UN ALTRO CONDANNATO VUOLE INTERDIRE LA DEMOCRAZIA: RENZI IN SINTONIA CON IL CAVALIERE PER FAVORIRE SOLO I LORO DUE PARTITI E DECIDERE PURE GLI ELETTI
“CON BERLUSCONI SINTONIA SU RIFORME E LEGGE ELETTORALE”: SPAGNOLO MODIFICATO, SBARRAMENTO ALL’8%, LISTINI BLOCCATI PIU’ PICCOLI E NIENTE PREFERENZE…LETTA TACE, ALFANO SI RIBELLA, LA PRESUNTA DESTRA MENDICA ALL’ANGOLO DELLA GARBATELLA
Renzi e Berlusconi ormai vanno d’accordo su tutto.
La “profonda sintonia” con la quale il leader democratico descrive l’esito dell’incontro fiume con Berlusconi (oltre due ore e mezza) nella sede del Nazareno si concretizza in poche righe: una riforma elettorale “che favorisca la governabilità , il bipolarismo (cioè loro due) ed elimini il potere di ricatto dei partiti più piccoli”, la riforma del Titolo V della Costituzione e abolizione del Senato e trasformazione in Camera delle Autonomie, senza elezione diretta dei suoi componenti .
Angelino Alfano reagisce, vuole fare la voce grossa: “Non faranno una riforma senza di noi o contro di noi”. E si scaglia contro le liste bloccate e di nominati.
Mentre Scelta Civica già dice che il sistema “spagnolo” modificato potrebbe andare bene.
E il resto del Pd? Renzi si fa forte con la decisione che arriverà con il voto di lunedì 20 nella direzione che già a pieni voti (oltre 140 su circa 180) gli ha dato il mandato per le consultazioni con gli altri partiti (Forza Italia compresa).
Dallo “spagnolo” all’Italicum. Comunque senza preferenze
Qual è il metodo sul quale si sta realizzando un’intesa che da Pd e Forza Italia si sta allargando già a Scelta Civica?
Sta diventando un mostriciattolo sulla base del metodo spagnolo. Qualcuno lo chiama già Italicum o addirittura “ispano-tedesco” (alla fantasia non c’è limite).
“Favorire la governabilità , favorire il bipolarismo, eliminare il potere di ricatto dei partiti più piccoli” ha detto Renzi. Requisiti che aderiscono a tutti i tre i sistemi finora da lui proposti, e cioè quello spagnolo, il Mattarellum, e il cosiddetto “sindaco d’Italia”. Ma se vuole dialogare con Alfano e gli altri è difficile che si tratti del sistema spagnolo “puro” che ha circoscrizioni plurinominali piccole, in cui si eleggono 5-6 deputati con liste bloccate, su base proporzionale all’interno della stessa circoscrizione.
Tale sistema ha una soglia di sbarramento implicita altissima, del 10-15%, il che manderebbe in Parlamento solo i tre partiti maggiori (Pd, Fi e M5s) e con qualche colpo di fortuna e in alcune zone del nord la Lega Nord.
Ma se alle circoscrizioni plurinominali piccole si associa l’assegnazione dei seggi su base nazionale (senza la dispersione dei voti delle circoscrizioni, che si recuperano), i partiti medi potrebbero accedere al Parlamento.
E questo tipo di assegnazione ricorda in parte il modello tedesco, soltanto che in Italia si assegnerà un premio di maggioranza alla più votata delle liste.
Elemento di trattativa con le altre forze della coalizione di maggioranza sarà la soglia di sbarramento nazionale. La “profonda sintonia” va forse interpretata però anche con l’accordo ad evitare le preferenze (che inseriscono una competizione interna ai singoli partiti), in favore di listini bloccati di 5-6 candidati, che secondo la recente sentenza della Consulta non sarebbero incostituzionali.
Ma la protesta già monta
“Mancano le preferenze”. Allarme da Pd, Ncd, Scelta Civica, Fratelli d’Italia…
E la contestazione all’imperitura assenza delle preferenze non è solo del Nuovo Centrodestra, ma anche di qualcuno del Pd.
“Avrei voluto sentir dire da Renzi che nell’accordo con Berlusconi si prevede anche di restituire ai cittadini le preferenze per la elezione dei parlamentari” commenta l’ex ministro Cesare Damiano.
”Resta un Porcellum sulla scelta degli eletti — rincara Gianluca Susta, capogruppo di Scelta Civica al Senato — Collegi piccoli o grandi, i deputati continueranno a sceglierli i capi”.
Penosa la dichiarazione di Giorgia Meloni: “Fdi è pronto a votare qualunque legge elettorale a una sola e imprescindibile condizione: che i parlamentari siano scelti dal popolo sovrano e non nominati da pochi ‘dittatori illuminati’. A lei poco importa che vengano uccisi in culla i partiti piccoli, l’importante sono le preferenze: pronta a scattare sull’attenti alla chiamata di Berlusconi come sempre. Se avesse altre ambizioni penserebbe a tutelare il proprio partito del 2%
Perfino il presidente del Consiglio Enrico Letta sembra più sollevato: “L’incontro di oggi pare andare nella buona direzione” dice secondo fonti di Palazzo Chigi. “Siamo infatti da tempo convinti della necessità di una riforma costituzionale de della legge elettorale che tenga insieme le forze di maggioranza e i principali partiti dell’opposizione”.
Accordo fatto. Ma anche no
Insomma, molti vivevano il faccia a faccia come il timbro sulla fine del governo. C’era chi diceva che Letta fosse già sui blocchi di partenza, pronto a partire verso il Quirinale dove rassegnare le dimissioni. Stefano Fassina e Fabrizio Cicchitto sembravano andare d’accordo (per l’unica volta nella loro vita).
Invece ora l’unico dubbio che resta è se l’imboscata arriverà in Parlamento.
Ma non da Forza Italia o dai Cinque Stelle.
Piuttosto dagli stessi parlamentari del Pd che a grande maggioranza non stanno con Renzi.
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