“SONO UN BANDITO RICCO MA DEVO FARE IL POVERO”: IL TESORO NASCOSTO DI CARMINATI
GLI IMPRENDITORI VICINI ALLA BANDA: “QUELLI CI DANNO MILIONI”
A quanto ammonta il tesoro di Massimo Carminati? E dove è nascosto?
Nell’agosto del 2013, le cimici del Ros ascoltano il Nero nelle sue confidenze a Buzzi. «Io so’ ricco, te dico la verità …. Io sono un bandito ricco. C’ho difficoltà a tira’ fuori i soldi perchè sennò me li levano ».
E ancora: «Io la villa di Iannilli (quella di Sacrofano, dove ha abitato fino alla mattina del suo arresto, ndr) la devo affitta’, perchè a me le sequestrano le case, non hai capito? Non è che non c’ho i soldi per comprarmela. Io me la devo affitta’… Sono obbligato… Se no è da mo’ che me la ero comprata una casa, eh.. Con quello che ho speso io tra gli affitti… per metterla a posto ogni volta… Me l’ero comprata cinque volte… Ma come mi faccio una casa… pigliano e me la sequestrano, capito?».
Nel maggio del 2014, Agostino Gaglianone, imprenditore edile nella manica di Carminati, evoca ricchezze favolose. «C’hanno milioni di euro e non sanno… non possono farli uscire finchè non c’è un pezzo di carta…». «Milioni di euro», dunque.
Che possono muoversi da e verso l’Italia solo se protetti da uno schermo che renda difficile dare a quel denaro il nome dell’uomo dalle cui tasche escono ed entrano.
Lo strumento – come documenta l’indagine – è la “Cosma”, Cooperativa servizi manutenzione, società Cooperativa sociale onlus a responsabilità limitata di cui, nel giugno 2012, viene nominato presidente l’avvocato Antonio Esposito, «un amico» (da giovedì scorso in carcere, ndr), domiciliata fiscalmente presso «un altro amico», il commercialista Paolo Di Ninno.
La “Cosma” è evidentemente una scatola vuota, con tre soli dipendenti.
Meglio dire, «una cartiera», necessaria a emettere false fatture verso la “Cooperativa 29 giugno” di Buzzi o fatture per lavori svolti da altri (sempre la “29 Giugno”) che giustifichino il ritorno a Carminati della percentuale di utili dell’organizzazione.
Una barca di soldi, a ben vedere. Come si comprende dalla conversazione del 28 marzo 2014 in cui Buzzi e i suoi si pongono il problema di far avere a “Polifemo” (così in quell’occasione si riferiscono a Carminati) 1 milione e mezzo di euro.
Intorno al tavolo degli uffici di via Pomona (la sede della “29 Giugno”), siedono Buzzi, Claudio Caldarelli, il commercialista Paolo Di Ninno.
Buzzi : «Aoh, ma sai noi a Massimo quanto gli dovemo da’? Tu non c’hai idea!»
Caldarelli «Sì ma diamoglieli!» Buzz i : «Nun c’hai idea. Un milione! Un milione è suo!… E non è finita! Quando ci pagheranno i minori non accompagnati, dato che i pasti li ha pagati tutti lui, lui piglierà la quota parte che so’ 500.000 euro!».
Di Ninno : «A me mi permette di non dover anda’ in banca questo. Perchè c’abbiamo ‘sta posizione finanziaria così ottima».
Buzzi : «Devi da’ a “Cosma”. Ma come fai a darglieli? Ma è meglio che non glieli diamo e ce li pigliamo noi, no?».
Di Ninno : «È tutto ufficiale».
Cosa si intenda per ufficiale, si capisce qualche mese dopo. A maggio. È sufficiente che la “Cosma” fatturi e incassi lavori fatti in realtà da operai della “29 giugno”.
Di Ninno : «Il problema è proprio qua, creare l’ufficialità . Non è che te li puoi inventa’».
Caldarelli : «Scusa un attimo… La cooperativa non va a lavorare, perchè abbiamo lavorato noi. E la fatturazione la fa la Cosma».
Buzzi , traduce rapidamente l’indicazione: «La “29 Giugno” c’ha una commessa di Primo Municipio e San Basilio, però “Cosma” non ha lavorato un’ora. Ha fatto tutto “29 Giugno”. Poi ci stanno le due commesse a recupero che c’hanno firmato e non abbiamo fatto un cazzo. Una di Eriches di 187.910 e una di “29 Giugno” di 189.125. E noi non abbiamo fatto un euro di lavoro perchè sono andate a recupero… Più abbiamo fatto a recupero un’altra commessa di 114.000 euro, sotto qui… che era una cosa che non rientrava nei fondi di Gramazio. Dopo di che c’era un’altra di 200.000 euro che non siamo riusciti a prenderla, che non è stata fatturata. In tutto questo noi gli abbiamo dato (Buzzi abbassa il tono di voce, ndr) 50.000 euro a Gramazio, cioè glieli ha dati Massimo, e Massimo sta a metà con noi. Alla “Cosma” dovremmo dargli 5 imprese… per le spiagge… la guardiania dei bagni e lo spurgo dei bagni limitatamente. Così c’alleggeriamo pure su certe partite perchè dovemo da un milione a Massimo eh!! E la “Cosma” fattura (Buzzi fischia, ndr.)».
Andava dunque così.
Ma quel fiume di denaro dove è stato poi nascosto, nel tempo?
Al momento dell’arresto, i conti personali di Carminati, come quelli della moglie, piangono ovviamente miseria.
Ma le intercettazioni contenute nella prima ordinanza di custodia cautelare (dicembre 2014) danno un’indicazione precisa: Londra.
È li che Fabrizio Testa (in carcere dal dicembre scorso), per conto di Carminati, viaggia più volte per incontrare Vittorio Spadavecchia, ex camerata dei Nar riparato nella city nel 1982, inseguito dalla condanna per l’omicidio del commissario della Digos Franco Straullu.
Un ex terrorista che il tempo ha riconvertito a broker nel settore immobiliare e che, verosimilmente, Carminati usa come cassaforte e tasca.
Per investimenti in case e locali (ristoranti soprattutto) in cui dovrebbe entrare anche il figlio di Carminati.
Un ragazzo che il padre vorrebbe far crescere lontano da Ponte Milvio.
Lontano dalla strada del Mondo di Sotto.
Carlo Bonini
(da “la Repubblica“)
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