SUI VACCINI ZINGARETTI VA VELOCE, FONTANA ARRANCA
ITALIA A DUE VELOCITA’, MA LE PARTI S’INVERTONO… IL SEGRETO DEL LAZIO? IL MODELLO ISRAELE
Dimenticate il Nord che traina il Sud, la locomotiva e i vagoni. Nella riscrittura della realtà che va facendo da un anno a questa parte, Covid sta modificando anche i termini della dialettica tra le due parti del Paese.
Sui vaccini, per esempio, il fronte più recente e strategico della battaglia contro il virus, il Lazio va veloce, la Lombardia arranca. L’Italia resta a due velocità , ma le parti si invertono. C’entra la politica, c’entra la capacità degli amministratori e c’entra anche Israele. Vediamo come e perchè.
I numeri, prima di tutto
Alle 6 di stamattina, 10 marzo – dati del Ministero della Salute – la Lombardia aveva somministrato il 74,4% (pari a 884.068) delle dosi consegnate (1.187.610), il Lazio l’83%, ossia 580.547 di 692.660. Distanza evidente, dunque. Che rischia di allargarsi nelle settimane a venire, dovendo tutte le regioni fare i conti con la mancanza di dosi che ostacola e di molto la progressione a pieno ritmo della campagna vaccinale nel Paese.
In Lazio, completata la vaccinazione per il personale sanitario e le Rsa, è già partita l’immunizzazione per le persone – in dialisi o che hanno subito un trapianto, per esempio – che rientrano nella fascia dei vulnerabili (7304 le dosi iniettate al 9 marzo) e da stamattina, al Policlinico di Tor Vergata, è stata avviata quella per gli autistici gravi e i loro i “caregiver”, i familiari che li assistono. Ancora, su 132.000 prenotati, sono oltre 65.000 gli insegnanti già vaccinati, 25.000 gli esponenti delle forze dell’ordine, più 180.000 su 300.000 prenotati – dunque il 60% – gli ultraottantenni. Proseguono spedite anche le prenotazioni, aperte a chi ha più di 70 anni: dopo le fasce 76-77 e 75-74, dalla mezzanotte di lunedì 15 marzo potranno prenotarsi anche 73 e 72enni. Sono stati coinvolti i medici di medicina generale, che vaccinano nei loro studi – oltre 1.842 quelli già attivi nella campagna e che hanno ritirato almeno una fiala dei vaccini alle farmacie delle Asl – ed è stata emanata una circolare per la presa in carico dei disabili gravissimi per la vaccinazione. Il 9 marzo in Lazio sono stati iniettati oltre 20mila vaccini
Quadro molto diverso in Lombardia, dove la vaccinazione è partita in ritardo (ricordate l’ex assessore al Welfare, Giulio Gallera, e la sua tesi che il piano non poteva essere anticipato perchè il personale sanitario era in ferie?) e non si è ancora ingranata la marcia giusta per dare alla campagna il ritmo adeguato alle necessità della regione, epicentro della pandemia in Italia, col triste record, certificato dall’Istituto Superiore di Sanità , del 47,7% sul totale dei morti italiani nella prima ondata e del 19,7%, dunque 1 sui 5, nella seconda.
Scenario pregresso e numeri avrebbero fatto immaginare un andamento diverso della campagna di immunizzazione. Nei fatti lenta e gravata da equivoci e ritardi che non lasciano intravedere un cambio di passo oggi reso ancora più necessario dall’arrivo delle varianti e dal peggioramento complessivo dei dati del contagio. Venerdì 5 marzo risultava vaccinato meno di un terzo del personale scolastico (insegnanti, Ata e presidi), precisamente il 32,3 per cento mentre le persone vulnerabili dovranno aspettare. Per loro l’immunizzazione partirà “prossimamente”, si legge nella scheda del piano vaccini pubblicata sul sito di Regione Lombardia.
Al momento si sta completando la prima fase e la piattaforma di Poste, su cui la Regione ha scelto di puntare per le prenotazioni, sarà operativa tra un paio di settimane. Così capita che le prenotazioni cadano nel vuoto, che tra gli ultra80enni, a Bergamo, a Brescia, a Milano ci sia chi attende per giorni la convocazione, che centri vaccinali abbiano ritardi e difficoltà negli accessi e anziani vengano “spediti” a vaccinarsi a 30-40 chilometri di distanza da casa loro.
Come aveva segnalato di recente Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione civile, dal 2 febbraio coordinatore della campagna vaccinale regionale, ammettendo “il problema delle prenotazioni e delle convocazioni per i vaccini soprattutto degli over ottanta, con il sistema che continua a funzionare male”. Il ritmo delle vaccinazioni sta aumentando col passare delle settimane: dall’1 al 7 marzo sono state somministrate 140.977 dosi, dal 22 al 28 febbraio erano state 86.203 e 70.373 dal 15 al 21 febbraio. Ma è ancora lontana la soglia delle 170mila dosi giornaliere, da centrare se si vuole centrare l’obiettivo di vaccinare 6 milioni di lombardi entro giugno. È stato lo stesso Bertolaso a indicarlo, nel giorno del suo arrivo.
Fontana smarrito nel suo labirinto, Zingaretti punta sul modello vincente
Accolto nella Regione guidata da Attilio Fontana come colui che avrebbe sbloccato l’impasse nella quale, appena partita, la campagna vaccinale era già precipitata, in realtà “l’uomo delle emergenze” sta già facendo i conti con disguidi e intoppi derivati anche da decisioni politiche che hanno sollevato malumori e polemiche.
La scelta di dare priorità agli atenei rispetto alle scuole, per esempio. Considerata l’ultima di una serie di gaffe, valutazioni e iniziative errate da parte dell’amministrazione regionale, che in quest’ultimo anno, complici gli scivoloni dell’ex assessore al Welfare Giulio Gallera, hanno riempito le pagine dei giornali un giorno sì e l’altro pure, restituendo della Lombardia l’immagine di una regione perennemente in crisi e del leghista Fontana quella di un presidente smarrito in una sorta di labirinto. Il contrario, anche qui, di quello che è avvenuto per Nicola Zingaretti.
L’efficacia della campagna vaccinale in Lazio – esito di una strategia di gestione complessiva che ha evitato al Lazio restrizioni che è stato necessario imporre in altre regioni – ha restituito all’immagine del presidente della Regione una forza e una grammatura che le difficoltà che lo hanno portato a rassegnare le dimissioni da segretario del Pd non hanno scalfito.
Zingaretti ha puntato su un’organizzazione molto stringente, in parte ispirata anche a quello che viene ritenuto il modello vincente ossia il metodo adottato da Israele.
“Abbiamo fatto diverse call con la task force israeliana – spiegano ad HuffPost dalla Regione Lazio – da loro abbiamo tratto suggerimenti per iniettare le dosi che restano inutilizzate perchè una percentuale di persone non si presenta all’appuntamento per vaccinarsi. Per evitare che vengano buttate o che finiscano ai cosiddetti “furbetti”, attiviamo immediatamente le Usca (le unità speciali di continuità assistenziali, ndr) che vanno a somministrare quei vaccini a domicilio”.
E poi c’è “la carta vincente”, la decisione di procedere “per fasce d’età e non per categorie. In questo modo – è il ragionamento – si evitano lungaggini e intoppi nei quali gli altri si stanno perdendo”. Il criterio, come proposto dall’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, è stato recepito nel piano nazionale rimodulato con cui il governo si prepara a gestire la vaccinazione di massa. Capito Fontana?
(da agenzie)
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