TRAGEDIA DI PIAZZA SAN CARLO, ECCO CHI HA SBAGLIATO: I RILIEVI DELLA COMMISSIONE D’INCHIESTA
DALLE LACUNE NELL’ORGANIZZAZIONE ALLE RICHIESTE DELLA POLIZIA, DALLE TRANSENNE ALLE BOTTIGLIE DI VETRO
Una catena di lacune, omissioni, sottovalutazioni che hanno portato al disastro di piazza San Carlo, quando il 3 giugno rimasero ferite 1.527 persone, e tra queste Erika Pioletti, morta dopo dodici giorni di agonia.
È quanto emerge dai verbali delle audizioni condotte dalla commissione di indagine istituita dal Comune di Torino.
Centinaia di pagine raccolgono i racconti delle 22 persone convocate e sentite dalla commissione, per cercare di chiarire le cause che hanno portato al disastro di quella sera, davanti al maxischermo che trasmetteva la finale di Champions League: dalla sindaca Chiara Appendino all’ispettore dei vigili urbani in servizio quella sera, dal capo di gabinetto Paolo Giordana al referente dei volontari comunali della Protezione civile.
Le falle nell’organizzazione
Dalle carte viene confermato che per preparare la proiezione della finale Juventus-Real Madrid in piazza San Carlo vennero fatte soltanto tre riunioni, un terzo di quelle impiegate, venti giorni dopo, per l’organizzazione della festa di San Giovanni.
“La prima volta che si parla di maxischermi – chiarisce la sindaca Appendino stando ai verbali pubblicati da La Stampa – risale all’interlocuzione con la Juventus per la festa dello scudetto”.
Si sarebbe dovuto allestire un maxischermo in piazza Castello, da mantenere fino al 3 giugno. A quel punto, con una mail inviata il 26 maggio dal dirigente Alberto Pairetto, il club comunica alla città , secondo il racconto della prima cittadina, di essere disponibile a farsi carico degli aspetti economici, ma non organizzativi della manifestazione. Il giorno stesso il capo di gabinetto Giordana convoca la prima riunione per piazza San Carlo con i rappresentanti di comune, vigili urbani e questura. E si decide di affidare a Turismo Torino, l’ente provinciale di promozione turistica, l’organizzazione dell’evento. La scelta viene fatta su input degli uffici del gabinetto. “Ovviamente ne ero informata ed ero d’accordo”, conferma la sindaca.
Le richieste della questura
Alla seconda riunione, il 31 maggio (l’unica in cui si è parlato di ordine pubblico), la questura chiede che la “piazza venga chiusa per filtrare l’ingresso”, racconta Mario Agaliati, funzionario dell’ufficio suolo pubblico.
Una richiesta che, a detta di Chiara Bobbio, funzionaria dell’ufficio del gabinetto, sorprese tutti: “Prima di Capodanno – racconta – nessuno ci aveva mai detto di mettere i varchi. Sostanzialmente, c’erano quattro varchi, ma non così strutturati con le transenne, com’è successo invece il 3 giugno. Quando hanno detto di chiudere la piazza, tutti abbiamo un po’… cioè non so io, per esempio, penso non sia una cosa geniale… L’architetto era un po’ preoccupato, perchè ovviamente cambia la natura dell’evento… ma la Questura vince su tutto”. Così, “la piazza venne chiusa alle 14.30”, aggiunge Bobbio, “quando era già semipiena perchè i primi erano arrivati alle 8 di mattina”.
Le transenne e il vetro
Quando in piazza San Carlo si alza l’onda di panico, la folla travolge e abbatte le transenne. “Nella fuga si sono portati via le transenne. Molte persone si erano incastrate. Qualcuno aveva fratture”, racconta Maurizio Rafaiani, presidente del nucleo provinciale di Protezione civile dei carabinieri.
Ma la maggior parte dei 1.527 feriti è rimasto tagliato dai vetri rotti di cui era lastricata la piazza. Colpa dei venditori abusivi. “Mi hanno riferito che alcuni si erano posizionati già nella notte”, testimonia il dirigente della polizia municipale Marco Sgarbi.
I vigili raccontano di non avere le forze per rimuovere i loro furgoni e camion. La presidente dell’Ascom, Maria Luisa Coppa, denuncia il problema e chiama l’assessore al commercio Alberto Sacco, anche lui a Cardiff per la finale, che avverte Appendino: “Mi ha detto: “Ho presente la questione, stiamo cercando di risolverla. I vigili stanno facendo quel che possono””.
Già , ma il comandante reggente dei vigili urbani Ivo Berti, precisa alla commissione di indagine: “Da Cardiff non ho ricevuto alcuna telefonata”.
Lo stesso il vice Sgarbi, che racconta di aver ricevuto un sms dal capo di gabinetto Giordana: “Mi riferiva che c’erano abusivi e bisognava fare qualcosa”. Sgarbi va in piazza e racconta di essersi “limitato a sanzionare”: “Interventi repressivi come i sequestri potevano causare problemi seri di ordine pubblico”.
Gli abusivi entrano in piazza dai varchi del parcheggio sotterraneo. Gli stessi che la commissione di vigilanza della prefettura, quel mattino del 3 giugno, aveva chiesto di presidiare. Ma il documento con le prescrizioni non arriverà mai in Comune.
L’assenza della politica
Quella sera la sindaca, sino ad allora titolare della delega alla sicurezza, è a Cardiff. Il vicesindaco è in vacanza. E i due assessori supplenti non sono stati allertati. “Dal punto di vista politico – conferma la sindaca Appendino – non c’era un assessore delegato ad essere presente”.
(da “La Repubblica”)
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