SUL FINANZIAMENTO DEI CRIMINALI TRAFFICANTI DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA LA MAGGIORANZA SI FERMA A 142
14 DEFEZIONI IN SENATO TRA LEU, BONINO, TRE PD, DE FALCO, MANTERO … I RENZIANI MEDIANO E STRAPPANO UN IMPEGNO A RIVEDERE IL MEMORANDUM CON LA LIBIA, ARIA FRITTA
Non c’è pace per la maggioranza di governo divisa tra le sue anime e appesa alla croce dei numeri. Chiuso un fronte, se ne apre un altro. Alta tensione per tutto il giorno sul rifinanziamento delle missioni internazionali, tra cui la Libia, che a metà pomeriggio — tra incontri, conciliaboli e riunioni – è approdato nell’aula del Senato.
Partito sotto pessimi auspici, finito meglio: via libera su tutte le missioni per il 2020, escluso il punto dolente della “formazione e addestramento” dei militari della guardia costiera libica.
Sulla “scheda 22” la maggioranza perde pezzi: si ferma a quota 142 con 14 defezioni, 12 di maggioranza e due di opposizione, lontana dalla maggioranza assoluta, e perde per strada Leu. Però respira: non va sotto, non ha bisogno della stampella del centrodestra.
Alla fine i no sono 3 in casa Pd (Verducci, D’Arienzo, Valente), 6 Leu (De Petris, Grasso, Errani, La Forgia più Ruotolo e Nugnes), il grillino Mantero, poi De Bonis e De Falco, Martelli ed Emma Bonino.
Il fatto è che del pacchetto faceva parte, appunto, il rinnovo dell’accordo con la guardia costiera libica. Un punto dolente — quello delle navi di migranti intercettate al largo delle coste sahariane con i passeggeri riportati nei centri di detenzione, dove il rispetto dei diritti umani è una chimera e si spengono le luci degli osservatori internazionali e delle Ong.
Un punto che rischia fino all’ultimo di provocare un terremoto politico. E di scatenare, sull’esecutivo, la tempesta perfetta. Oppure, lo spauracchio dell’aiuto del centrodestra — da FdI, Lega e Fi il sì alle missioni è netto. Un’alternativa peggiore dell’altra.
Poche ore prima, la relazione sullo stesso tema è passata quasi all’unanimità in commissione Esteri e Difesa di Montecitorio con l’astensione di Laura Boldrini e dei renziani.
Spiega Gennaro Migliore di Italia Viva: “Siamo totalmente d’accordo con le missioni internazionali, compresa quella in Libia, ma non possiamo dare soldi alla loro guardia costiera. Non possiamo ignorare le tante denunce a loro carico”.
Per tutto il giorno si rincorrono le voci sui malumori intorno al “pacchetto libico”.
Leu preannuncia la richiesta di votare il testo per parti separate. Lo chiedono nell’emiciclo Loredana De Petris, rammentando “le torture e le violenze contro le donne” ed Emma Bonino.
Il pallottoliere lievita fino a 16 possibili defezioni. Si spacchetta il testo in due risoluzioni: una sulle cinque nuove missioni e una sulla proroga di quelle vecchie — Libia compresa — su cui si accendono i riflettori.
In aula Francesco Verducci motiva il suo no: “Finanziare la guardia costiera libica nuoce alla reputazione e all’autorevolezza dell’Italia”.
Emma Bonino è appassionata: “Non costringetemi a lasciare l’aula per non votare tutto insieme, ci sono missioni che sostengo. Ma “mare sicuro” è un’espressione macabra. Non esiste la guardia costiera libica, esistono le milizie. Serve un reset dei nostri rapporti con la Libia”.
La mediazione si profila sotto forma di un ordine del giorno dei renziani, messo a punto da Laura Garavini, che impegna il governo a modificare il memorandum con le autorità libiche del 2017 “nella direzione del rispetto dei diritti umani e della maggiore presenza delle organizzazioni internazionali” anche nei centri di accoglienza dei migranti. Insomma, una potenziale via d’uscita dall’impasse. Passa, ma non compatta Leu.
Finisce a sera. La maggioranza dopo aver traballato resta in piedi.
(da “Huffingtonpost”)
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