AULA, I FINIANI SI IMPEGNEREBBERO A NON GIOCARE SCHERZI SULLA PREGIUDIZIALE DI INCOSTITUZIONALITA’
Siamo in pieno ingorgo parlamentare, tra necessità di eleggere gli otto membri laici del Csm e il voto di fiducia sulla manovra: per quando porre in votazione la legge sulle intercettazioni si deciderà domani.
Ma dietro le quinte è un corso una trattativa tra la Bongiorno e Ghedini: Fini ha chiesto che siano gettate le basi per altre correzioni in aula, con la reaintroduzione della legge Falcone che prevede intercettazioni anche nei confronti di associazioni a delinquere semplici e non di stampo mafioso.
E ha anche chiesto la modifica della norma che impone l’obbligo di rettifica anche ai curatori dei blog, disposizione che ha scatenato le proteste di migliaia di utenti in internet.
Con queste due richieste, Fini ha dimostrato di “rischiare” fino in fondo, in un clima politico ormai al collasso, tra accuse, diffamazioni, liti e deferimenti nel partito.
Ghedini avrebbe chiesto in cambio rassicurazioni che i finiani non giochino brutti scherzi quando si voteranno le pregiudiziali di costituzionalità sulla legge.
Dimostrando indirettamente che i finiani hanno i numeri per affossare il governo, altro che “piccolo gruppetto”.
I finiani sarebbero disposti a concederle ma vogliono salvare la legge Falcone e la libertà dei blog.
Può accadere ormai di tutto, sia che si arrivi a un accordo, sia che i falchi prevalgano e facciano saltare la tregua.
In ogni caso si deve dare atto a Fini di aver cercato fino in fondo di tutelare la libertà di espressione e il lavoro di magistrati e delle forze dell’ordine, in un clima da caccia alla streghe.
Come presidente della Camera, Fini ha molti poteri in merito all’ordine dei lavoro e alla messa in votazione delle proposte e le colombe stanno consigliando prudenza al premier.
Se, come invece si vocifera, Berlusconi domani presentasse una sorta di mozione di sfiducia al presidente della Camera (“giovedì lo voglio morto” avrebbe confidato ai suoi più stretti collaboratori, secondo la stampa) sarà guerra totale.
Si parla di un piano politico per screditarlo, delegittimarlo nel suo ruolo isitituzionalee di una raccolta di firme tra i deputati da leggere in aula per “sfregiarlo politicamente”.
Metodi in uso in altro tipo di organizzazioni forse, alle quali i finiani risponderebbero però con una guerriglia che “non lascerebbe prigionieri”.
Non a caso Tremonti e Bossi stanno cercando disperatamente di evitare la crisi: se Napolitano dà un incarico tecnico, anche per loro è finita.
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