SI SFALDA UNA COALIZIONE MAI DIVENTATA GOVERNO MENTRE FUORI PIOVE E TRA POCO GRANDINERA’
LA UE CI BOCCIA, LO SPREAD SALE, LE AGENZIE DI RATING SI PREPARANO E IL CIGNO NERO E’ SULLO SFONDO … RISPARMI DEGLI ITALIANI A RISCHIO REALE GRAZIE AL GOVERNO DI RAZZISTI ED EVASORI
E adesso si sono davvero spalancate le porte di una crisi inedita. Più che di una crisi di governo strisciante, che si consuma nella surreale vicenda del decreto fiscale tra l’ossessione delle “manine” e le “parolone” che volano tra gli alleati di governo, sono tutti gli elementi di una “crisi di sistema” a manifestarsi nel giorno più nero dell’attuale legislatura.
Di sistema, e dunque straordinaria. Più che politica. E chissà se è un caso che Sergio Mattarella, ricordando Gronchi che fu criticato, ai tempi, di eccessivo interventismo, ha ricordato che al capo dello Stato spetta “segnare indirizzi e orientamenti”, cosa che evidentemente sarà costretto a fare di qui a breve, quando divamperà l’incendio sui mercati preannunciato dalle fiammate odierne.
Con lo spread, dopo la lettera della commissione che preannuncia la bocciatura, salito oggi, 18 ottobre, a 327 punti base, toccando i massimi livelli dal 2013, la borsa di nuovo in rosso, le banche, il cui capitale è sceso al di sotto della soglia minima di regolamentazione europee. E l’annunciato declassamento delle agenzie di rating, previsto per la prossima settimana.
È la cronaca di un abisso annunciato, in questo conflitto tenacemente teorizzato dal governo con l’Europa, che alimenta la narrazione perfetta contro i “poteri forti”, “l’establishment italiano e internazionale”, “i tecnocrati di Bruxelles”, tutti nemici del popolo che impediscono il cambiamento.
Annunciato perchè, per evitare la bocciatura, il governo a questo punto dovrebbe rimettere in discussione i saldi e il rapporto deficit-Pil e, di conseguenza, ammorbidire le misure “del popolo” e del consenso facile pagato dalla spesa pubblica.
Prospettiva neanche presa in considerazione, anzi affogata dall’esuberanza con cui Salvini ha lanciato per alimentare, non sedare la contrapposizione con l’Europa e l’inconsapevolezza di Di Maio che imputa lo spread alle “divisioni” sul decreto fiscale e non a una manovra che sfora quel rispetto dei parametri che il governo a giugno aveva assicurato.
Perchè il punto è proprio questo. Magari, anche se non è semplice, si troverà anche un accrocco per rendere agli occhi dei Cinque stelle più potabile questo condono, togliendo la non punibilità per i reati di riciclaggio e lo scudo fiscale sui capitali all’estero, ma proprio su questa storia di manine e condoni, è emersa la “fragilità ” politica di una coalizione mai diventata davvero un governo.
Ma “due” governi, ognuno con la sua logica e la sua agenda, destinare ad entrare, in collisione sui dossier cruciali.
Sono giorni che Giancarlo Giorgetti, sempre più pessimista, di domanda “quanto si possa andare avanti così”
Ecco, è la crisi del meccanismo dei due governi che è andata in scena, con i due alleati che litigano su come calibrare le norme a favore degli evasori, nel giorno in cui si annuncia un conflitto senza precedenti con l’Europa.
I prossimi giorni sono da allacciare le cinture: lunedì, a borse aperte, la risposta alla lettera, possibile già martedì la bocciatura. A quel punto sullo spread a quota 400 svolazzerà il Cigno nero del primo esperimento sovranista nell’Europa che verrà .
Siamo al dunque. E hanno ragione gli analisti che non siamo di fronte a un nuovo 2011. Non solo perchè è diverso il profilo della crisi, che non è una crisi europea dei debiti sovrani.
Ma è diverso come politicamente entra l’Italia in questa turbolenza.
Con la fragilità , dicevamo, di una coalizione mai diventata governo. Senza un’opposizione protagonista, se non di una alternativa, quantomeno di una iniziativa politica.
E con una tensione tra politica e amministrazione, tra politica e Autorità indipendenti che, invece, in altri momenti della storia, ha garantito una “tenuta” e anche una riserva di “classe dirigente”, si pensi alla supplenza di Bankitalia ai tempi del crollo della Prima Repubblica, ad esempio.
Sono tutti elementi di una crisi “di sistema” che, paradossalmente, resta inalterata anche se il governo troverà un accordo sul condono, al netto delle drammatizzazioni odierne con Salvini che mette in conto anche la non partecipazione al cdm di sabato e una inedita tensione tra alleati.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply