SULLE RIFORME TUTTI CON MATTARELLA…MA FINO A UN CERTO PUNTO
LA MORAL SUASION DEL PRESIDENTE NON INTACCA ANCORA I DUE FRONTI PD
I contatti ci sono, informali, riservati.
Anche in questi giorni di vacanza, Il Capo dello Stato sta tessendo la sua tela per arrivare all’appuntamento di settembre con le riforme costituzionali in un clima meno burrascoso di quello delle ultime settimane.
Nei due fronti Pd, renziani e minoranza, la moral suasion del Quirinale trova ampie conferme.
Ma per ora non sgretola le distanze, le due fazioni restano arroccate sulle proprie posizioni. E interpretano gli inviti al dialogo come un sostegno implicito alle proprie tesi.
Il ruolo di arbitro di Mattarella viene riconosciuto da tutti, così come la sua terzietà . I due Pd, dunque, si fidano dell’inquilino del Quirinale. Ai vertici del Nazareno, l’invito alla “stabilità ” che arriva dal Colle viene letto da un renziano di prima fascia come “un auspicio a concludere il percorso delle riforme istituzionali, a non buttare il lavoro fin qui svolto”. E dunque, un invito alla minoranza dem a “non compromettere il cammino”, a un sussulto di “responsabilità ”.
Dal fronte della minoranza, invece, si ricorda il profondo rispetto del Capo dello Stato per il “ruolo del Parlamento, tanto più se si tratta di una riforma della Costituzione”.
E si sottolinea che la nuova presidenza, “a differenza della precedente non intende avere un ruolo di regia sul quadro politico, ma solo di arbitro”.
Un ruolo terzo, dunque, anche nel caso in cui Renzi dovesse chiedere le elezioni anticipate.
“E’ una fase politica completamente diversa da quella di Napolitano”, spiegano.
“Il presidente Mattarella ha già spiegato che in Italia non esiste un uomo solo al comando”. “Nella sua cultura politica hanno molto valore i contrappesi e gli equilibri della Costituzione”.
I bersaniani, se dovesse passare una modifica che riguarda l’elettività del Senato, sono convinti che il Colle rimanderebbe il governo alla Camere per la fiducia. “E in quel caso noi la fiducia la voteremmo senza alcuna remora”, assicura ad Huffpost Miguel Gotor. “Davanti a noi non c’è alcun baratro. Renzi deve capire che la riforma del Senato è cosa altra rispetto alla vita del governo”.
“L’obiettivo fondamentale delle riforme costituzionali era e rimane il superamento del bicameralismo paritario: su questo punto nessuno vuole tornare indietro, neppure di un millimetro”, insiste il ribelle dem Federico Fornaro, convinto che “le posizioni sono meno distanti di quello che qualcuno vuol far apparire”. Il ritornello della minoranza dunque è la ricerca di “un accordo dentro il Pd”.
Ed è anche una risposta alle accuse di voler sabotare l’esecutivo.
Sul fronte renziano invece scarseggia la fiducia nella lealtà della minoranza. Si ricordano le parole del Capo dello Stato il 30 luglio sui “decenni di tentativi non riusciti” sul terreno delle riforme costituzionali. E l’auspicio affinchè il cammino riformatore, questa volta, “vada al più presto in porto”.
Parole che vengono vissute come una spinta dell’arbitro nella “direzione giusta”.
Del resto, anche al Colle è ben chiaro che la tenuta del Pd è indispensabile per la tenuta del governo e anche perchè l’Italia possa far sentire più forte la propria voce in una Unione europea “sempre più in affanno”.
Ma è un obiettivo ancora lontano dal traguardo. Per questo, nelle prossime settimane, la moral suasion del Quirinale pare destinata a crescere di intensità .
Sempre a livello informale, senza moniti o appelli pubblici. Finora, complici le vacanze di Ferragosto, i due Pd restano distanti. E tuttavia entrambi molto sensibili al discreto pressing presidenziale.
Come se la fiducia nell’equilibrio del nuovo inquilino del Colle fosse rimasta come l’unico elemento di garanzia per tutto il Pd.
L’unico interlocutore di cui, in una guerra senza prigionieri, tutti continuano a fidarsi.
(da “Huffingtonpost”)
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