SPENDING REVIEW: LA SCURE DEL GOVERNO SI ABBATTE SUI PREFETTI
MOLTE COMPETENZE SARANNO CENTRALIZZATE PER RISPARMIARE… PREVISTO UN TAGLIO DEL 20%, MOLTE SEDI SARANNO ACCORPATE
Uno spettro si aggira per i corridoi ministeriali. Si chiama Enrico Bondi.
La sua indicazione, prontamente recepita dal premier, che ha già dato l’esempio alla presidenza del Consiglio e al ministero dell’Economia, di sfoltire del 20% i ranghi dei dirigenti e del 10% quella dei funzionari, fa tremare molti.
I duecento prefetti del ministero dell’Interno, ad esempio, classico esempio di ossequenti alti dirigenti dello Stato, colonna dorsale del Viminale, osservano sgomenti le mosse del governo e attendono trepidanti l’appuntamento di lunedì quando il governo incontrerà i sindacati per illustrare le sue decisioni in merito alla «spending review».
Un taglio del 20% sulla pianta organica dei prefetti significherebbe fare a meno di quaranta di loro.
Il che non significherà un brutale licenziamento, anche perchè la pianta organica non è proprio al completo, ma una qualche forma di esodo «dolce».
E poi va considerato che ci sono un’altra quarantina di poltrone che ballano in quanto le prefetture minori potrebbero fare una brutta fine subito dopo gli accorpamenti tra province.
Certo è che le dichiarazioni della vigilia non sono le più incoraggianti. «I sindacati – dice infatti il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi – li vedremo lunedì e bisogna vedere anche quali saranno le misure che andremo ad adottare; ora siamo veramente in una fase finale in cui stiamo mettendo a punto gli strumenti. Nell’agenda del governo c’è l’obiettivo di razionalizzare il settore pubblico: questo comporta la migliore allocazione delle risorse, se poi ci saranno eccedenze di personale, ci sono già gli strumenti per gestirle e non in maniera traumatica».
Lo strumento a cui il ministro fa riferimento è la «mobilità » territoriale, che significa doversi trasferire da una sede all’altra.
Da una città all’altra.
La paura maggiore dei sindacati, però, si chiama «Aspi», è un assegno pari all’80% dello stipendio previsto dalla riforma Fornero, vale due anni, e finisce con un licenziamento se il pubblico dipendente nel frattempo non trova un’altra ricollocazione nell’ambito della Pubblica amministrazione.
«Ma è inutile fare discorsi prima di vedere cosa succede», conclude Patroni Griffi.
Inutile? I sindacati che tutelano i dipendenti pubblici stanno con il fiato sospeso.
Per restare al ministero dell’Interno, le diverse sigle hanno deciso concordemente di rinviare un’assemblea pubblica che si sarebbe dovuta tenere al cinema Capranichetta di Roma proprio aspettando gli eventi di lunedì.
Nel frattempo girano voci di corridoio sempre più preoccupate. Si parla di gravi problemi di cassa dello Stato.
Di un «tesoretto» da 7 miliardi che invece è disponibile nelle casse dell’Inps e che il governo vorrebbe utilizzare per risparmiarsi qualche uscita.
La partita del taglio al vertice s’incrocia però con una razionalizzazione generale del ministero dell’Interno.
C’è un piano di risparmi da 200 milioni.
Prevede una distinzione tra prefetture-madri e prefetture-figlie.
Nelle prime, circa trenta, ovviamente quelle che si trovano nei capoluoghi di regione più qualcuna altra particolarmente significativa, si vorrebbero accorpare e verticalizzare molte funzioni (ufficio personale, cittadinanza, amministrazione, ufficio acquisti) che ora sono sparpagliate orizzontalmente tra tutte.
Le restanti settantacinque prefetture-figlie sarebbero snellite vigorosamente e orientate al ruolo di coordinamento per la sicurezza pubblica, le calamità naturali, e la vigilanza sugli enti locali.
Va da sè che questo terremoto comporterà un taglio netto anche di scrivanie.
Ne scompariranno molte dalle 75 prefetture-figlie, solo in parte compensate dall’accrescimento delle 30 prefetture-madri.
Francesco Grignetti
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply