STABILITA’, CAOS AL SENATO, FIDUCIA AL MAXIEMENDAMENTO A NOTTE FONDA
SLITTA PER TUTTO IL GIORNO LA PRESENTAZIONE, POI VIENE POSTA LA FIDUCIA… “CI SONO NORME MARCHETTE”
Quattro rinvii, bagarre in aula, imbarazzo.
E, alla fine, slittamento di 24 ore sui tempi di approvazione, con la fiducia del Senato al maxiemendamento alla legge di Stabilità (provvedimento che la sostituisce integralmente) che arriva in aula alle due di notte.
E con l’incardinamento dell’Italicum previsto all’alba pur di rispettare i tempi previsti da governo e maggioranza.
Giornata ad alta tensione a Palazza Madama, dove le proteste sono diventate caos quando il ministro Maria Elena Boschi ha annunciato la questione di fiducia, con i senatori leghisti che hanno tolto le scarpe e le hanno sbattute sui banchi, riproponendo la famosa protesta di Nikita Kruscev all’Assemblea delle Nazioni Unite.
Già nel pomeriggio, però, le opposizioni avevano incalzato il governo per l’andamento dei lavori, chiedendo che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan venisse a riferire Parlamento.
“Non siamo perfetti”, è stata la replica del premier Renzi, che poi ha promesso di lavorare affinchè “la Legge di stabilità non sia quel monstrum di norme con magari le varie leggi marchetta”.
Un riferimento non casuale.
Perchè proprio il pacchetto di norme microsettoriali e territoriali, (concordate tra governo e senatori in commissione Bilancio ma non approvate a causa dell’interruzione dei lavori senza aver terminato l’esame della manovra) sono state una delle ragioni principali del ritardo dell’approdo in Aula.
Un elenco nel mirino in particolare del M5S: “Nella manovra — è la denuncia del movimento — sono stati infilati all’ultimo momento emendamenti per assecondare gli interessi dei lobbisti che affollano in queste ore il Parlamento“.
A cosa si riferivano i grillini. L’elenco è lungo: rincaro Pellet, Istituto tecnologico Genova, Italia Lavoro, Salva Piemonte, Italia Expo, Tempa Rossa, deroghe per i dirigente Mef, Telesina, siti di interesse nazionale e altro.
La minaccia di ostruzionismo a oltranza ha quindi costretto il governo a riprendere in mano il testo del maxiemendamento e a correggerlo.
Alla fine, sono un pò meno di venti le misure che sono state cancellate durante l’esame incrociato di Palazzo Chigi-Tesoro-Ragioneria dello Stato.
E per alcune norme saltate altre però sono rimaste, nonostante le polemiche.
Non solo. Le difficoltà legate a cosa lasciare fuori dal testo si sono poi sommate a quelle della necessaria relazione tecnica a firma della Ragioneria.
Al terzo rinvio, lo stesso viceministro all’Economia Enrico Morando si è trovato costretto a annunciare ai senatori la mancanza del dossier di accompagnamento spiegando di non essere “in grado di prendere un impegno preciso sui tempi”, non avendo ancora ricevuto il testo bollinato. Bollinatura che poi a sera è finalmente arrivata.
La speranza — fanno sapere fonti governative — è che il compromesso sia sufficiente per evitare che in Aula i lavori vadano per le lunghe, facendo slittare l’ok a dopo Natale.
La certezza, tuttavia, è che il voto finale al provvedimento arriverà a notte fonda, non prima delle 3 di notte.
L’aula, del resto, ha iniziato l’esame del provvedimento solo alle 23.45 (dopo altri due rinvii).
Oltre alle 24 ore di ritardo, però, l’altra conseguenza della giornata interminabile a Palazzo Madama è stato lo slittamento dell’avvio della riforma elettorale a Palazzo Madama.
L’incardinamento dell’Italicum è destinato ad essere esaminato alle prime luci dell’alba (non prima delle 5 fanno sapere da Palazzo Madama), dopo il voto di fiducia sulla stabilità .
Un avvio non certo trionfale, ma che consentirà comunque di rispettare i tempi con l’approvazione a gennaio.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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