SI VA VERSO MEZZA ITALIA IN ARANCIONE E TANTE ZONE ROSSE LOCALI
LE VARIANTI COVID PROVOCHERANNO UNA NUOVA STRETTA, VENERDI’ LA DECISIONE
Le varianti, con la loro carica di contagiosità , spaventano. E proprio in questa settimana la mappa dell’Italia si appresta a cambiare colore.
Cinque o sei Regioni potrebbero passare da giallo ad arancione, ciò significa che i bar e ristoranti resteranno chiusi anche a pranzo e per le scuole superiori sarà introdotta di nuovo la didattica a distanza a pieno regime. Nelle ultime 24 ore sono 12.074 i nuovi casi Covid in Italia, contro i 10.386 di martedì. Ciò significa che in un solo giorno si sono registrati quasi duemila casi in più rispetto al precedente. E sono aumentati anche i morti, 369 oggi, 33 in più rispetto a martedì.
Di fronte a questi numeri sta scattando l’allarme dei tecnici e degli esperti. “Avanti con le zone gialle e potremmo arrivare a 40mila casi al giorno a metà marzo”, sostiene il virologo Andrea Crisanti se non saranno attuate misure di contrasto alla diffusione della variante inglese.
La decisione sarà presa, come ogni settimana, venerdì quando in mattina si riunirà la cabina di regia per esaminare i dati, a seguire il Comitato tecnico scientifico e in serata il ministro della Salute Roberto Speranza firmerà le nuove ordinanze.
Cinque o sei regioni rischiano di passare dal giallo all’arancione. Tra queste l’Emilia-Romagna, come ha già anticipato il presidente Stefano Bonaccini, e la Lombardia, dove quattro comuni sono già entrati in fascia rossa. Si tratta di Viggiù, Bollate, Mede e Castrezzato “oltre ad esserci l’evidenza di alcuni focolai — spiega il presidente Fontana – si è evidenziato che derivavano da varianti del virus, per lo più inglesi. Per il comune di Viggiù addirittura si tratta di una variante della variante inglese, definita variante scozzese”. Tra le grandi regioni rischia anche il Piemonte. Tante altre sono in bilico, per i dati definitivi bisogna attendere venerdì perchè mancano ancora i dati epidemiologici di due giorni. Ma guardando il trend emerge che sono in bilico anche il Friuli Venezia Giulia e le Marche. Mentre resterebbero in arancione Abruzzo, Liguria, Toscana, Provincia di Trento, Provincia di Bolzano e Umbria.
Tuttavia quest’ultima che formalmente è in zona arancione si trova coperta da fasce rosse. Qui c’è stato un forte aumento di casi e di ricoveri tanto che dal 7 febbraio tutta la provincia di Perugia e sei piccoli comuni del Ternano (Lugnano in Teverina, Attigliano, Calvi dell’Umbria, Amelia, San Venanzo e Montegabbione) sono in zona rossa.
Anche l’Abruzzo è diviso a metà . La regione è passata in zona arancione, come da ordinanza del 13 febbraio del ministro della Salute, ma nei giorni scorsi il presidente della giunta regionale, Marco Marsilio, ha emanato un’ordinanza più restrittiva per le province di Chieti e Pescara a cui viene applicato il regime di zona rossa. Ecco le chiusure chirurgiche per contrastare la variante. E anche se non si parla di vero e proprio lockdown, si tratta comunque di zone rosse rafforzate. In bilico c’è anche il Lazio che potrebbe passare da gialla a zona arancione. Tuttavia per ora l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato spiega che “i dati dell’incidenza e i dati dei tassi di ospedalizzazione sono al di sotto delle soglie di allert. Anche se il RT potrebbe essere lievemente in aumento”.
Anche le zone rosse potrebbero però non bastare. “Se ci sono zone con la variante brasiliana va bloccato tutto. Le zone rosse — dice Crisanti non bastano se ci sono focolai con la variante brasiliana o sudafricana: se si diffondono queste varianti, abbiamo eliminato l’arma del vaccino. Serve una strategia di medio contenimento con zone arancioni e zone rosse, ma se c’è la variante brasiliana bisogna bloccare tutto. In Italia ci sono un paio di focolai, in Umbria e in Abruzzo, in questo casi bisogna chiudere tutto, fare un lockdown chirurgico”. Il timore è sempre lo stesso, che il vaccino possa non individuare queste varianti che si stanno diffondendo in Italia con grande rapidità .
(da agenzie)
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