TRA GELOSIE E POST POLITICA NEL CERCHIO MAGICO DI SILVIO SCOPPIA LA GUERRA DELLE DONNE
LA PASCALE HA UN POTERE ORMAI AUTONOMO E INCASSA IL PLAUSO O QUANTOMENO IL SILENZIO DELLE ALTRE
Nei modi più inattesi si esprime la crisi del patriarcato, ma anche la sua estrema resistenza. Con tale ridondante preambolo si può resistere a una lettura grevemente sessista del caso Pascale-De Girolamo; come pure, con trascurabile sacrificio narrativo è possibile dar conto del dibattito sviluppatosi al riguardo tra le donne di Forza Italia facendo a meno di altri scontati format di genere tipo Eva contro Eva, rivalità da harem, lite da cortile, disputa fra lavandaie, piazzata vajassa, per non dire rumoroso gallinaio o silente cesto di vipere.
Di post-politica semmai si tratta, per quanto i modelli di quest’ultima risalgano, parecchio in là nel tempo, a quello stile cortigiano che il berlusconismo maturo ha coltivato con pervicacia e di cui ora raccoglie i frutti, non esattamente freschi e profumati – ma tant’è.
Per cui la giovane favorita del vecchio Re, al secolo (XXI) Francesca Pascale, si è conquistata un suo potere ormai quasi autonomo e con l’incoraggiamento e la collaborazione di alcune dame – non a caso per designarle si utilizza una formula tanto lontana dalle ideologie quanto ancorata all’irrazionale come «cerchio magico» – sbarra il passo a qualsiasi concorrenza.
Nel caso della povera Nunzia, oltretutto, l’aspirante regina lo fa nel modo più diretto, crudo e semplice, in nome della fedeltà mostrata da lei e dalle altre nei momenti più «dolorosi» che hanno afflitto Sua Maestà Silvione.
A questo punto, e quindi nella giornata di ieri, passato e presente, monarchia e democrazia, sfera pubblica e sentimenti personali, realtà e immaginazione comunque si aggrovigliano in un quadro che, come non di rado accade in Italia, un po’ fa ridere, un po’ fa impressione e tutte e due le cose insieme.
Tale effetto misto, per dire, risuona tra le righe delle parole dell’onorevole Giammanco (la «Gabry » del bigliettino imperiale spedito in coppia con Nunzia nella prima seduta della XVI legislatura: (clicca qui) ) che stabilisce una impegnativa corrispondenza tra lo sfogo di Francesca, identificata con «la stragrande maggioranza dei nostri elettori».
D’altra parte, sempre dal punto di vista del linguaggio e dei suoi utili specchietti appare significativo che nella nota dell’onorevole Santelli, invero più problematica, Berlusconi venga qualificato di sfuggita non come il presidente, il nostro leader, la nostra guida, il nostro padre (eh sì, anche questo appellativo è risuonato fra le pieghe del dibattito), ma come «il suo compagno».
Suo, s’intende, di Pascale, promossa al rango di interprete della volontà generale del partito e definitiva protagonista della sua vicenda.
La quale Pascale ha ieri incassato il plauso e l’apporto, in taluni casi anche lievemente melodrammatico, di Maria Stella Gelmini, Elena Centemero, Maria Rizzotti, Deborah Bergamini, Eva Longo e anche quello di Sandra Mastella, che con Nunzia deve avere qualche conticino in sospeso nel feudo di Benevento.
Nulla invece hanno detto Carfagna, Ravetto, Mussolini e la pitonessa Santanchè. Ma anche nel caso del loro silenzio sarebbe arduo rintracciarne motivazioni che abbiano a che fare con quella che con pigra ostinazione si continua a definire: «politica».
In compenso, o meglio a integrazione, sempre ieri è squillata ben oltre i consueti decibel la campana pro-Pascale di Michaela Biancofiore, un’altra singolare figura che non sfigurerebbe nei due studi dello storico Norbert Elias: «La società di corte» (Mulino, 2006) e anche, sia pure con qualche riserva, ne «La civiltà delle buone maniere» (Mulino, 1988).
L’onorevole è in effetti così addentro alle vicissitudini di palazzo Grazioli da fomentare il culto del cane Dudù.
L’altra sera alla radio è arrivata a garantire il sexual drive eterosessuale dell’animaletto, pure accennando all’erezione del medesimo – «Eccome se l’ho vista, urca!» – suscitata dalla cagnolina di Michaela, a nome Puggy.
E se pure non è muovendo da questo grazioso particolare il modo corretto per concludere una noterella che partiva dalla crisi del patriarcato, varrà la pena di segnalare che nella dichiarazione di Biancofiore c’era ieri un passaggio in cui all’anziano sovrano si attribuiva «una visione probabilmente più alta della nostra».
Ma come «probabilmente»? Probabilmente un corno, avrà pensato il re.
Nunzia infine ha risposto. Appassionata e a tratti pure maliziosa, forse.
Dice che Francesca l’accusa a vanvera per «guadagnarsi un posto in Paradiso».
Anche il materialismo mistico è una caratteristica di questo tempo.
Il Regno dei Cieli, in realtà , non sta a Palazzo Grazioli – e ad Arcore pare che sia tornata a comandare Marinella, storica segretaria.
Filippo Ceccarelli
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