TRAVAGLIO E IL LAVORO ALLA PADANIA: “MA GRATIS, SOLO UN FAVORE AD UN AMICO”
“RISALE A CIRCA 18 ANNI FA: MI CERCAVANO DA DESTRA A SINISTRA PERCHE’ AVEVO UNA RUBRICA SULLE CONTRADDIZIONI DEI POLITICI”
La Padania chiude i battenti e lo fa mettendo in mostra l’album dei ricordi.
La prime pagine, il nome di Bossi, le «grandi» e piccole battaglie politiche. Leo Siegel racconta sull’ultimo numero i suoi anni nel quotidiano.
Nell’articolo cita episodi, persone e firme illustri incontrate.
Scrive di Matteo Salvini, definendolo come «un ragazzo che si smazzava la pagina delle lettere» dotato di «talento comunicativo».
Fin qui nulla di sorprendente: Salvini è oggi il numero uno della Lega.
Scrive, però, anche di Marco Travaglio, giornalista, condirettore de Il Fatto Quotidiano, e questo è decisamente più sorprendente.
«Presto si arruolò – racconta Siegel – anche un certo Calandrino, pseudonimo che nascondeva il nome di Marco Travaglio, successivamente colto da amnesia».
Travaglio, dunque, è stato fra i collaboratori della Padania?
La versione del condirettore de «Il Fatto Quotidiano» è molto diversa. «Questi sono matti!» è il suo primo commento.
Innanzitutto ricorda bene, al contrario dell’accusa di soffrire di «amnesia». C’è stato davvero un rapporto tra lui e la Padania ma forse è l’unica informazione dell’articolo che non smentisce.
Si è trattato di «due-tre blob», spiega, vale a dire una raccolta di dichiarazioni di politici che mettevano in luce le loro contraddizioni.
Era stato Gianluca Marchi, il direttore, a chiamarlo.
«Era un amico, gli ho fatto un favore, firmando Calandrino. Ma non ho mai messo piede alla Padania, non ho mai ricevuto soldi ed avrò scritto al massimo due-tre volte, su Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi. Ecco tutto».
Non una vera collaborazione, insomma, più che altro un regalo ad un amico.
E un regalo che, oltretutto Travaglio racconta di aver fatto in quel periodo anche ad altri, di orientamento politico molto diverso, il Manifesto e Enzo Biagi che le uso per la sua trasmissione televisiva, «Il Fatto».
«Siamo intorno al 1997-98- ricorda Travaglio – avevo lavorato alla Voce di Indro Montanelli. Avevo una rubrica sulle contraddizioni dei politici e mettevo in evidenza il contrasto tra quello che dichiaravano il giorno prima e quello che dichiaravano il giorno seguente. In molti volevano attingere al mio archivio».
Flavia Amabile
(da “La Stampa”)
Leave a Reply