SONO STATI PROPRIO I RUSSI A PAGARE I BIGLIETTI AEREI DEL “CAPITONE” E LA CONFERMA ARRIVA DALL’AMBASCIATA: “DOPO L’ANNULLAMENTO DEL VIAGGIO CI È STATO RESTITUITO L’EQUIVALENTE DELLA CIFRA SPESA IN EURO”
LA LEGA PROVA A SMENTIRE, METTENDOCI UNA PEZZA, MA È TARDI… IL RUOLO DI OLEG KOSTYUKOV E DEL CONSULENTE PER LE RELAZIONI INTERNAZIONALI DELLA LEGA ANTONIO CAPUANO: STAVA SONDANDO LA POSSIBILITÀ DI UN SCALO DI SALVINI A PECHINO
Si arricchisce di risvolti misteriosi e inquietanti, il viaggio di Matteo Salvini in Russia per discutere del «suo» piano di pace.
Tutto ruota attorno al consulente, l’ex deputato di Forza Italia e avvocato d’affari Antonio Capuano. Uno scoop del quotidiano La verità nei giorni scorsi aveva portato alla luce un vorticoso giro di soldi che lo riguarda, da conti stranieri verso l’Italia, e che gli erano serviti per comprarsi una casa lussuosa nel centro di Roma.
Giro di soldi che è talmente ambiguo da essere finito sotto la lente dell’ufficio Antiriciclaggio della Banca d’Italia, e di conseguenza della Guardia di Finanza.
C’è però una transazione che più di tutte era apparsa clamorosa: i biglietti aerei di Salvini e Capuano, da Roma a Mosca passando per la Turchia, erano stati pagati da un attaché dell’ambasciata russa in Italia, Oleg Kostyukov, primo segretario, il cui papà sarebbe nientemeno che il famoso Igor Kostyukov, direttore del Gru, il servizio segreto militare.
E non basta. Sempre La verità ci informa che Capuano ha ottimi rapporti anche con l’ambasciata cinese, che avrebbe fatto pressioni su un parlamentare per ammorbidire le sue posizioni sulla repressione degli uiguri, e avrebbe sondato la possibilità di fargli fare uno scalo a Pechino, di ritorno da Mosca.
Il viaggio di Salvini, insomma, organizzato da Capuano e dall’ambasciata russa, abortito all’ultimo istante, porta dritti al vertice putiniano.
L’ambasciata stessa conferma: «Abbiamo assistito Matteo Salvini e le persone che lo accompagnavano nell’acquisto dei biglietti aerei». Una volta a Mosca, poi, «erano pronti a incontrare il rappresentante italiano al livello appropriato».
Il viaggio era stato previsto per il 29 maggio. Ma siccome non ci sono più voli diretti, e per via delle sanzioni non si possono comprare facilmente neanche i biglietti di Aeroflot che pure continua a volare da e per la Turchia, nei giorni precedenti «si è reso necessario per la delegazione italiana l’acquisto di biglietti aerei per un volo Aeroflot da Istanbul a Mosca».
Qui sono intervenuti i fondi dell’ambasciata, che ha pagato in rubli. Dopo l’annullamento del viaggio, comunque, «ci è stato restituito l’equivalente della cifra spesa per l’acquisto dei biglietti aerei in euro (con rispettivi documenti comprovanti). Non vediamo nulla di illegale in tutte queste azioni». Infine una chiosa, a proposito di Kostyukov, che è un nervo scoperto: «Quanto alle speculazioni sui nomi di specifici dipendenti dell’Ambasciata, le riteniamo assolutamente inadeguate».
La nota dell’ambasciata russa, ovviamente, è una bomba per la politica italiana, che teoricamente dovrebbe rispettare il silenzio pre-elettorale. Nella Lega, dove ancora oggi, a distanza di mesi dall’invasione, Salvini non ha mai citato Putin per nome e cognome, si cerca di correre ai ripari, minacciando querele a chi fa «insinuazioni e accuse». Salvini precisa: «L’unico mio obiettivo, su cui continuo a lavorare con orgoglio e alla luce del sole, è tornare alla pace».
In ogni caso, la Lega non vede violazioni penali, perché non c’è stato alcun finanziamento russo, e se la prende soprattutto con «polemiche strumentali a proposito del mai avvenuto viaggio a Mosca, che montano a 24 ore dal voto».
Ma è tardi. Per tutto il giorno piovono dichiarazioni feroci. Dal Pd, la capogruppo al Senato, Simona Malpezzi, chiede «chiarimenti sulle gravi ambiguità». Pungente è il senatore M5S Gianluca Castaldi, il quale ironicamente parla di «viaggio Papeete-Mosca».
Bruschi sono soprattutto i commenti di Matteo Renzi e Carlo Calenda, e ciò segna ancor di più la tenuta della maggioranza.
«Pare fosse un biglietto di ritorno. Fosse stato solo d’andata, sarebbe stato meglio», dice il primo. «Salvini è pericoloso per la sicurezza nazionale», afferma il secondo. Il vecchio Clemente Mastella alla fine ci mette un sigillo di perfidia degno della Prima Repubblica: «Il suo forsennato inutile protagonismo lo ha portato alla mortificazione di chiedere l’elemosina all’ambasciatore russo, facendo una figuraccia lui e umiliando il nostro Paese. Gli manca il senso dello Stato».
(da agenzie)
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