SPUTNIK, IL VACCINO IMMAGINARIO DI DE LUCA
DRAGHI AVVERTE: “STAREI ATTENTO A FIRMARE CONTRATTI, LA PRONUNCIA DELL’EMA SUL VACCINO RUSSO NON ARRIVERA’ PRIMA DI 3-4 MESI”
La Campania più vicina a San Marino che a Bruxelles. De Luca più avanti della Commissione Europea, degli Stati nazionali e persino della Lega di lotta e di governo. Salvini, infatti, aveva proposto di consentire ai transfrontalieri italiani di usufruire delle dosi di Sputnik acquistate dalla Repubblica del Titano.
Il governatore campano ha stipulato un contratto per l’acquisto del vaccino russo, nell’ambito della “procedura competitiva con negoziazione diretta”, subordinato alla condizione dell’autorizzazione da parte di Ema e Aifa.
A chiudere l’accordo, due giorni fa, è stata la centrale regionale degli acquisti Soresa con l’azienda Human Vaccine rappresentata dal fondo russo Rdif.
E’ un “acquisto congelato”: a scanso di contenziosi, una clausola attende il via libera delle agenzie del farmaco italiana ed europea. Che non si vedrà tanto presto, visto che Mosca non ha ancora nemmeno avanzato la richiesta: “La pronuncia dell’Ema non arriverà prima di tre o quattro mesi — ha avvisato Mario Draghi — Se tutto va bene il vaccino sarà disponibile nel secondo semestre. Starei attento a fare contratti”.
Il premier ha scelto l’approccio della moral suasion con le Regioni, sottolineando l’importanza di “contrattare tutti insieme” e di un “coordinamento europeo” senza minacce. Il concetto però è chiarissimo: parlare di Sputnik adesso è propaganda.
Subito la reazione di Luca Zaia, il governatore (leghista) del Veneto che a febbraio aveva chiesto l’autorizzazione per approvvigionarsi in proprio con Pfizer ed era finito travolto dalle polemiche.
“Un fatto disgustoso e immorale — aveva tuonato il virologo Andrea Crisanti — Se tutti facessero così i prezzi schizzerebbero alle stelle”. Il Doge protesta: “Il governo conferma che le Regioni possono comprare, allora la storiella che solo l’Europa ci può rifornire era una farsa e mi hanno rotto le palle per niente… Non è grappa”.
De Luca nelle polemiche ci sguazza da sempre. Dal conflitto con l’allora presidente dell’Antimafia Rosy Bindi sulle liste di candidati “impresentabili” al ricorso (vinto) nel 2015 contro il governo per evitare che la legge Severino facesse saltare la sua giunta. Adesso Parigi accusa Putin di usare lo Sputnik come mezzo di “propaganda e diplomazia aggressiva”? Lui ringrazia l’ambasciata italiana a Mosca per il supporto. Tra Bruxelles e gli Stati membri dell’Ue è in atto una discussione sull’introduzione del passaporto vaccinale in modo non discriminatorio? Lui ha già fatto ordinare 4 milioni di card: “L’obiettivo è rilanciare il turismo”.
Estate, vacanze, immunizzazioni di massa. Niente di meglio per sognare.
De Luca è maestro nel fiutare l’aria e accarezzare — a volte contropelo — i suoi elettori. Durante la prima ondata di pandemia ha moltiplicato la popolarità : grazie a chiusure rapide quanto drastiche e atteggiamenti da “Sceriffo” (vedi la minaccia di “usare il lanciafiamme” alle feste di laurea in pandemia).
Diventando l’”uomo forte” del Pd, che inizialmente avrebbe preferito candidare l’ex ministro dell’Ambiente Costa sull’altare dell’alleanza giallorossa, e stravincendo le elezioni a settembre scorso.
La seconda ondata, però, si è trasformata in uno tsunami che rischia di travolgere il governatore. Ogni giorno sotto Palazzo Santa Lucia c’è qualche manifestazione: i genitori No-Dad, i ristoratori, il settore del wedding, i commercianti.
Addirittura si manifesta anche a Salerno, città di cui De Luca è stato sindaco per quasi vent’anni. Le scuole di ogni ordine e grado chiuse da quasi un anno sono fonte di ininterrotte proteste, approdate anche nella conferenza stampa di Draghi: “Alcune scelte dei governatori saranno da riconsiderare alla luce della scuola in presenza come obiettivo prioritario del governo”, ha scandito gelido il premier.
De Luca non si turba e si tuffa in un’altra partita. Eccolo di traverso — insieme ai renziani – all’ipotesi di Roberto Fico candidato unitario Pd-Cinquestelle come sindaco di Napoli.
Nel frattempo, con una mano vieta di andare nelle seconde case fino a dopo Pasqua, con buona pace delle diverse scelte fatte da Draghi a Roma, e con l’altra si prenota il vaccino russo per l’autunno. Ma: “Una volta vaccinati i nostri concittadini, metteremo le dosi a disposizione delle altre Regioni in un’ottica di solidarietà nazionale. Con l’efficienza del governo l’Italia sarebbe andata verso il disastro, ringraziate il Signore che hanno lavorato le Regioni”.
(da “Huffingtonpost”)
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