TAV O MINI-TAV MA L’OPERA VA AVANTI
GIORGETTI: “DECIDE IL PARLAMENTO”… TELT LUNEDI FA PARTIRE GLI AVVISI
La Torino Lione si farà , magari riveduta e corretta dal punto di vista dei costi, ma è un treno che non si può fermare. Se non sarà Tav, sarà una mini-Tav, ma solo il Parlamento può fermare l’opera e i numeri per farlo i 5 stelle non ce li hanno.
È Giancarlo Giorgetti a chiarire lo stato dell’arte, intervistato da Mezz’ora in più, su Raitre: ci sono sei mesi di tempo e il premier Giuseppe Conte può ridiscutere il progetto – come da Contratto di Governo – con i partner Francia e Ue, può provare a convincere Emmanuel Macron e Jean-Claude Juncker a ridistribuire le spese con minori oneri per l’Italia oppure a rinunciare ad alcuni elementi ridondanti che fanno alzare il conto per lo Stato Italiano, ma non può dare lo stop. Per quello c’è il Parlamento, unico soggetto deputato a decidere su un trattato internazionale.
Se Giorgetti detta la linea, i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono entrambi a Milano, non si incontrano, ma cercano una distensione nei rapporti. “Ieri Luigi mi ha fatto gli auguri di compleanno”, fa sapere il leader leghista: “Volete leggere il messaggio?”.
Entrambi stanno ben attenti a non attaccarsi troppo in un ping pong a distanza che va in scena in questa domenica meneghina per entrambi.
Milano diventa per un giorno il luogo in cui le dinamiche politiche si raffreddano dopo le minacce di crisi di governo. Di Maio appare un po’ imbarazzato e rifugge dal discorso sulla Tav, Salvini non nasconde la sua soddisfazione.
Come dice chiaramente Giorgetti, la soluzione individuata da Conte è quella che già mercoledì notte aveva indicato la Lega. “Salvini non è tornato a cuccia perchè sulla Tav è stata accolta la richiesta della Lega” dice respingendo la lettura di Marco Travaglio nel suo editoriale sul Fatto Quotidiano.
Lunedì Telt, la società che si occupa della realizzazione dell’Alta velocità Torino-Lione, riunisce il Cda e, come previsto, darà il via agli “avvisi” di manifestazione di interesse, ovvero la prima fase dei bandi.
La Lega rimette sul tavolo la proposta di mini-Tav. Una riduzione che comporterebbe un risparmio di un miliardo. Ipotesi che in realtà è stata già bocciata dal Movimento 5 Stelle che ne vuole il blocco.
Anche se circolano sondaggi secondo cui la soluzione troverebbe consensi nella base pentastellata. Per entrambi i leader di partito però non sono discussioni da affrontare adesso. Anzi, il dibattito sulla Tav per loro va depotenziato, ora bisogna provare a marciare uniti.
Di Maio, dai padiglioni del Villaggio Rousseau, prova a non pronunciare neanche una parola sulla Tav, fino a quando non si ritrova costretto a farlo. “In questo momento non vedo quale sia il dibattito sul tema Tav, c’è un contratto di governo che parla chiaramente. Adesso pensiamo alle cose serie. L’Italia ha bisogno di infrastrutture e il governo durerà quattro anni”.
A qualche chilometro di distanza, Salvini alla scuola di formazione della Lega, guarda già alle prossime mosse, parlando del decreto sblocca cantieri “che deve essere approvato subito”. Applausi dai ragazzi in platea che lo accolgono cantando “buon compleanno”. Lui ringrazia: “Sono vecchio”, dice con un atteggiamento decisamente più rilassato rispetto a quello di sabato quando ancora il caso politico non era del tutto chiuso.
L’obiettivo di rimandare la decisione Sì o No alla Tav a dopo le Europee è stato raggiunto quindi adesso sono iniziate le prove di distensione dopo le minacce di crisi: “Ho trovato in Luigi una persona corretta, leale, seria e coerente”.
Eppure, nell’ultima settimana, qualcosa si è rotto complice anche e soprattutto l’avvicinarsi della campagna elettorale delle Europee in cui i due partiti alleati hanno la necessità di marcare la differenza.
Il capo politico grillino lo punzecchia a distanzia. “L’obiettivo di M5s è dare tranquillità , non deve essere più possibile creare tensioni perchè se uno dall’altra parte dice ‘vediamo chi ha la testa più dura, vediamo chi va fino in fondo’, io dico che questo è folclore, pensiamo alle cose serie”.
Il riferimento è proprio alle parole dei giorni scorsi pronunciate dal vicepremier leghista a proposito della Tav. Salvini risponde a stretto giro: “La testa dura me la tengo ma non ho mai parlato di crisi”. Crisi che oggi negano tutti ma che fino a poche ore fa tutti si affannavo a sfoggiare.
(da “Huffingtonpost”)
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