“TESSERA PIU’ CARA, UNA SU CINQUE E’ FALSA”. E L’ASSEMBLEA PD CONTESTA ORFINI
QUOTA PARI A UN GIORNO DI STIPENDIO: MA PER ADOTTARE QUESTA NOVITA’ HANNO ASPETTATO CHE IN ITALIA CI FOSSERO TANTI DISOCCUPATI?
Iscrizioni al Pd più care per sconfiggere i signori delle tessere.
La cura, individuata dal presiedente del partito Matteo Orfini contro i “padroni di voti” che drogano i congressi e la vita degli stessi circoli, verrà sperimentata a Roma a partire da fine marzo, quando inizierà la campagna di tesseramento 2015.
«Aumenteremo la quota, che dovrà essere pari almeno a un giorno di stipendio, quindi il salario di un mese diviso 30», ha spiegato Orfini nella sua relazione di apertura all’assemblea cittadina del Pd, di cui da tre mesi è commissario.
Una proposta accolta però da un brusio forte e prolungato, che ha subito scatenato la reazione di Orfini.
Il quale ha prima corretto il tiro: «Saranno previste delle deroghe per chi non può pagare».
Poi, incalzato dal rumoreggiare della platea, è sbottato: «Vedo che quando si va sui soldi ci si scalda: non è un bel segnale, fatemelo dire».
Senza tuttavia arretrare: «Dal 30 marzo ci saranno nuove regole ».
Un cambiamento necessario per non morire, specie in una città dove il Pd è stato messo a dura prova dall’inchiesta su Mafia Capitale.
«Se a Roma prendiamo 500mila voti alle elezioni ma poi abbiamo solo 9mila iscritti, vuol dire che c’è qualcosa che non va, che non rappresentiamo niente», ha attaccato il presidente-commissario.
«Bisogna allora cercare di capire perchè non vengono da noi. Forse non tutti si sentono a proprio agio, bisogna creare qualcosa di più accogliente».
Tanto più che «girando i circoli e telefonando a tutti gli iscritti, come abbiamo fatto noi in questi mesi, è venuta fuori una realtà intollerabile e cioè che una tessera su 5 è falsa», ha rivelato Orfini. Un veleno che occorre neutralizzare: «Il tesseramento non avverrà nei circoli ma su base municipale, ciascuno con un garante in funzione di controllo. E ci si iscriverà senza più intermediari».
Nessun timore di allontanare gli iscritti, magari quelli che non hanno voglia di dichiarare il proprio reddito? «
Ma figurarsi, nei circoli si sa che mestiere fa tizio piuttosto che caio, e poi ci fidiamo », taglia corto il commissario.
Punzecchiato dal collega Roberto Morassut: «Quattro anni fa proposi la tessera basata sul reddito per scardinare il tesseramento fasullo e pilotato a pacchetti, ma mi dissero che era impossibile. Positivo che si sia cambiato idea».
Giovanna Vitale
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply