SVOLTA SULLA STRAGE DI BOLOGNA: INDAGATI DUE TERRORISTI TEDESCHI
NESSUNA STRAGE FASCISTA: PRENDE CORPO LA PISTA DELLA VENDETTA DEL FRONTE POPOLARE PER LA LIBERAZIONE DELLA PALESTINA CONTRO L’ITALIA CHE AVEVA ARRESTATO UN SUO DIRIGENTE… RAISI: “CI AVVICINIAMO ALLA VERITA”
A trentun anni esatti dallo strazio che si è consumato in stazione, a pochi giorni dal trentunesimo anniversario del Due Agosto, la Procura di Bologna scrive una nuova pagina della storia giudiziaria della strage del 1980 che costò la vita a 85 persone (200 furono i feriti): sono stati indagati due terroristi tedeschi, Thomas Kram e Margot Frohlich, entrambi a Bologna quel giorno, e legati al gruppo del terrorista Carlos.
Prende così corpo la pista palestinese, mai accettata dal presidente dell’Associazione famigliari vittime Paolo Bolognesi e invece ripetutamente riproposta da Francesco Cossiga.
Una direzione opposta a quella verità giudiziaria che ha indicato come esecutori Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, condannati all’ergastolo, mentre Luigi Ciavardini ha ottenuto una pena di trent’anni.
La Procura di Bologna sceglie di non commentare la notizia. Il procuratore aggiunto Massimiliano Serpi, che in questi giorni regge l’ufficio, dopo essersi sentito via telefono con il Procuratore, Roberto Alfonso, ha detto ai cronisti che la Procura non ha niente da dire.
La pista palestinese vedremme l’esplosione alla stazione come una vendetta del Fronte popolare per la liberazione della Palestina contro l’Italia, che aveva arrestato un suo dirigente.
Kram il 2 agosto era a Bologna, e alloggiò all’hotel Centrale.
La Frohlich, secondo alcuni testimoni, in quei giorni alloggiava all’hotel Jolly.
La loro presenza in città , assieme ad altri elementi raccolti dalla Digos, ha convinto gli inquirenti a indagarli.
Per entrambi, si torna a ipotizzare dunque il coinvolgimento nella strage.
E per questo si scavò su di loro all’indomani dell’esplosione alla stazione di Bologna.
Lo si fece quando Kram entrò in Italia varcando la frontiera con la Svizzera alla vigilia della strage e, sulla via di Perugia, dove stava raggiungendo l’università degli stranieri umbra, si era fermato a Bologna proprio in corrispondenza dell’attentato, alloggiando in un hotel del centro storico del capoluogo emiliano.
Di lui, molti anni dopo, tornò a occuparsi la commissione Mitrokhin, quella presieduta da Paolo Guzzanti sulla scorta dei documenti che un ex archivista sovietico, Vasilij NikitiÄ Mitrokhin, aveva fatto rinvenire dopo essere stato “esfiltrato” dalla Cia e aver iniziato a collaborare con i servizi occidentali.
Dal carcere parigino della Santè, ne aveva parlato, come detto, anche Carlos lo Sciacallo. Per l’ex leader del gruppo Separat, con un passato nelle fila più radicali del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp), la strage di Bologna sarebbe stata una reazione degli Stati Uniti e del Mossad, il servizio d’intelligence israeliano.
Motivo: la disponibilità che i governi italiani (a iniziare da Aldo Moro, con il lodo che prende il suo nome) avrebbero dimostrato nei confronti dei palestinesi.
Sulla stessa linea era pure il presidente emerito Francesco Cossiga, scomparso il 17 agosto 2010, secondo il quale agli uomini di Arafat sarebbe stato concesso in prima istanza di organizzare i propri covi in Italia autorizzandoli a trasportare prima armi corte e, in seguito, anche da guerra.
A una condizione: nessun cittadino del Belpaese avrebbe dovuto essere coinvolto in attentato o episodi di violenza.
Per Cossiga, la responsabilità di quel patto era dello statista assassinato alle Brigate Rosse il 9 maggio 1978, seppur a un certo punto della sua vita, in linea con lo stile del “picconatore” inaugurato nella seconda fase del suo settennato come Presidente della Repubblica, se ne attribuì quanto meno la firma. Vero o falso? Difficile dirlo, dato che Cossiga, quando parlava di Bologna, commetteva spesso un “errore”: sosteneva che l’esplosione fu accidentale, causata dal lancio di un mozzicone di sigaretta finito per una casualità della valigia che conteneva l’ordigno.
In ultimo va detto che la tesi delle responsabilità palestinesi e dei servizi Usa e d’Israele è stata sollevata ancor prima che da Carlos anche da Francesco Pazienza, il consulente finanziario che a cavallo degli anni Ottanta lavorò per Giuseppe Santovito, a capo del Sismi prima dello scandalo P2, scoppiato il 17 marzo 1981.
Pazienza, insieme a Licio Gelli, capo della loggia Propaganda 2, e gli ufficiali dei servizi militari italiani Giuseppe Belmonte e Pietro Musumeci, è stato condannato per i depistaggi sulla strage del 2 agosto 1980 vedendosi comminare 10 anni.
Ma non per questo ha rinunciato a sostenere la sua tesi, ribadita nel libro autobiografico uscito nel 1999 per Longanesi “Il disuddiente”.
Nelle 630 pagine del volume, pur affrontando sempre i fatti bolognesi quasi di striscio, torna a sostenere la versione del binomio Cia-Mossad dicendo peraltro di averne parlato a magistrati che più o meno direttamente hanno avuto a che fare con la strage alla stazione di Bologna e con altre vicende legate ai Paesi dell’Est, come l’attentato a Giovanni Paolo II del 13 maggio 1981 con il coinvolgimento di servizi bulgari e sovietici.
“Ci avviciniamo alla verità . è una notizia che attendevo da anni”, commenta il parlamentare bolognese Enzo Raisi, Fli, membro della commissione Mitrokhin. “Kram e Frohlich sono oggi indagati grazie alle carte che ho depositato in procura che avevo trovato in commissione Mitrokhin”.
La pista palestinese è sempre stata bollata da Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione familiari delle vittime del 2 agosto, come una falsità .
“Se i magistrati hanno fatto una mossa del genere — dichiara ora- significa che qualcosa di nuovo è saltato fuori e attendiamo di leggere le carte. Di certo, non saremo noi familiari delle vittime a intralciare il lavoro dei magistrati”.
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