SUGLI ANZIANI MORTI AL TRIVULZIO IL MINISTERO MANDA GLI ISPETTORI
LO SCANDALO DELLA STRUTTURA MILANESE CHE HA OCCULTATO LA DIFFUSIONE DEL VIRUS… LA MAGISTRATURA HA APERTO PIU’ FASCICOLI
Riflettori accesi sulle case di riposo e sul numero reale delle morti tra i ricoverati, a cominciare da uno dei suoi simboli, la “Baggina”, il Pio Albergo Trivulzio.
Ieri, dopo l’articolo di Repubblica, il viceministro alla Sanità , Pierpaolo Sileri, annuncia che «Sul Trivulzio ho aperto una pratica interna, attendo una valutazione dei Nas e una risposta da parte della Regione Lombardia. Voglio anche consultarmi con il ministro Speranza, credo che un’ispezione sia utile».
E’ vero, come dice un sindacalista, che «gli ospiti morivano e divevano che erano solo bronchiti»?
E’ vero quello che dice il professor Luigi Bergamaschini, che al Pat vietavano le mascherine e che quando lui le autorizza, viene «esonerato»?
E che hanno voluto tenere «sotto silenzio la grave situazione nelle nostre strutture», con settanta morti e non i diciannove di cui parlavano i comunicati ufficiali?
Come spiega il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano, «Abbiamo vari fascicoli aperti sulle case di riposo, compreso il Trivulzio, e la don Gnocchi, la Casa famiglia ad Affori, la Sacra famiglia di Cesano Boscone, la Casa di riposo del Corvetto. Nascono da denunce di parenti, congiunti, da soggetti estranei che hanno appreso di situazioni. L’intero sesto dipartimento della Procura sta lavorando sulle varie segnalazioni».
Sul tema Rsa (residenze sanitarie assistenziali) nei giorni scorsi c’era stato, tra i sindaci dem e il presidente della Regione Attilio Fontana, uno scontro duro.
E se Fontana assicurava come tutto fosse «sotto controllo», ieri l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera ha affermato che il numero complessivo dei deceduti è in calo, anche se «la drammatica verità è che il numero reale è sicuramente più ampio, sul territorio, nelle Rsa per anziani, perchè si riferisce alle persone decedute che avevano fatto il tampone». Questo il quadro. Non rassicurante.
L’8 marzo la Regione Lombardia affida al Pat il compito di fare da centrale unica delle dismissioni dei pazienti Covid. Al Pat cercano, cioè, quale, tra le varie strutture, possa ospitare la “quarantena” di chi, uscendo dalle Terapie intenve, è ancora «positivo».
Nel frattempo, cominciano al Pat e non solo le contestazioni dei parenti dei ricoverati, che non possono più sapere che cosa accade «dentro» le antiche mura.
La nota ufficiale del Pat, diffusa ieri sera, insieme con una diffida a Repubblica, sostiene che «il dato del primo trimestre 2020, che tiene conto anche dei decessi di ospiti trasferiti ai Pronto Soccorsi, è in linea con i decessi avvenuti al Pat nel corrispondente trimestre 2019 (170 contro 165), mentre nello stesso periodo sono risultati 15 contro 13 alla RSA Principessa Jolanda. Nel mese di marzo 2020 al PAT sono risultati 18 decessi in più rispetto al corrispondente mese del 2019. Una situazione che non si configura come strage nascosta ma conferma che al Pat non vi sia una situazione fuori controllo».
Esistono però altri dati. Uno è oggettivo.
Per la prima volta, le bare erano collocate nella chiesa, perchè l’obitorio non aveva più posto. La stessa scena nella sede di Merate Frisia.
Esiste anche una raccolta non ancora ufficiale, che sarà vagliata dalla magistratura milanese. Nella struttura di cui è direttore sanitario il dottor Pier Luigi Rossi, il reparto riabilitativo Pio XI (isolato) conta quattro decessi più due malati terminali; il reparto Barnovano registra un decesso; c’è il reparto riabilitativo Sant’Andrea (isolato) con quattro decessi e due terminali; il Reparto Primo intervento geriatrico (isolato, ed è da questi corridoi che probabilmente è partito il contagio) con quattro decessi e un medico infettato; il reparto di pneumologia con vari morti, ma non si sa il numero preciso a oggi. Poi, nell’edificio del Trivulzio ci sono alcune Rsa: l’Rsa Fornari, con i cronici a pagamento, conta sei decessi più un ricovero per Covid; l’Rsa Bezzi, con dodici decessi; l’Rsa Schiaffinati, con otto decessi e sei malati critici. Si sommano i nove decessi al Principessa Jolanda e alla struttura di Merate Frisia altri trentacinque decessi. La somma supera gli ottanta.
Si capisce dunque perchè «ci attende — dice il sottosegretario alla Sanità Sileri – una battaglia lunga e dobbiamo tutelare ospedali e Rsa».
Infatti per Luca Degani, presidente lombardo dell’associazione Uneba: «Le Rsa sono state lasciate sole da Regione Lombardia». E a stabilirlo sarà anche il procuratore aggiunto Siciliano: «Le indagini si stanno concentrando sulle posizioni documentali, per ora, ma stiamo seguendo tutte le varie situazioni connesse alle Rsa».
(da agenzie)
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