UN ESERCITO DI SCUDI UMANI PER SALVARE IL SOLDATO SILVIO
CANCELLIERI, BOATO, MARINO E IANNELLI PER NEUTRALIZZARE LA LEGGE SEVERINO
Silvio Berlusconi può vantare protettori pubblici che non appartengono soltanto al suo formale recinto: falchi e colombe del Pdl, avvocati, starlette, aspiranti starlette, diversi giornalisti, anche fuori dal suo gruppo editoriale, una manciata di giuristi, isolati.
Dopo la condanna definitiva per frode fiscale, nelle ultime settimane e nelle ultime ore, si sono aggiunti un ministro, Annamaria Cancellieri, un ex protagonista della Bicamerale di Massimo D’Alema, Marco Boato, l’ex presidente del Senato Franco Marini e il consigliere di Cassazione Enzo Iannelli.
Tutti preoccupati nel ribadire che il Cavaliere deve avere garantito il diritto alla difesa davanti alla Giunta per le immunità del Senato, che nessuno ha mai negato.
Ma la premessa sul diritto alla difesa porta al vero obiettivo: neutralizzare la legge Severino. Infatti, gli scudi umani di Berlusconi concordano nel mettere in dubbio la costituzionalità della normativa votata anche dal Pdl.
Ha la colpa di far scattare per il Cavaliere, come per tutti i condannati a più di due anni di pena, la decadenza da parlamentare e l’incandidabilità .
ANNA MARIA CANCELLIERI
L’aiutino del ministro che si professa tecnico
La ministra della Giustizia, già ministra dell’Interno, Annamaria Cancellieri, premette sempre che è un tecnico, che è “la politica” a dover decidere.
Ma, come ha già fatto per l’amnistia, entra a gamba tesa nel dibattito sulla cosiddetta agibilità politica di Silvio Berlusconi e gli dà un “aiutino”.
Martedì scorso ha aperto all’ipotesi che la Consulta debba esaminare la legge Severino sulla decadenza e l’incandidabilità di chi ha subito una condanna superiore ai due anni: “Non ravvedo profili di incostituzionalità , ma occorre tener presente” che in questo senso “si sono espressi giuristi con competenza di gran lunga superiore alla mia, persone di grande pulizia morale… Se persone di questo livello hanno espresso dubbi sulla costituzionalità della legge, come minimo bisogna rifletterci”.
Eppure il 22 agosto promuoveva il silenzio: “Credo che il governo debba stare a guardare perchè c’è la competenza assoluta del Senato”.
Evidentemente, di fronte alla possibilità che si torni alle urne, Cancellieri ha cambiato idea e ha soccorso Berlusconi.
La ringrazia l’ex presidente del Senato Renato Schifani: “Riflettere sulla costituzionalità della legge Severino è un obbligo per chi crede nella democrazia… Anche un ministro tecnico autorevole come la Cancellieri dichiara apertamente che su una vicenda così delicata non si può non tener conto dei pareri di prestigiosi giuristi…”.
FRANCO MARINI
Doveva essere l’asso nella manica dell’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani per fare il presidente del Consiglio con i voti del Pdl. Operazione fallita.
Franco Marini, tra le proteste di larga parte del Pd, è stato uno dei candidati bruciati per la nomina al Quirinale della primavera scorsa.
Impallinato dal suo stesso partito come Romano Prodi. Ma non si è ritirato a vita privata. Anche l’ex presidente del Senato è preoccupato per le sorti di Silvio Berlusconi, quanto il suo amico e compagno di partito Luciano Violante, secondo lui ineccepibile nelle sue dichiarazioni pro-Berlusconi: “La posizione di Violante, che ha chiesto il pieno rispetto delle prerogative della difesa nella Giunta per le elezioni del Senato è corretta e utile, soprattutto se si pensa alla selva di dichiarazioni rilasciate da tanti dal momento della sentenza della Cassazione su Berlusconi. Non ci debbono essere dubbi di sorta sulla correttezza e lo spirito di giustizia di questo organismo…”.
Marini, dunque, sottoscrive quanto affermato da Violante, contestato soprattutto dalla base democratica. “Un partito davvero democratico”, aveva detto Violante, supportato da Marini, “deve garantire il diritto di difesa al peggiore avversario… La Giunta del Senato potrebbe interpellare la Corte costituzionale”.
MARCO BOATO
L’ex di tutti i partiti se la prende con i magistrati
Verde, ex-radicale. ex-senatore, Marco Boato nel 1997-1998 fu il relatore di una riforma della Giustizia berlusconiana ante litteram (la cosiddetta bozza Boato) partorita all’interno di quella Bicamerale presieduta da Massimo D’Alema che, scrissero molti osservatori, fu il tentativo del consociativismo tra l’allora Pds e Forza Italia. Ora Boato riemerge dall’oblio (mediatico) con un’intervista sul Foglio a favore di Silvio Berlusconi.
Sulla scia di Luciano Violante , “linciato come me”, a proposito degli imminenti lavori della Giunta del Senato dichiara: “ Ci sarà un’istruttoria , un contraddittorio e un diritto alla difesa da rispettare. Se occorre, anche la possibilità di attendere ulteriori giudizi da Corti europee o dalla Consulta. Bisognerà osservare, insomma, i principi del giusto processo. Personalmente trovo scandaloso che tanti membri della giunta, che ha funzione giurisdizionale, stiano già esternando sulle loro intenzioni di voto. Se si facesse la follia di attribuire al Parlamento una funzione meramente notarile, il potere politico dimostrerà ancora una volta la subalternità rispetto all’ordine giudiziario”.
Per Boato il sistema è “bloccato dallo scontro frontale, nella logica amico/nemico, tra centrosinistra e centrodestra. E poi dal-l’ostilità dell’Associazione nazionale magistrati a ogni riforma in materia di giustizia”.
ENZO IANNELLI
L’ex procuratore scomoda Platone
Consigliere di Cassazione, ex procuratore generale di Catanzaro ai tempi del caso dell’ex pm Luigi De Magistris titolare dell’inchiesta “Why not”, trasferito dal Csm per incompatibilità ambientale (quando la Procura di Salerno sequestrò le carte degli insabbiamenti delle indagini di De Magistris ai magistrati catanzaresi, lui protestò e controsequestrò i documenti), Enzo Iannelli, da quando Berlusconi è un pregiudicato, scrive al Corriere della Sera, al Giornale, è ospite di talk politici in televisione, per sostenere, con passione, che la legge Severino non si può applicare, è incostituzionale
Dunque, Berlusconi deve restare in Senato.
Sul Giornale della famiglia del Cavaliere, ha scomodato persino il Fedone di Platone: “Liberati dalla follia del corpo, conosceremo (…) tutto ciò che è puro”.
L’opera del grande filosofo è stata chiamata in causa per affermare che la legge Severino non può essere retroattiva (per la maggioranza dei giuristi conta la sentenza definitiva della Cassazione che ha condannato Berlusconi il primo agosto, dunque il problema della retroattività non si pone, ndr) .
Per Iannelli la sua applicazione “costituirebbe una deviazione talmente macroscopica dei principi — concluderebbe Platone — da cagionare una ferita mortale all’anima che è la verità , compiacendo solo il corpo che è follia”.
Antonella Mascali
(da “il Fatto Quotidiano”)
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