TRENTA SENATORI DEL M5S DALLA PARTE DELLA LEGALITA’: PRONTI A VOTARE PER NEGARE L’IMPUNITA’ A SALVINI
DI MAIO CON L’ACQUA ALLA GOLA, SI PARLA DI LIBERTA’ DI COSCIENZA PER EVITARE DI SPACCARE IL GRUPPO
“Per noi è una loose-loose situation”. C’è quasi rassegnazione nelle parole di un uomo di governo 5 stelle.
La richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal Tribunale dei ministri di Catania nei confronti di Matteo Salvini inciderà , comunque vada a finire questa storia, una cicatrice a forma di fulmine sulla pelle del Movimento.
“Perchè se vorrà avvalersi del voto del Senato rischiamo che il gruppo ci esploda in mano. Se deciderà invece di andare a processo chiederà contropartite dolorose, senza contare che ci imbastirà su tutta la campagna elettorale”.
Luigi Di Maio è stato preso totalmente in contropiede. Nelle ultime quarantott’ore si sono susseguite riunioni su riunioni, gli sherpa stanno chiedendo pareri e consigli in settori tra i più impensabili.
Da ambienti vicini al capo politico a metà pomeriggio sono sicuri: “Farà un video, e prenderà posizione”. Passa qualche ora e arriva la retromarcia: nessun video. Alla fine il post su Facebook arriverà , ma l’unico argomento toccato saranno le trivelle. Un momento di grande difficoltà .
Sia la stella magica del leader sia il corpaccione parlamentare stanno metabolizzando il da farsi. Un pollice verso sull’autorizzazione a procedere allo stesso tempo salverebbe il governo e ne metterebbe a rischio la tenuta, per il frastagliarsi del gruppo parlamentare stellato a Palazzo Madama.
Tenere fede ai propri principi e votare a favore vorrebbe dire compattarsi ma sancire la probabile fine dell’esecutivo.
Con quello che oltretutto potrebbe essere un voto di mera testimonianza, visto che al blocco pressochè monolitico del centrodestra potrebbe saldarsi un pezzo del Pd. Ma ci torneremo.
Per questo pian piano il galeone che issa la bandiera 5 stelle sta lentamente orientando la propria inerzia.
“È una situazione complessa — spiega una fonte dell’esecutivo — ma Salvini non è indagato per un suo fatto personale, ma in veste istituzionale, per cose che rientrano nell’ambito delle sue prerogative. È rischioso sconfessare di fatto la linea del governo”.
Eccola la chiave: trasformare un voto ad personam in un voto sull’esecutivo gialloverde. Senza però scivolare nel mood berlusconiano del conflitto tra poteri.
Un sentiero strettissimo. Che però al momento pare la chiave: “Non c’entra niente l’immunità — il ragionamento fatto da chi ha visto Di Maio in queste ore — è un voto che riguarda altro”.
Innegabile che in questo “altro” ci sia anche il futuro stellato. Almeno una trentina di senatori sarebbero orientati comunque a votare a favore del tribunale catanese.
E un ordine di scuderia di chiaro senso avverso frantumerebbe l’unità del gruppo, altro che dissidenti.
Tanto che si sta valutando, tra le possibili opzioni, anche quella della libertà di coscienza. Che farebbe traballare i gialloverdi, ma eviterebbe il deflagrare della bomba.
Nel gioco di incastri, Salvini dovrebbe dormire sonni tranquilli. Il voto è segreto, e parte da una base di circa 130 voti. Ne basterebbero trenta dei centosette 5 stelle a salvarlo. Senza contare qualche possibile aiuto dal gruppo Misto e dalle Autonomie. Anche meno, considerando possibili assenze e astensioni.
E solo un orientamento di segno opposto assunto compattamente dal Movimento e dal Pd (159 voti, al netto di qualche ex grillino) potrebbe condannarlo.
Ipotesi al momento irreale. Anche perchè tra i democratici si è aperto un dibattito. Il 29 si riuniranno per un primo confronto. Ma più d’uno si attesta su una linea garantista, e di salvaguardia delle garanzie del potere politico.
Una bella gatta da pelare, soprattutto in una fase come quella congressuale che gioco forza impatterà sulle scelte. E che di fatto consolida la posizione di Salvini e rischia di confinare un eventuale voto a favore di Di Maio e dei suoi come semplice bandierina da sventolare al funerale del governo, senza nessun effetto pratico.
Mercoledì si riunirà la Giunta per le immunità del Senato che deve preparare una relazione (favorevole o contraria) da istruire al voto d’aula. Maurizio Gasparri, presidente dell’organo, terrà la sua relazione introduttiva.
Poi il ministro dell’Interno potrà avanzare le sue controdeduzioni documentali. In Giunta il voto è palese. Lì si inizieranno a capire i giochi.
Perchè il centrodestra unito consta di 8 componenti su 22. Ergo, nessuna maggioranza si può determinare senza il voto dei 5 stelle. Che sono 7.
E sono fondamentali per il determinarsi di qualsivoglia maggioranza. Sia che votino, in un senso o nell’altro, sia che si astengano.
(da “Huffingtonpost”)
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