STRANA DEMOCRAZIA: CHI MANIFESTA CONTRO IL PREMIER VIENE TRASCINATO VIA, PER LA SOLITA CLAQUE NESSUN PROBLEMA
ANCHE IERI ALLONTANATI DI PESO DUE CONTESTATORI FUORI DAL TRIBUNALE DI MILANO, MENTRE LA SANTANCHE’ PUO’ INSULTARE I MAGISTRATI, BERLUSCONI DEFINIRLI CANCRO E I SUOI FANS OCCUPARE DA SETTIMANE IL PIAZZALE DEL TRIBUNALE
Giorgio Ambrosoli, Emilio Alessandrini, Guido Galli: le tre gigantografie campeggiano sopra l’ingresso principale del palazzo di giustizia di Milano. L’avvocato “eroe borghese” ucciso da un killer mafioso mandato da Sindona e i due magistrati milanesi ammazzati dai terroristi.
Nel giorno della memoria, così il presidente del tribunale, Livia Pomodoro, ha voluto ricordare tutti i caduti per la legalità .
Una risposta ai manifesti che dicevano “Via le Br dalle procure” e alle dichiarazioni di Silvio Berlusconi sui giudici “cancro della democrazia”.
Mentre all’interno del palazzo il presidente del Consiglio ripeteva i suoi attacchi, fuori la scena è occupata da una trentina di fan di Berlusconi e una dozzina di oppositori.
Una signora pittoresca inalbera su un manico di scopa un collage autoprodotto contro i “magistrati politicizzati” e scritta a pennarello: “Silvio è uomo dell’amore, non dell’odio”, con tanto di ragazza bunga-bunga ritagliata da un giornale.
Quando da un’uscita laterale del tribunale esce Daniela Santanchè, i contestatori l’accolgono con grida ironiche: “Daniela, ti vogliamo bene. Daniela passa di qua. Daniela ti vogliamo anche sul calendario”.
Non avevano ancora sentito le sue dichiarazioni alle telecamere: “Oggi è la giornata della memoria, bisogna ricordare tanti magistrati caduti per difendere lo Stato dal terrorismo, ma qualche pm non serve lo Stato. Ha ragione Berlusconi, certi magistrati sono un cancro della democrazia. Io aggiungerei: una metastasi”.
E ai cronisti che la incalzano: “Volete un nome? La Boccassini è un cancro della democrazia”.
Poco prima delle 14, l’auto di Berlusconi esce dal tribunale.
Nessun discorso, questa volta, solo un saluto con la mano dal finestrino.
Un cinquantenne s’infila tra i sostenitori di Silvio.
Ha un cartello che dice: “Un’Italia senza Berlusconi è un’Italia migliore, un’Italia senza berlusconiani è un’Italia perfetta”.
Si chiama Adriano Montanarelli, viene subito circondato dai poliziotti in borghese e portato via di peso.
Ai cronisti che gli chiedono la sua appartenenza, spiega di non aver mai fatto politica, ma di essersi iscritto un anno fa al Pd.
A metà mattinata era stato il presidente di un autoproclamato “Movimento per la giustizia”, Pietro Palau Giovannetti, a essere sollevato di peso dai poliziotti e allontanato.
“Vergogna , vergogna”, urlano i contestatori del presidente del Consiglio.
E poi: “Democrazia, democrazia”. E “Siamo tutti Scilipoti”.
Ma l’auto blu del presidente è già lontana.
Ma che strana democrazia: da settimane la claque del premier occupa il marciapiede davanti a Palazzo di Giustizia e nessuno li ha mai identificato o allontanati.
Se però un cittadino con uguali diritti si permette di esprimere dissenso, viene trascinato via di peso, identificato e spintonato lontano.
A quando una disposizione per restituire al Palazzo di Giustizia milanese la sua dignità ?
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