TENSIONE E RABBIA NEL M5S: CHI VUOLE IL RITIRO DEL SIMBOLO E CHI CHIEDE UN CAMBIO DI PASSO
LA RESPONSABILITA’ POLITICA E’ ANCHE DI DI MAIO”
Le ore del giudizio. Le ore in cui bisogna decidere sulle sorti del Comune di Roma a soli sei mesi dalla conquista grillina del Campidoglio.
L’arresto di Raffaele Marra, braccio destro di Virginia Raggi, difeso fino a poche ore fa a spada tratta dal sindaco, fa precipitare il Movimento 5 Stelle in un baratro di tensione e di rabbia.
E nonostante il divieto di parlare impartito dai vertici, molti deputati e senatori si sfogano a viso aperto. Forse, per la prima volta. “Spero che il garante prenderà provvedimenti interni ed esterni”, dice per esempio Danila Nesci.
Beppe Grillo è chiuso nel suo bunker dell’Hotel Forum dove alloggia a Roma, con lui ci sono i responsabili della comunicazione.
Poco distante, a piazzale Flaminio, arrivano alla spicciolata i parlamentari pronti a partire per Siena. Contrordine. Un sms avvisa che il flash mob in programma per stasera non ci sarà .
Il motivo è ovvio. “È corruzione. Gravissimo. Ignazio Marino lo abbiamo crocifisso per molto meno. Ora dovrebbe dimettersi, altrimenti via il simbolo”, dice una delle tante voci dei parlamentari.
E il senatore Nicola Morra aggiunge: “Fermo restando che occorrerà verificare, si parte dal presupposto che se vuoi essere severo con gli altri devi essere inflessibile con te stesso. Noi siamo nati per ripristinare le regole, ora verificheremo, ma se emergeranno quadri politicamente o moralmente scorretti, non potremo certo difendere certe posizioni”.
Proprio la difesa di Marra aveva provocato in parte la frattura, mai sanata, con i parlamentari romani. Roberta Lombardi, per esempio, su Fb aveva etichettato il braccio destro della sindaca “un virus che infetta il Movimento”.
Ciò le era costato un richiamo all’ordine dai vertici M5S via blog con un durissimo post. Oggi cita Martin Luther King per rivendicare le proprie ragioni in merito. “Su Roma – si sfoga un senatore – hanno sbagliato tutti, compreso Beppe”. “Mortificata” si sente la deputata Nesci “perchè, all’interno del M5S (non certo io o Beppe Grillo), c’è chi ha tenuto la linea che oggi ha portato a questo epilogo. Mettiamo da parte atteggiamenti e forzature che nulla hanno a che fare con la rivoluzione culturale che stiamo portando avanti”.
Adesso si sta decidendo cosa fare.
L’arresto di Marra, “è pesante, fortunatamente ci sono indagini in corso” ma “è una casa grave, gravissima. Ci riuniamo e tiriamo fuori la linea del gruppo”, dice Roberto Fico prima che venga impartito l’ordine dai vertici via sms di non parlare.
“Ragazzi, questione Marra: silenzio stampa. Uscirà il sindaco ed eventualmente il Blog”, si legge sui cellulari dei parlamentari.
Virginia parla ai cronisti e non accetta domande, poi Grillo su Twitter rilancia le sue dichiarazioni, ma i commenti degli attivisti non fanno sconti.
Le voci sono incontrollate.
I più ortodossi del Movimento vorrebbero le dimissioni del sindaco, e se ciò non dovesse succedere il ritiro del simbolo M5S, approfittando del fatto che le elezioni politiche potrebbero essere ancora lontane e quindi “c’è tutto il tempo a disposizione per far dimenticare il disastro Roma”.
Queste sono le pressioni arrivate all’hotel Forum dove Grillo ha atteso il discorso della Raggi.
Altri, i più pragmatici, non vogliono rischiare il baratro ammettendo l’errore: “Basta che Virginia chieda scusa e che si lasci guidare da noi”.
“Penso che oggi qualcuno dovrebbe chiedere scusa e ringraziare Carla Ruocco e Roberta Lombardi”, scrive su twitter il parlamentare 5 Stelle Michele dell’Orco, che è stato anche capogruppo alla Camera.
Il pentastellato si riferisce alle dure critiche che le due colleghe di partito avevano mosso proprio nei confronti di Raffaele Marra, oggi arrestato.
Dell’Orco posta, nel suo tweet, i ‘cinguettii’ di Ruocco e Lombardi, in cui le due parlamentari 5 Stelle parlavano chiaramente di “virus che infetta il Movimento” riferendosi proprio al capo del personale del comune di Roma e fedelissimo della sindaca Virginia Raggi.
In questo caos generale c’è anche chi è pronto a colpire Luigi Di Maio: in molti vedono una sua responsabilità politica per aver difeso il sindaco e sono già pronti a regolare i conti.
Per esempio, sembrano indirizzate a lui le parole del deputato Giuseppe Brescia che ritiene le scuse della Raggi non sufficienti: “Non sono io a dover dire cosa dovrebbe fare ora il sindaco di Roma, ma di certo chi, all’interno del MoVimento, nei mesi scorsi ha difeso questa linea scellerata dovrebbe smetterla di giocare al ‘piccolo stratega’ perchè evidentemente non ne è in grado e arreca solo danno al MoVimento”.
(da agenzie)
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