TORINO, LA DENUNCIA DI UNA COPPIA DI STRANIERI: AGGREDITI E MINACCIATI DA POLIZIOTTI IN BORGHESE PERCHE’ STRANIERI
SONO SEMPLICEMENTE DUE STUDENTI, LUI VENEZUELANO E LEI CINESE, LA PROCURA APRE UN’INCHIESTA… MA QUANDO SI FANNO I CONTROLLI NON SI POTREBBE USARE IL CERVELLO E LA DIVISA?
“Siamo stati aggrediti da tre poliziotti in borghese”. E’ la denuncia di due studenti, lui, 31 anni, musicista del conservatorio di Torino, originario del Venezuela, in Italia da due anni come rifugiato politico, lei, 22 anni, studentessa cinese all’accademia delle Belle Arti. Nessuna aggressione – riferisce la polizia – ma un controllo a cui i due hanno cercato di sottrarsi.
Tutta la vicenda, destinata a finire sul tavolo della procura, nasce da un doppio equivoco. Giovedì pomeriggio una pattuglia della polizia ferroviaria è sulle tracce di due ladri, un uomo sudamericano e una cinese. Quando Moises Pirela e la sua ragazza passano in via Nizza, intorno alle 17.30, li fermano e chiedono loro i documenti.
“Non avevano la divisa”
“Non giriamo con i passaporti in tasca ma abbiamo mostrato le foto che avevamo sul cellulare, i poliziotti però ci hanno aggredito, non sembravano nemmeno agenti, non avevano la divisa – racconta il giovane – La mia ragazza si è spaventata e ha cercato di scappare perché la volevano costringere a salire in macchina, mi hanno colpito, sono caduto a terra e mi hanno bloccato con un ginocchio”.
I due ragazzi temono di essere nel mezzo di un sequestro, anche se la polizia assicura di aver mostrato loro distintivi e lampeggianti.
“Quello che mi ha bloccato a terra diceva che mi avrebbe ammazzato, che quelli come noi non avevano diritti ma io non capivo cosa intendesse. Diceva voi, solo perché siamo stranieri?”.
La ragazza ammanettata
La ragazza che ha tentato la fuga è stata ammanettata, il giovane fatto salire sull’auto civetta. Nessuna aggressione o violenza, assicurano dalla questura. Parte della scena è stata ripresa della telecamere di sorveglianza della via e da quelle del comando della Polfer. I due studenti si convincono di avere davvero a che fare con la polizia soltanto quando in via Nizza arriva una pattuglia in divisa.
“A quel punto sono stato io a dire alla mia ragazza di salire sulla macchina”. Le due ore successive le passano negli uffici della polizia ferroviaria. “Ci hanno perquisito, mi hanno aggredito ancora”, racconta Moises anche ai medici dell’ospedale Martini quando i due si presentano in pronto soccorso con lividi e escoriazioni.
Anche gli uffici della polfer sono controllati dalle telecamere: la ricostruzione precisa di quello che è accaduto è custodito negli hard disk del sistema di sorveglianza.
Denunciati per resistenz
Moises e la sua amica vengono lasciati andare poco prima delle 20 con una denuncia per resistenza. Adesso si sono rivolti a un avvocato, Federico Burzio che la prossima settimana presenterà un esposto in procura sull’accaduto. “I ragazzi sono molto scossi”, dice. “Se qualcuno che era in via Nizza, l’altro giorno ha ripreso la scena ci faccia avere i video”, è l’appello di Moises che resta convinto che l’aggressione avesse uno sfondo razzista. “Ci hanno visto stranieri e se la sono presa con noi”.
(da La Repubblica)
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