SULLA BREXIT DEVE VOTARE IL PARLAMENTO: ACCOLTO IN GRAN BRETAGNA IL RICORDO DEGLI ATTIVISTI ANTI-UE
E ORA TUTTO DIVENTA POSSIBILE… IL PARLAMENTO POTREBBE NON RATIFICARE IL REFERENDUM, IN QUANTO NON ERA VINCOLANTE
Questa Brexit non s’ha da fare, non senza il consenso del Parlamento perlomeno.
Così si è pronunciata oggi l’alta corte britannica. Downing Street non può invocare l’articolo 50 del trattato di Lisbona, cioè la clausola di recessione dall’Unione, senza prima passare da Westminster.
La decisione ha fatto subito scattare il rialzo della sterlina, mentre il governo britannico scalda i motori e si prepara a contestare il pronunciamento.
“Il Parlamento è sovrano”, non basta che a tirare le fila del referendum di giugno sia Theresa May, ovvero il governo.
I tre giudici dell’alta corte di Londra hanno pronunciato la sentenza a seguito del ricorso presentato da alcuni sostenitori del “Remain”.
Gli anti-Brexit sostenevano che lasciare l’Unione senza prima aver consultato l’assemblea legislativa avrebbe rappresentato una violazione dell’accordo con cui, nel 1972, il Regno Unito aveva aderito alle comunità europee.
I giudici danno ragione ai Remain: il referendum era consultivo, non si può prescindere dal voto del Parlamento.
“La corte accetta l’argomentazione principale dei ricorrenti”, hanno affermato i giudici, e “la corte non accoglie le argomentazioni avanzate dal governo, che ritiene questo voto inutile”.
Ora si preannuncia un inedito braccio di ferro tra la giustizia e il governo; Downing Street infatti farà appello contro il pronunciamento.
Il governo britannico ha dato il via libera per presentare un appello alla Corte suprema contro il verdetto dell’alta corte.
Prima, secondo i piani di May, l’articolo 50 avrebbe dovuto essere invocato entro marzo 2017. Una volta scattata la notifica, sarebbero cominciati i due anni di negoziati per stabilire le condizioni dell’addio.
Ora però, la mossa si allontana.
(da agenzie)
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