UN ANNO DI ATTESA PER LA TAC, 70ENNE SI RIVOLGE AI CARABINIERI
MA COME FUNZIONA BENE LA SANITA’ LIGURE, MODELLO LEGHISTA… PRIMA GLI ITALIANI, MA TRA UN ANNO
Dal 1993 la sua situazione clinica è difficile, come riportano referti medici: Maria Lucia Mustica, 70 anni, residente a Ventimiglia alta, gravi problemi di deambulazione, si è rivolta ai carabinieri per segnalare quello che secondo lei è l’ennesimo caso di malasanità .
«L’ortopedico di turno la scorsa settimana nell’ospedale di Sanremo ha disposto una Tac e alcune ecografie perchè ho sempre forti dolori alla spalla destra e alla testa a causa della mia malattia che crea complicazioni continue a muscoli e ossa — racconta la donna — È stato gentilissimo, ma quando ho telefonato al call center delle prenotazioni mi è stato risposto che l’Asl poteva sì fissare l’ecografia il 26 luglio però la Tac non poteva essere effettuata prima del luglio del 2019. Un anno esatto dopo. Vero che non fosse urgente, altrimenti l’ortopedico lo avrebbe indicato nella sua richiesta, ma il medico aveva prescritto che comunque la Tac si facesse in tempi rapidi. Data la mia malattia, non riesco a camminare bene, cado spesso, devo essere controllata di frequente».
La casalinga si è anche lamentata con i carabinieri del fatto che nel 2008 le hanno tolto lo stato di infermità (dell’88%) nonostante le sue condizioni di salute accertate dal medico di famiglia: «Per le diverse affezioni della quale è colpita — scrive, infatti, lo specialista – ritengo che la mia paziente possa svolgere solo con difficoltà le normali attività delle vita quotidiana».
La donna è disperata: «Viviamo con la pensione di mio marito e devo spendere cento euro al mese di farmaci perchè lo Stato non mi aiuta. Vorrei che rivedessero la mia situazione clinica». Intanto dovrà spendere altro denaro: «Ho dovuto rivolgermi ad una struttura privata che mi ha garantito la visita per la Tac pochi giorni dopo».
Andrà oggi a “Villa Esperia” a Bordighera: «Tanti pazienti si trovano nella mia stessa situazione medica ed economica e sono costretti a pagare visite private».
(da “il Secolo XIX”)
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